Evidentemente non è sempre vero che “tutto va come previsto”, come scrivevo ieri.
A sorpresa, infatti, ieri la Bank of England (la Banca Centrale Inglese) ha deciso di lasciare invariati i tassi, mantenendoli allo 0,1% (verso il – 0,50% della BCE). La mossa ha “spiazzato” i mercati, che invece si attendevano un rialzo, seppur modesto, alla luce della forza della ripresa della Gran Bretagna: probabilmente il timore delle autorità monetarie del Regno Unito ha avuto il sopravvento, per quanto anche in quel Paese l’inflazione inizi a destare qualche preoccupazione. Eppure, dalle dichiarazioni del Governatore Andrew Bailey tutto lasciava presagire un ritocco all’insù dei tassi: non sarebbe stato il primo caso, visto quello che si è già verificato in altre parti del mondo. Diversi sono già i Paesi le cui Banche Centrali, in queste settimane, hanno avviato politiche di maggior rigore: l’Australia, per esempio, anche se ancora in maniera “vellutata”, o il Canada, per citare 2 economie agli antipodi, geograficamente parlando. O, per rimanere in Europa, la Norvegia e la Polonia, a cui recentemente si è aggiunta la Repubblica ceca. Per non parlare di alcuni Paesi “emergenti”, dove i rialzi sono stati ben più significativi: il Brasile ha alzato il tasso ufficiale di ben 3,5 punti, mentre in Turchia il rialzo è stato dell’1,8%. E c’è da aspettarsi che anche la Russia, in cui l’inflazione viaggia all’8%, a breve possa seguirli (attualmente il tasso è al 7,5%). Secondo The Economist, i rialzi avvenuti nell’ultimo periodo nei principali 35 Paesi al mondo sono stati mediamente del + 0.65%.
L’ennesima giornata positiva per i mercati, peraltro, più che per la decisione della BoE, che senza dubbio ha influenzato positivamente la Borsa di Londra (anche se sembra scontato un rialzo a dicembre), è dovuta “all’onda lunga” di quelle assunte dalla FED, e già ricordate ieri, con una riduzione degli acquisti di bond per $ 15 MD mese da qui a giugno 2022. A cui si deve aggiungere la presa d’atto che la BCE, per tutto il 2022, non modificherà il proprio atteggiamento “dovish” (colomba), mantenendo fermo il costo (anzi, il “non costo”, visto che si parla di tassi negativi) del denaro e rimanendo attenta sull’eventuale necessità di reiterare gli interventi che andranno in scadenza nei primi messi dell’anno.
Certamente si deve guardare all’andamento dei mercati con una maggior cautela, senza per questo assumere posizioni prematuramente difensive. L’andamento dell’economia da una parte, l’aumento degli utili aziendali dall’altra, sono già 2 indicatori che fanno propendere per un mantenimento delle posizioni. Certamente, peraltro, bisogna rimanere “vigili”: l’emergenza sanitaria continua a preoccupare, con Ema e Oms che parlano, almeno per l’Europa, di 4° ondata, con una previsione di altre 500.000 vittime. Questo potrebbe essere il vero “rischio” per i mercati: ritrovarsi con l’economia a fare i conti con nuove chiusure e nuove restrizioni, che andrebbero non solo a “tagliare le gambe” alla ripresa, ma anche a togliere fiducia, un aspetto spesso determinante per sostenere i consumi e con loro la produzione.
Nonostante i nuovi record di ieri a Wall Street, questa mattina le borse asiatiche sono tutte in ribasso: a Tokyo il Nikkei segna – 0,6%, mentre in Cina Shanghai scende dello 0,95%. Più pesante Hong Kong, a – 1,39%. A pesare sugli umori degli investitori le rinnovate difficoltà del settore immobiliare cinese, a conferma di una situazione potenzialmente critica. Questa volta è il turno di Kaisa Group, la seconda società di sviluppo immobiliare (dopo Evergrande),sospesa dalle contrattazioni per non aver onorato il pagamento delle cedole di un certificato di investimento.
Futures al momento poco mossi su tutte le piazze.
Tentativo di recupero del petrolio, con il WTI che si porta vicino a $ 80 (79,66, + 0,95%).
In controtendenza il gas naturale, in arretramento a $ 5,662 (- 1,10%).
Si affaccia nuovamente a $ 1.800 l’oro, in rialzo dello 0,22%.
In nuovo, forte recupero lo spread che, dopo lo scivolone di lunedì, quando si è portato a 132 bp, questa mattina fa segnare 113,6 bp, con il rendimento del BTP sceso ben sotto l’1% (0,93%). In discesa anche il rendimento del treasury americano, a 1.53%.
Forte il $, che si porta a 1.1558 vso €, ai massimi di periodo.
Bitcoin a $ 62.400, sulla parità: pare che Eric Adams, il nuovo sindaco di New York, abbia deciso di ricevere le prime 3 mensilità in bitcoin.
Ps: notizia per i “milanesi” (ma probabilmente non solo). Da quest’anno anche il panettone del Sant’Ambroeus (forse il più noto)non parlerà più “meneghino”. Il marchio che identifica una delle caffetterie (e pasticcerie)più note della città passa di mano. L’attuale proprietà, infatti, ha deciso di cedere l’attività al gruppo americano SAHG, che già detiene il brand Sant’Ambroeus in USA. E quindi, dopo Cova, ceduta a LVMH, e Marchesi, andata, a Prada, perdiamo un altro tocco di artigianalità (e forse di tradizione).