Partecipando ai funerali di Staino, il fumettista deceduto nei giorni scorsi, Roberto Vecchioni ha dichiarato: “non mi risolveva mai i dubbi, me ne faceva venire altri. I dubbi di prima, però, erano tristi, parlato con lui, avevo dubbi felici”.
I dubbi fanno parte della nostra vita e sono (senza dubbio…) una componente imprescindibile dell’essere umano: ogni tanto qualche certezza ci viene in soccorso, ma i dubbi sono il mare in cui navighiamo costantemente. E’ però vero che i dubbi possono diventare una spinta nella direzione del “fare”, ma soprattutto, del fare meglio. Un po’ come l’ansia, che, se gestita nel modo giusto, può avere una forte valenza positiva.
Tornando alle parole di Vecchioni, diciamo che i dubbi “tristi” sono l’anticamera di una visione negativa delle cose, mentre quelli “felici”, all’opposto, lasciano spazio al “pensiero positivo”.
In queste settimane, per non dire mesi, è un alternarsi di previsioni su dove, dopo i rialzi dei tassi di questi 18/20 mesi, “atterrerà” l’economia globale e, ancor di più, come sarà questo atterraggio, se difficile (hard landing) piuttosto che morbido (soft landing).
Analisti, strategist, osservatori, economisti, persone, quindi, preparate e studiosi delle vicende economico-finanziarie, non hanno una visione univoca e chiara di quello che ci aspetta nei prossimi mesi: anche qua certezze poche, dubbi molti. La domanda è sempre la stessa: il mondo cadrà in recessione oppure continuerà il processo di crescita, anche se, probabilmente, più debole rispetto al passato?
Pimco e Goldman Sachs sono 2 tra le più importanti società di Asset management al mondo, con miliardi di $ in gestione, con uffici studi che analizzano quotidianamente ogni dato e ogni variazione di mercato. Dati comuni e assolutamente certi: il responso, dunque, dovrebbe essere lo stesso. Eppure, per la prima nel quarto trimestre la recessione sarà sicura. Secondo Goldman, invece, ci sono addirittura segnali di un’economia in miglioramento e, quindi, niente recessione.
Alcuni elementi possono aiutare questa opposta visione delle cose.
Negli ultimi mesi abbiamo osservato un fenomeno che gli esperti hanno sempre ritenuto uno strumento di valutazione quasi infallibile. Guardando, ancora una volta, l’andamento dei tassi, abbiamo visto che quelli “a breve” (18-24 mesi) avevano, e non di poco, superato quelli “a lungo termine”. Quello che si definisce “inversione della curva” (in una situazione normale, i tassi a lungo termine sono maggiori se non altro perché “scontano” un rischio maggiore dell’investimento, legato a fattori imprevedibili nel momento in cui si effettua la scelta).In poche parole, i tassi a breve sono superiori a quelli a lungo termine in quanto le Banche centrali tengono alti i tassi, mentre in futuro dovranno abbassarli per combattere, appunto, la recessione. Per questa ragione, quando si manifesta questo fenomeno, si ritiene che la recessione sia alle porte.
Nelle ultime settimane, per non dire negli ultimi giorni, invece, abbiamo assistito “all’appiattimento della curva”. Il differenziale di tasso, cioè, si è notevolmente ridotto, portandosi a pochi basis point (da oltre 100 bp siamo scesi a circa 20 bp). Eppure i rendimenti, come abbiamo visto proprio in questi giorni, sono ulteriormente saliti, facendo, negli Usa, una “puntatina” sopra il 5%, portando il Bund quasi al 3% e il nostro BTP vicino al 5%. Il rialzo, secondo alcuni esperti, è dovuto al fatto che molti Paesi (vedi gli Usa), per fronteggiare deficit in continua crescita, deve emettere ancora più debito, debito che non viene più comprato dalle Banche Centrali, come succedeva fino a pochi mesi fa, per cui le emissioni devono essere “motivanti” per gli investitori. E ogni volta, sempre da un punto di vista statistico, che i tassi crescono, arrivano segnali di economie in miglioramento.
Se guardiamo alle previsioni del PIL americano per il 3° trimestre, l’ottimismo di Goldman è più che giustificato.
Se, invece, prendiamo come spunto di osservazione altri elementi (andamento dei risparmi in eccesso accumulati dalle famiglie americane che si è quasi esaurito, aumento delle famiglie che non riescono a far fronte al pagamento delle rate di mutuo), allora a vincere è la negatività di Pimco.
E quindi, i dubbi, ancora una volta sono più che giustificati.
Sulla scia dei rialzi di ieri sera a Wall Street (Nasdaq + 0,97%, Dow Jones + 0,62%, S&P 500 + 0,73%), questa mattina mercati asiatici finalmente in gran spolvero: a Tokyo, il Nikkei è in progresso dello 0,55%, a Hong Kong l’Hang Seng fa registrare + 1%. Shanghai sale dello 0,47%, grazie anche alla spinta che deriva dalla decisione del Governo cinese di varare un piano di aumento del deficit di bilancio per il 2023, con un’emissione di oltre 1.000 MD di Yuan (circa $ 137 MD) di nuovo debito.
Futures sui mercati europei e americani tendenti al ribasso (– 0,30/-0,40%).
Petrolio in calo anche questa mattina, con il WTI a $ 83,38 (- 0,55%).
Gas naturale Usa a $ 2,975 (- 0,10%).
Stabile l’oro, sempre intorno ai $ 1.985 (1.986,80).
Spread di nuovo sopra i 201,5 bp.
Rendimento del BTP a 4,82%.
Bund 2,83%.
Treasury Usa al 4,82%.
€/$ a 1,0602.
Continua il buon momento del bitcoin, “ravvivato” dalle notizie di nuovi ETF in via di approvazione da parte della SEC americana, con le quotazioni che si confermano sopra i $ 34.000 (34.134, ma ieri era arrivato a superare anche i $ 35.000).
Ps: l’Italia è il Paese del buon clima, del buon cibo, dell’eleganza. E dei treni in ritardo. La nostra rete ferroviaria si compone di oltre 16.800 km, percorsi ogni giorno da 8.050 treni (8.000 di Trenitalia, 50 di Italo), che trasportano, complessivamente, circa 620 ML di passeggeri all’anno, e con oltre 2.200 stazioni, a conferma della capillarità della rete. Bene, oltre il 98,1% dei treni a medio-lunga percorrenza accumula ritardi sino ai 60’ (1,5% tra i 60’ e i 119’, lo 0,4% oltre i 120’). Questo in tempi “normali”. Se poi consideriamo i fattori eccezionali (vedi quanto successo ieri nella tratta Firenze-Roma dell’alta velocità per, pare, un non ben precisato “guasto alla linea oppure lunedì, quando si è rotto un cavo alla stazione Prenestina di Roma) allora i ritardi possono diventare biblici (350’ di ritardo sono una vita…).