Ieri Milano sembrava di essersi trasformata in una Trieste qualsiasi, con raffiche di vento superiori ai 110km orari. Una giornata climaticamente eccezionale, che ha reso difficile la quotidianità, per quanto i disagi non siano stati certo paragonabili a quella di una città di mare, con una morfologia del territorio ben diversa (se non altro non c’è stata la necessità di rinforzare gli ormeggi delle navi).
Gli “spifferi” di vento, però, di certo si sono infiltrati sul mercati, con una strana analogia tra turbolenze.
Ieri, infatti, è stata una giornata particolarmente difficile, sia per lo spread che per Piazza Affari.
Indubbiamente, a preoccupare maggiormente è il primo: da quando, nella conferenza stampa della settimana scorsa, la Presidente BCE Christine Lagarde ha lasciato intendere (o, per lo meno, non ha più escluso) che già nel corso dell’anno potremmo avere anche in Europa un aumento dei tassi (qualcuno, come Goldman Sachs, comincia a ipotizzare 2 aumenti dello 0,25% ognuno, uno a settembre, il secondo a dicembre), il differenziale con il bund tedesco è volato da 139 bp (già un livello ben superiore alla media dei mesi precedenti) ai 166 bp toccati nell’intra-day di ieri (per poi chiudere a 158 bp). Di pari passo il rendimento del BTP, passato dall’1,40% circa “pre-BCE” all’1,90% di ieri (sempre intra-day, chiusura 1.83%). A rendere più pesante la situazione l’impennata del rendimento del bund, che ieri era a 0,25%: circa 12 mesi era a – 0,50%; nello stesso periodo il nostro BTP rendeva circa lo 0,60%. In neanche 1 anno il costo è triplicato (sotto certi aspetti peggio è andata per il titolo tedesco, come il movimento sta a dimostrare). Va detto che il movimento ha interessato tutti i Paesi: il rendimento dei Bonos spagnoli è passato in pochi giorni dallo 0,79% all’1,14%, quello dei titoli portoghesi dallo 0,71% all’1,07%.
Il parziale recupero di ieri sera è dovuto all’ennesima dichiarazione dei vertici della BCE: parlando al Parlamento Europeo la Lagarde ha detto che l’inflazione potrebbe raffreddarsi già nei prossimi mesi, riavvicinandosi al “target” del 2%, livello che eviterebbe qualsiasi “aggiustamento” delle politiche monetarie.
Prima ancora dell’eventuale rialzo dei tassi, peraltro, la Banca Centrale europea interromperà l’acquisto straordinario di titoli (€ 1.850 MD, PEPP) iniziato qualche mese dopo lo scoppio della pandemia. Intervento che ha visto il nostro Paese essere tra quelli che maggiormente hanno beneficiato del Piano. Infatti, la BCE (per il tramite della Banca d’Italia) ha acquistato, nel 2021, ben il 170% delle emissioni nette di titoli emessi dal Tesoro (cioè, oltre ad aver sottoscritto tutte le nuove emissioni, ha acquistato anche una notevole quantità di titoli già “piazzati”); quest’anno scenderà al 75%, comunque pari, in termini assoluti, a € 60MD. Ben si può comprendere la preoccupazione che inizia a farsi largo tra gli operatori. Il nostro Paese è, come noto, quello con il debito pubblico tra i più alti al mondo (€ 2.700 MD, con l’aggravante che siamo al 150% del rapporto debito/PIL, un peso insostenibile per chiunque se non si accompagna ad una forte crescita): la via per il risanamento deve, quindi, per forza passare, oltre che dalla crescita, dal rigore dei conti, ambito in cui di certo non eccelliamo….Sempre secondo Goldman Sachs ogni punto percentuale di crescita economica riduce lo spread con il bund dello 0,15%. Servirebbe, quindi, che al rigore si confermassero livelli di crescita non lontani da quelli conosciuti l’anno scorso (+ 6,5%), cosa, si sa già, impossibile a causa anche, come ricordato recentemente, il drammatico aumento dei costi energetici.
Siamo tornati, nel giro di pochi giorni, ad essere gli “osservati speciali” da parte dei mercati, che già sono andati oltre l’effetto “Mattarella” (e l’effetto “Draghi”): va bene avere “nomi di garanzia”, ma alla fine ciò che più conta sono i “numeri” e le prospettive. Noi siamo andati fortissimo con l’aiuto della BCE e della UE (vd Recovery Plan-Next Generation EU), ma ora dobbiamo cominciare a camminare un po’ meno “accompagnati” e qualche tremolio di troppo lo stiamo manifestando…
Mercati asiatici contrastati questa mattina: chiude intorno alla parità il Nikkei (+ 0,13%), mentre Hong Kong si appresta a chiudere vicino al – 1% (anche se in recupero rispetto ai minimi di giornata). Bene Shanghai, a + 0,7% circa. In rialzo anche le altre piazze del far east.
Futures intorno alla parità, con quelli europei leggermente più tonici.
Sul fronte delle materie prime, si è fermata la corsa del petrolio, con il WTI da ieri intorno ai $ 91 (- 0,32%).
In leggero recupero il gas naturale, a $ 4,309 (+ 1,68%).
Oro a $ 1.818, in lieve diminuzione questa mattina (– 0,26%).
Spread sempre vicino a 160 bp, sui livelli della chiusura di ieri sera, con il BTP a 1,83%.
€/$ poco mosso a 1,1403.
Continua il recupero del bitcoin, passato nell’arco di 4 giorni dai $ 37.000 di venerdì ai $ 44.850 di questa mattina (in crescita ancora del 4,9%).
Ps: saremo anche tornati ad essere gli osservati speciali dai mercati, ma confermiamo di esserlo nello sport. Alle Olimpiadi Invernali inaugurate venerdì a Pechino è arrivata ieri la 1° medaglia d’oro da parte di Arianna Fontana nello short-track, che con questa arriva a ben 10 medaglie olimpiche. E oggi ci sarà la finale nel curling, una specialità oggetto (almeno nel nostro Paese) fino a poco tempo fa più che altro di ilarità. E invece eccoci qua ad aver superato nazioni in cui è quasi lo sport nazionale, con decine di migliaia di appassionati, mentre da noi i tesserati sono circa 400.