Mentre da Milano a Wall Street gli indici di borsa continuano a segnare nuovi massimi (con una differenza non da poco: quelli di New York sono nuovi massimi assoluti, mentre da noi si tratta di massimi di “periodo”. Per la precisione, con il + 1,23%, con l’indice che ha superato i 27.000 punti, siamo tornati a livelli che non si toccavano dal 2008, comunque ben lontani dagli oltre 50.000 punti nel 2000, nel pieno della bolla “internet”), andamento ben diverso sta attraversando lo spread. Ieri, in chiusura di giornata, sono stati toccati i 132 punti base, una soglia che non si “vedeva” da circa 1 anno, con un rendimento del BTP superiore all’1,20%, in considerazione dell’ulteriore indebolimento del bund, il cui rendimento continua a salire (ieri si è portato molto vicino alla parità).
Un “fenomeno”, quindi, non solo italiano, anche se l’Italia si sta dimostrando, ancora una volta, tra i Paesi più vulnerabili e più “esposti” ai cambiamenti di umore degli investitori.
Tutto ha avuto origine giovedì, nel momento in cui la Lagarde, ai margini del Consiglio Direttivo BCE, ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno spinto gli investitori a rivedere, almeno per il momento, le loro posizioni.
In primo luogo, la Presidente della BCE ha ammesso che l’inflazione, il maggior elemento di preoccupazione per i mercati, per le imprese e per le famiglie, anche in Europa potrebbe durare più lungo delle previsioni. Si rimane sempre in “regime di transitorietà”, ma cominciano a farsi largo, anche tra le istituzioni monetarie, correnti di pensiero meno ottimistiche, visto il perdurare di livelli ben superiori alle previsioni (+ 5,4% negli USA, + 4,1% Area €).
In secondo ordine, visto l’andamento della ripresa (comunque sempre non “lineare” anche in Europa, come dimostrano i dati del mese di ottobre e, in parte, quelli del 2° trimestre – un discorso a parte lo merita l’Italia, che continua ad essere, in questo periodo, incredibile a dirsi, la “locomotiva” d’Europa, con una crescita che rischia, per l’anno in corso, di arrivare al 7%!), la BCE potrebbe, da marzo 2022, quando scadrà il piano in corso, non continuare l’acquisto di Bond (per circa € 70MD mese)previsto dal PEPP per l’emergenza pandemica (continuerà, invece, il QE da € 20 MD mese). La Lagarde ha peraltro detto che la BCE “compenserà” la fine del PEPP con strumenti alternativi, ma, come sempre, le dichiarazioni vaghe non trasmettono sicurezza ai mercati, instillando piuttosto “pillole” di incertezza che spingono gli operatori ad alleggerire le posizioni, preoccupati che anche la Banca Centrale europea intraprenda la strada del rigore.
In un contesto simile, sul cui sfondo, come detto, “aleggia” un’inflazione che fa intravedere scenari un po’ meno brillanti, a farne maggiormente le spese sono quei Paesi che più hanno beneficiato, in questo periodo, delle politiche accomodanti della Banca Centrale, e quindi, di fatto, tutti i Paesi del Sud europeo (Spagna, Portogallo, Italia). Il nostro, poi, essendo quello che ha il maggior debito pubblico, sia in termini assoluti (2.600 MD)sia in termini percentuali (rapporto debito/PIL vicino, per quest’anno, al 155%), è quello che “paga il prezzo più salato”. Ecco la ragione per cui, in 2 giorni, siamo passati da 112bp a 132 bp, facendo volare il rendimento del decennale all’1,22% (in Spagna siamo passati dallo 0,54% allo 0,64%, in Portogallo dallo 0,44% allo 0,57%).
C’è, peraltro, anche un fattore tecnico. Il nostro mercato è considerato tra i più efficienti, essendo l’unico, tra quelli sud-europei, ad consentire gli scambi sui future BTP. Ciò significa che molti operatori, per coprirsi, sono “costretti” ad operare sul nostro mercato, e quindi, per “coprirsi” dal rialzo dei tassi “vendono” future. Non potendo trattare i titoli spagnoli e portoghesi, “vanno” su quelli italiani, aumentandone le vendite. Anche per questo, qualche banca d’affare prevede che lo spread possa arrivare a toccare i 150 bp nei prossimi giorni.
Di contro, il buon andamento della nostra economia e l’abbattimento del costo medio del debito, che riduce non di poco la spesa per interessi, consentirà di ridurre le emissioni di BTP per circa € 50MD. Senza contare il miglioramento, come dichiarato da alcune società specializzate (in primis S&P), le prospettive sul nostro rating.
Mercati asiatici ancora una volta incerti. Alla debolezza di Shanghai, Tokyo e Hong Kong , rispettivamente in calo dell’1.10%, dello 0,43% e dello 0,45%, si contrappone il rialzo di Seul, a + 1,2%.
Futures europei e americani in calo marginale (entro il – 0,10%).
Materie prime in lieve rialzo, con il petrolio (WTI)a $ 84,34 (+ 0,23%), mentre il gas naturale fa segnare + 1,75%, a $ 5,287.
Stabile l’oro, a $ 1.797.
Recupera lo spread, che scende a 129bp, con il BTP comunque sempre in area 1,20%.
Stabile l’€/$, che si conferma a 1,160.
Bitcoin ben saldo sopra i $ 60.000 (61.645).
Ps: sempre a proposito di Covid e del “come” i diversi Paesi lo affrontino. E’ ben nota la “tolleranza zero” della Cina. Bene: domenica si è verificato, tra gli oltre 30.000 visitatori del parco divertimenti di Disneyland Shanghai, 1 (uno)caso di positività. Il parco è stato immediatamente chiuso e tutti i visitatori costretti a rimanere all’interno. Si esce soltanto se sono stati superati i test obbligatori previste dalle autorità.