Direttore: Alessandro Plateroti

L’obiettivo essenziale e dichiarato del PNRR era e rimane di dare un contributo fondamentale all’economia dei Paesi UE dopo lo shock del Covid.

Le incertezze che ormai da settimane accompagnano, per quanto ci riguarda, lo “stato avanzamento lavori” non fa che crescere i timori che gli stanziamenti e i contributi previsti per il nostro Paese subiscano, nella migliore delle ipotesi, dei ritardi per la loro erogazione, anche se le preoccupazioni che la Commissione Europea possa addirittura arrivare ad una sospensione si stanno addensando. Timori che nascono dalle difficoltà di trovare “la quadra” sul piano lavori relativo agli obiettivi fissati per il 2° semestre 22 (la famosa rata da € 19 MD, di cui al momento incassati neanche € 4 MD), nonché per quello in scadenza il prossimo 30/6, per la quale si stanno ancora discutendo gli obiettivi da raggiungere. Con molte opere, come detto chiaramente dal Ministro Fitto, incaricato di trattare con la  UE per tutto ciò che attiene al PNRR, che, sebbene manchino circa 3 anni e mezzo alla conclusione del Piano (fine 2026), non saremo in grado di iniziare.

Le stime, sempre relative al contributo alla crescita per il nostro Paese, prevedevano che la spinta del PNRR avrebbe dovuto essere, per il 2022 dello 0,7%, mentre ci si è fermati ad un ben più modesto 0,1%. Le cose dovrebbero andare un po’ meglio quest’anno, con una crescita derivante dal PNRR pari, secondo le stime del Governo, allo  0,8% (praticamente la totalità della crescita del nostro PIL).

A questo si aggiungono altre problematiche: la più evidente è quella derivante dal pacchetto “bonus-casa”, un intervento la cui entità e il cui peso sul nostro debito sono andati ben oltre le stime. Si parla, infatti, di circa € 116 MD complessivi (dovevano essere € 72 MD). Ma, soprattutto, quello che è mancato è il “ritorno” (almeno in proporzione al costo). Infatti, ogni € speso, ne è tornato la metà. Senza i quali, peraltro, la crescita, anche con il PNRR, sarebbe stata negativa. Se ce ne fosse stato bisogno, l’ulteriore conferma di quanta sia la fatica che il  nostro Paese sta facendo per tenere il passo delle economie più dinamiche. Da qui al 2026 (quindi in 4 anni) cresceremo, in termini reali, del 4,9% (almeno stando alla Legge di bilancio), e quindi un risicato 1,2% annuo. In termini “nominali” (il dato che comprende l’inflazione) si dovrebbe arrivare al 16.6%: un dato, in apparenza, da economia da sud-est asiatico, camuffato da un livello di inflazione che, fatti i dovuti conti, equivalente al 3% medio annuo.  Mentre il nostro debito pubblico dovrebbe scendere solo di un molto modesto 1,7%.

La strada si fa, quindi, sempre più stretta, rendendo impossibile usare la scure, con tagli alla spesa pubblica pari ad almeno il 4% del PIL nei prossimi 4 anni, mentre continuerà a crescere la spesa per le pensioni (+ 2,8%), visto il progressivo invecchiamento della popolazione e la diminuzione della forza lavoro per la continua riduzione della popolazione italiana.

La settimana si apre con gli indici asiatici in generale arretramento.

In Cina Shanghai al momento lascia sul terreno circa lo 0,98%, mentre a Hong Kong l’Hang Seng perde l’1,51%.

L’unico a “tenere” (con un modesto + 0,10%) è, a Tokyo, il Nikkei.

Scivola, a Seul, anche il Kospi (. 0,8%) mentre in India l’indice Sensex di Mumbai è intorno alla parità.

Futures ovunque sotto la parità, con una perdita più estesa per quanto riguarda Wall Street.

Ancora in arretramento il petrolio, con il WTI a $ 76,89 (- 1,36%).

Gas naturale Usa a $ 2,188 (- 2,19%).

Oro che sembra aver abbandonato la “baldanza” delle scorse settimane, in ripiegamento a $ 1.991,20.

Spread a 185,7, con un BTP a 4,34%.

Bund vicino al 2,50%.

Treasury a 3,55%, sui livelli di venerdì.

€/$ a 1,0979, sempre più vicino all’1,10.

Bitcoin senza particolari sprazzi, a $ 27.611.

Ps: tutto si compra e tutto si vende. A Beverly Hills (e dove se no….) è andato all’asta l’abito bianco indossato da John Travolta in “La febbre del sabato sera” del 1977. Prezzo? $ 260.000,00 (base d’asta $ 100.000,00). Non certo per l’inflazione o perché fosse un abito di una “maison” italiana o francese. Speriamo almeno che l’acquirente ne faccia un buon uso…

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ultimo aggiornamento: 24-04-2023


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