Sul tema dell’inflazione e delle prospettive relative alla stabilità della crescita gli Usa hanno qualche problema, ma anche l’Europa non “sta molto bene”.
Nella conferenza stampa a margine del Comitato Direttivo della BCE (l’omologo del Fomc della FED americana), la Presidente Christine Lagarde, pur non parlando espressamente di “cambiamento di rotta” della propria politica monetaria, è stata molto attenta ad evitare parole che la escludessero, cosa che, invece, aveva sempre contraddistinto le precedenti occasioni. Per la prima volta ha ammesso che anche da noi l’inflazione ha avuto “un brusco incremento negli ultimi mesi, con un ulteriore rialzo inatteso a gennaio” (come anticipato ieri si conferma l’aumento al 5,1% dal 5% di dicembre). Non solo. Dopo la “presa d’atto” da parte della Banca Centrale americana, che nell’analoga riunione tenutasi a metà dicembre aveva dichiarato che da “transitoria” si stava trasformando in “permanente”, anche la BCE ha ammesso che le probabilità che rimanga elevata per un periodo più lungo rispetto alle attese sono molto elevate, oltre a mantenersi ad un livello superiore alle previsioni.
Ben più, quindi, di un “alert”.
Già si sa che con il prossimo marzo terminerà la manovra di acquisti straordinaria da € 1.850 MD targata PEPP; continuerà come da programma il QE anche se con ritmi che andranno trimestralmente riducendosi, per concludersi nel prossimo dicembre: nel 2° trimestre sarà di € 40MD mese, per scendere a € 30MD nel 3° e a € 20MD da ottobre. Fino a ieri, la Lagarde aveva tassativamente escluso che, in “regime” di acquisti di titoli, la BCE avrebbe inaugurato la “stagione del rigore” avviando in simultanea il rialzo dei tassi. Cosa che, invece, non ha trovato conferma nelle parole di ieri, tant’è vero che i mercati hanno cominciato a “prezzare” la possibilità che già a giugno si possa vedere un aumento dei tassi di 10bp, che potrebbero essere 40 nel corso dell’anno.
Da qui “l’impennata” dello spread, che al termine della giornata ha toccato i 150bp, il livello più alto dal maggio 2020. Il bund tedesco, che l’altro ieri viaggiava intorno allo zero (e solo 12 mesi era a – 0,5%), è arrivato a toccare lo 0,15%, spingendo in questo modo il rendimento del nostro BTP sin verso l’1,65%. Contestualmente i mercati europei hanno perso forza, chiudendo tutti in territorio negativo, mentre l’€ ha messo “in un angolo” il $, che da 1,13 vso € dell’apertura è arrivato ben oltre l’1,14%. Insomma, un cambio di scenario evidente, che conferma le preoccupazioni crescenti di molti osservatori negli ultimi mesi.
La giornata di ieri sui mercati è stata contraddistinta dalla caduta di Meta (Facebook). A fine giornata il titolo ha ceduto oltre il 26%, perdendo, in termini di capitalizzazione, circa $ 200MD, la perdita di valore più alta mai registrata in un solo giorno sui mercati. Lo scivolone della società di Zuckerberg ha trascinato con sé tutto il listino tecnologico USA, che ha chiuso a – 4,2%, peggior seduta da settembre 2020.
Questa mattina, peraltro, si assiste ad un rimbalzo dell’indice di Hong Kong, alla riapertura dopo 3 giorni di chiusura. La crescita è ben superiore al 3% (3,31%), mentre il Nikkei sale dello 0,73%. Bene anche gli altri mercati asiatici.
A dare il “via alle danze” i futures sul Nasdaq: i dati di alcune società (Amazon in testa) hanno fatto dimenticare in fretta la disastrosa giornata di ieri. Questa mattina fanno segnare un rialzo vicino al 2%. Amazon, il cui utile netto del 4° trimestre 21 è quasi raddoppiato a quello precedente, toccando i $ 14MD, rimbalza di oltre il 14% (ieri aveva perso oltre il 7%). Snapchat fa segnare un clamoroso + 50% dopo aver perso, nella sola giornata di ieri, il 23%. Ergo, “hand with care”.
Futures che si confermano positivi anche in Europa, con tutte le piazze in rialzo dello 0,5% circa.
Petrolio in ulteriore crescita, con il WTI che “rompe” la resistenza di $ 90, arrivando a $ 90,83 (+ 0,52%).
Gas che scende sotto la soglia dei $ 5, a $ 4,876.
Oro a $ 1.808, + 0.14%.
Spread ancora in fase di debolezza, a 150,6 bp, con i BTP, come detto sopra, vicini all’1,65%.
€/$ in nuovo allargamento, a 1,1462.
Segnali di vitalità da parte del bitcoin, che si riporta in prossimità dei $ 38.000 (37.880, + 2,2%).
Ps: se il prestigio, l’autorevolezza e l’apprezzamento del Presidente della Repubblica si misurassero con “l’applausimetro”, il Presidente Mattarella vincerebbe per “manifesta superiorità”. Nel discorso di ieri alle Camere ha ottenuto ben 55 applausi in 38’ di discorso, superando se stesso (nel 2015 si era fermato a 44). Nettamente distaccati gli altri Presidenti (Napolitano 29, Pertini appena 6). Lo stesso Amadeus ieri sera, in apertura del Festival, ha sentito il bisogno di ringraziarlo a nome di tutti gli italiani. Per una volta i “rappresentanti” (il Parlamento) e i “rappresentati” (i cittadini) sono allineati e concordi. Forse i problemi del nostro Paese stanno proprio in questo: che succede troppo poco spesso.