Da settimane si parla molto della possibilità che l’economia globale entri in stagflazione. Ma perché fa così tanta paura?
Alcune delle conseguenze più tangibili della crisi sanitaria da COVID-19 saranno visibili in campo economico. È una notizia vecchia di mesi che le principali economie del mondo siano entrate in una spirale inflazionistica la cui uscita sembra ancora lontana. Ma con l’inizio della stagnazione della produzione, adesso la paura è diventata un’altra: la stagflazione. Che cos’è?
Stagflazione: una maledizione per l’economia
Il termine stagflazione usata nella cronaca risale ai primi anni ’70. In seguito allo shock dell’offerta del petrolio del 1973, le economie occidentali hanno difatti dovuto affrontare uno strano mix di condizioni economiche avverse. L’aumento dei prezzi (sia di materie prime che di beni e servizi) unito alla stagnazione della produzione. L’uno era in qualche modo allo stesso tempo causa e conseguenza dell’altro.
Il problema principale della stagflazione è rappresentato dal fatto che le soluzioni utili a combattere uno dei due fenomeni accentuano l’altro. E viceversa. Per esempio: è noto che l’inflazione (ovverosia l’aumento generalizzato dei prezzi) si combatta mediante la diminuzione dell’offerta di moneta. Ciò, tuttavia, causa una decrescita dell’economia, in quanto con meno moneta in circolazione è più costoso finanziare le imprese e le aziende.
Stiamo andando verso un nuovo periodo di stagflazione?
Che il COVID causi un periodo di stagflazione non è scontato. È vero che i prezzi della materie prime siano aumentati di molto. È anche vero che la supply chain globale sia stata posta in forte crisi dall’assenza di lavoratori disponibili a prestare servizio a determinate condizione economiche. Ciononostante manca un pezzo fondamentale per rendere la stagflazione uno scenario possibile: la sua reiterata presenza in un lungo periodo di tempo.
Ciò sarebbe possibile solamente se alle sopracitate condizioni economiche sopraggiunga un conseguente calo della domanda, portato da uno shock, come nel caso dell’offerta. Diversi autorevoli economisti concordano nell’affermare che ciò non è nelle attuali previsioni. La crisi pandemica ha spaventato molto i consumatori, ma ora gli indicatori economici sono in crescita e la domanda di beni e servizi sembra prospettare futuri scenari favorevoli.