Direttore: Alessandro Plateroti

Nel 2000 l’esisteva già come valuta, pur non avendo lo status di “moneta unica” (lo sarebbe diventata dal 1 gennaio 2002). Il 26 ottobre di quell’anno arrivò a valere 0,82 contro il $ Usa, minimo storico di sempre.

Per qualche anno, a causa anche delle incertezze legate ad azioni terroristiche (nel 2001 ci fu l’attacco alle Torri Gemelle), a cui fecero seguito l’invasione dell’Afghanistan e la guerra in Iraq, rimase intorno alla parità, per poi iniziare a perdere valore, sino ad arrivare, nel 2008, quando il crack Lehman Brothers arrivò a mettere in discussione l’equilibrio finanziario globale, al massimo di sempre, 1,60 vs $.

Ieri, per la prima volta dal 2002, anche se per un attimo e per un valore impercettibile, la moneta americana si è portata sotto la parità (0,999) vso , chiudendo la giornata a 1,004 (a cui si trova anche questa mattina).

Da sempre le guerre (almeno quelle che hanno impatto sugli equilibri mondiali e sull’economia) sono un elemento che contribuisce non poco al rafforzamento del biglietto verde: essendo notoriamente la valuta più diffusa la mondo e la più utilizzata non solo per gli scambi commerciali ma anche per le riserve da parte di Paesi e Banche Centrali, le tensioni internazionali non fanno che confermarne l’insostituibilità. Se poi ci aggiungiamo l’acclarata difficoltà nelle forniture energetiche e le preoccupazioni legate al rischio recessivo, se non addirittura di stagflazione, con l’inflazione che si sta avvicinando al picco (così sperano i mercati, che poi, grazie anche al rigore della FED, iniziano invece a vedere un’inversione: a tal proposito, oggi ne dovremmo sapere di più, essendo attesi i dati USA, con attese di un ulteriore aumento all’8,8% dall’8,6% del mese scorso), il risultato non può che essere quello che è sotto gli occhi di tutti.

Certamente non aiuta, come già ricordato, il divario che contraddistingue le 2 maggiori economie del pianeta, con gli USA con i motori quasi al massimo, anche se le autorità monetarie e finanziarie iniziano ad attuare politiche finalizzare a “raffreddare” la situazione, mentre in Europa la situazione è ben diversa. L’incertezza sul tema delle forniture del gas (la Russia ha già tagliato totalmente “i tubi” a Polonia, Paesi Bassi, Grecia, Bulgaria, Danimarca e Finlandia, riducendole, almeno per ora, a Germania (fatto salvo il blocco del gasdotto North Stream 1), Italia, Francia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria), rende ancora più difficile fare programmi sulla tenuta dell’economia dell’area UE. La notizia che l’indice Zew tedesco (quello che misura il livello di fiducia per i prossimi 6 mesi di investitori e analisti) è ai minimi dal 2011 è la conferma di quanto sia grandi le preoccupazioni in quella che da sempre è l’economia più forte in Europa, vero e proprio “traino” per molti altre nazioni. E l’andamento dei consumi privati non lascia intravedere il sereno. Come l’andamento della bilancia commerciale, tornata in negativo dopo 31 anni.

Certo viene da pensare quale sarebbe la situazione se avessimo un’Europa ancora “frammentata” in tante valute locali e dove si troverebbero Paesi come il nostro senza “l’ombrello” dell’: in altri tempi, le voci sempre più insistenti di una possibile crisi di Governo (domani il Senato voterà la fiducia sul nuovo “decreto aiuti”, con il M5S sempre più nella tempesta), probabilmente avrebbero portato lo spread a livelli insostenibili e, fatto ancor più critico, a prendere in considerazione la svalutazione della lira (che di fatto si sarebbe già “naturalmente” svalutata).

Questa mattina si notano segnali di “tenuta” da parte delle borse asiatiche, anche se al momento solo Tokyo si trova in territorio positivo (+ 0,54%). Appena sotto la parità Shanghai e Hong Kong, rispettivamente a – 0,18% e – 0,21%.

Futures Usa ed Europei ben orientati.

Ieri nuovo scivolone del petrolio, con il WTI che si è portato a $ 96 (questa mattina + 0,52%, a 96,44).

Gas naturale Usa a $ 6,327 (+ 2,48%), mentre ieri il megawattora è cresciuto a € 174 (+ 4,7%).

Leggermente debole l’oro, a $ 1.723 (- 0,16%).

Spread a 207,90, con il BTP decennale a 3,10%, minimo da maggio (3 settimane fa eravamo al 4,10%).

€/$ a 1,0043.

Sempre con poca voglia il bitcoin: questa mattina quota $ 19.504, – 1,67%.

Ps: grazie ad un investimento della NASA di circa $ 10MD, abbiamo un “occhio” in grado esplorare l’universo. Grazie ad una navicella, stanno arrivando le prime immagine dal telescopio James Webb, arrivato a 1,5ML di Km dalla terra. Per 20 anni ci invierà immagina di quanto succede in uno spazio che arriva oltre 1.000 anni luce. Ma quanto è un anno luce (cioè quanti km percorre la luce in un anno)? In numeri 9.460.000.000.000 km. Quanto equivalgano 1.000 anni luce viene di conseguenza….

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ultimo aggiornamento: 13-07-2022


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