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Direttore: Alessandro Plateroti

Non più salary cap, ma gas cap

centrale

E’ bastato che il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, confermasse, durante il suo viaggio a Praga, l’apertura tedesca all’introduzione di un tetto al prezzo del gas per far scendere le quotazioni del 17%, riportando il prezzo a € 272 per megawattora. L’apertura della Germania è poi stata ribadita dal vice cancelliere nonché ministro all’economia, Robert Habeck, in un sms inviato a diversi ministri di altri Paesi, tra cui il nostro Cingolani.

Nel prossima riunione fissata per il 9 settembre si inizierà, quindi, ad affrontare congiuntamente il tema, con il coinvolgimento, ovviamente, della UE, la cui Presidente, Ursula von del Leyen, ha deciso di anticipare il piano di riforma al mercato energetico europeo, già previsto per il 2023.

La soluzione, peraltro, non sarà così semplice da individuare: il rischio, come la stessa von der Leyen ha evidenziato, è che Putin decida il blocco totale delle forniture, con conseguenze che, almeno nel breve periodo, possiamo ben immaginare.

Un altro aspetto importante ormai non più procrastinabile è il cosidetto “disaccoppiamento”, vale a dire separare i costi dell’elettricità, distinguendo tra quelli derivanti da fonti molte onerose, come il gas, da quelle, invece, che hanno mantenuto prezzi più accettabili, consentendo la produzione a costi molto inferiori, come, per es, le rinnovabili (ma anche il nucleare o il carbone). Per non parlare dei prezzi dell’energia che viene scambiata tra i vari Paesi membri, che esula, quindi, da quella derivante dal gas russo.

Intanto non si ferma il fortissimo pressing su Draghi e sul Ministro dell’Economia, Daniele Franco, affinchè si arrivi ancora una volta ad un indebitamento extra bilancio, che porti, appunto, all’ennesimo scostamento di bilancio (quanto sostanzialmente avvenuto a più riprese durante la pandemia). Per il momento l’unica decisione certa sembra la proroga dello sconto accise per un altro mese, sino al 20 ottobre, con un maggior onere per le casse statali di circa € 1MD. La manovra straordinaria complessiva, a quanto pare, non dovrebbe superare gli 8-10 MD, in considerazione della ferma volontà di Draghi di non arrivare ad alcun scostamento, recuperando il nuovo budget dalle entrate straordinarie erariali di agosto, tra cui almeno una parte dovrebbe derivare dalla tassazione degli extra profitti delle imprese operanti nel settore energetico, evitando di “scaricare” sul futuro esecutivo l’individuazione delle nuove coperture, oltre che tenere al “coperto” dagli attacchi della speculazione (si è detto nei giorni scorsi del rischio che alcuni Hedge Funds possano mettersi al ribasso sul debito italiano) il nostro Paese. Si rimane comunque ben lontani dai circa € 30 MD che alcune forze politiche richiedono per gli interventi più immediati.

Ad aggravare la situazione l’incremento del rendimento dei ns BTP, che ieri hanno fatto un altro salto in avanti, arrivando a toccare il 3,80%, non lontano dalla soglia del 4% toccata a giugno scorso. Rialzo dovuto, più che alla crescita dello spread, alla debolezza del bund tedesco, arrivato a toccare l’1,51%, per poi chiudere all’1,49%. Un movimento quello sui tassi che deriva dalle diffuse preoccupazioni sulla probabilità di una recessione in arrivo, oltre che dall’ormai quasi certo prossimo rialzo da parte della BCE di un altro 0,50% (se non addirittura dello 0,75%). Mancano oramai 26 giorni alle elezioni, ma non c’è dubbio di quali saranno i temi dominanti da qui al 25 settembre.

Segnali di tenuta, se non di ripresa, da parte dei mercati asiatici: Nikkei che si appresta a chiudere intorno al + 1%, Seul + 0,8%, Mumbai + 0,8%. Rimangono deboli, per quanto si stiano allontanando dai minimi intraday, Shanghai (- 0,47%) e Hong Kong (- 0,53%).

Finalmente positivi i futures di qua e di là dell’oceano.

Dopo il forte rialzo di ieri (circa il 4%), rifiata il petrolio, con il WTI a $ 96,86 (- 0,25%).

Gas naturale USA a $ 9,233 (- 1,27%).

Ancora leggera discesa per l’oro, che si aggira intorno ai $ 1.737 (- 0,29%).

Spread che non da segni di cedimento, a 230 bp. Rendimento del BTP appena sotto l’1,50%.

Treasury USA a 3,08%, in leggero calo rispetto al precedente 3,12%.

€/$ sulla parità, con l’€ che cerca un timido recupero.

Idem il bitcoin, che torna sopra i $ 20.000 (20.305).

Ps: a distanza di 53 anni l’uomo prova a ritornare sulla luna. L’obiettivo è creare una stazione spaziale da cui poi si possa spiccare il volo verso Marte. Ma i primi segnali non sembrano così positivi. Ieri, infatti, la navicella Artemis, senza peraltro astronauti a bordo, ha dovuto sospendere il count down quando mancavano 40’ al decollo per un’avaria ad uno dei motori. Se ne riparlerà, probabilmente, tra il 2 e il 5 settembre. Meno male che la NASA non è quotata…se si pensa che ogni missione lunare dovrebbe costare intorno ai $ 4,1 MD possiamo ben immaginare cosa sarebbe successo tra ieri e oggi al titolo…

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ultimo aggiornamento: 30 Agosto 2022 8:54

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