In considerazione della nuova giornata negativa sui mercati borsistici europei e statunitensi (per quanto questi ultimi chiuderanno, come noto, le contrattazioni alle ore 22.00 italiane), ritengo quanto mai opportuno riprendere puntualmente una nota a margine di un articolo più ampio, a firma Pieremilio Gadda, apparso sull’inserto L’Economia del Corriere della Sera di ieri, lunedì 28 febbraio:
“La storia dei mercati finanziari ricorda un fatto ovvio – dopo la caduta, le borse si rialzano – e uno forse meno ovvio: il recupero è spesso più veloce di quanto si creda. Deutsche Bank ha analizzato l’andamento dello S&P500 durante i più importanti eventi geopolitici degli ultimi 80 anni, dall’annessione tedesca della Cecoslovacchia nel marzo 1939 ai bombardamenti contro la base aerea in Siria del 2017. Ventotto crisi che raccontano come è andata e come potrebbe andare, anche se la statistica non può mai fare previsioni certe, men che meno sui mercati finanziari. Il momento di massima tensione sui listini, dice lo studio, è durato in media 15 sedute di Borsa, per una perdita di circa 6 punti percentuali, con punte del 17% per la crisi petrolifera del 1973. Ci sono voluti in media 16 giorni dal picco di negatività per tornare ai livelli pre-crisi. Ma sono serviti 4 anni nel caso della Guerra del Kippur (1973) e quasi 1 anno dopo l’invasione di Grenada ai tempi di Ronald Reagan. E, a distanza di 12 mesi dai minimi, Wall Street guadagnava, mediamente, già 13 punti percentuali. Vendere nei momenti di panico è il più grave errore che un investitore possa fare.”