Direttore: Alessandro Plateroti

Lo smartworking consente ai lavoratori di operare in sicurezza ma, allo stesso tempo, mette a dura prova settori coma ristorazione, pulizie e facility management. Ecco perché.

Settembre segna l’inizio del rientro ma, anche se finiscono le ferie e riaprono le scuole, molti uffici rimangono deserti. Infatti alcuni settori resteranno fermi anche per le prossime settimane e, forse, continueranno ad essere colpiti per il resto dell’anno. Si tratta dei lavoratori che lavorano nell’indotto degli uffici, ormai deserti, a causa delle misure di prevenzione per il Coronavirus.

Nello specifico i comparti che soffrono di più la crisi del lockdown e dello smartworking sono trasporti locali, mense aziendali, manutentori, addetti alle pulizie e magazzinieri. A sottolineare questa situazione c’è anche il fatto che, prima della pandemia, gli italiani dedicavano circa un’ora e 30 minuti al giorni agli spostamenti tra casa e lavoro. Ora invece gli uffici sono deserti e, dei quasi 23 milioni di occupati che si spostavano quotidianamente con i mezzi pubblici, non rimane praticamente nessuno. Vediamo di capire perché e quali son le condizioni dei settori in crisi per lo smartworking prolungato.

Uffici deserti: crisi dei trasporti locali

Quasi tutti gli spostamenti tra casa e posto di lavoro sono stati cancellati dalla pandemia, lasciando deserti la maggior parte degli uffici. Il Ministero del Lavoro stima infatti che, ad operare in smartworking, ad oggi siano almeno 800 mila dipendenti privati. Questo dato però è ovviamente sottostimato, visto che a queste cifre vanno sommate quelle dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.

La situazione non accenna a cambiare anche perché nei prossimi mesi molte aziende confermeranno le modalità di lavoro agile, lasciando quindi ancora deserti molti uffici. Come conferma la stessa presidente di Aidp, Associazione dei direttori del personale. Inoltre anche la riduzione media dei passeggeri del trasporto pubblico non fa ben sperare. Nel periodo gennaio-agosto, rispetto all’anno scorso, il calo è stato di circa due miliardi di unità, pari al 60%.

Tuttavia, considerando la ripresa delle attività scolastiche e l’obbligo del distanziamento sociale, ci si aspetta un ulteriore calo del 30%. Queste cifre descrivono l’impatto subito dalle aziende di trasporto pubblico che, di conseguenza, si traduce in una diminuzione della vendita di biglietti e quindi di entrate.

Bisogna poi ricordare che gli uffici deserti non sono l’unico problema, visto che va considerato anche l’onere relativo al rimborso dei titoli di viaggio non utilizzati, come previsto dal Decreto Rilancio. Perciò è necessario pensare a nuove modalità per lo smartworking che, pur avendo svolto una funzione importante, sta ora per diventare un ulteriore strumento di crisi per interi settori economici.

Crisi smartworking
Fonte foto: https://www.pexels.com/photo/woman-working-at-home-using-her-laptop-4050290/

Mense e servizi per gli uffici

La crisi che si sta delineando però non si limita solo al settore dei trasporti, a smartworking e uffici deserti incidono in modo negativo anche su altre tipologie di servizi. In primo luogo, la prolungata situazione di emergenza, si è tradotto in circa 350 milioni di pasti in meno serviti dalle mense aziendali.

Inoltre sono ancora presenti più di 60 mila lavoratori del settore della ristorazione in esubero o in cassa integrazione, tanto che questo settore ha subito un calo del fatturato del 68%, solo nel periodo di giugno. Ma intorno al mondo degli uffici ruotano molti altri settori e addetti di lavoro.

Un esempio può essere quello dei servizi immobiliari, o facility management, settore in piena crescita fino a prima della pandemia. Gli uffici deserti hanno sicuramente contribuito in modo negativo al fatturato di questo settore, anche se le perdite sono molto più contenute, circa il 5-10%. Questo è dovuto soprattutto alla modernizzazione di servizi quali:

  • ventilazione
  • qualità dell’aria
  • dispenser
  • predisposizione di segnaletica
  • rinnovo delle zone di lavoro
  • controllo degli accessi
  • limitazione dei contatti, anche con fornitori esterni
  • pulizie degli ambienti

Proprio il settore delle imprese di pulizie ha subito un calo del 15%. Molte aziende infatti hanno avuto problemi per il fermo imposto alle imprese e alla riduzione della presenza nei luoghi di lavoro. Bisogna tenere presente che solo una parte delle perdite sono state compensate dalla grande richiesta di sanificazioni, tanto che quasi tutto il settore ha dovuto ricorrere agli ammortizzatori sociali.

Fonte foto: https://www.pexels.com/photo/woman-working-at-home-using-her-laptop-4050290/

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ultimo aggiornamento: 24-11-2020


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