Se si dovesse dare un nome alla Legge di Bilancio varata ieri dal Governo, la si potrebbe chiamare “Prove di normalizzazione”.
Ascoltando ieri sera la conferenza stampa di Mario Draghi una volta di più si percepiscono nettamente serietà, competenza, misura, con l’obiettivo di far comprendere ai cittadini cosa serve a questo Paese per lasciarsi alle spalle non solo la pandemia, ma anche anni di lassismo e superficialità. Superficialità nei rapporti con le Istituzioni Europei, con un approccio portato avanti nella convinzione che tanto poi “tutto si sistema” e superficialità nell’affrontare il quotidiano, trascurando le conseguenze di medio-lungo termine.
Certamente la nuova finanziaria ha aspetti non ben definiti, con una sorta di “rinvio” di alcune problematiche (una per tutte, la riforma pensionistica, con l’abbandono di quota 100 e l’inserimento, solo per il 2022, di quota 102, in attesa di meglio definire il ritorno al sistema contributivo, ossia il meccanismo in base al quale ciascuno riceverà quanto ha versato nella vita lavorativa. Però alcuni indirizzi si distinguono nitidamente: reddito di cittadinanza confermato ma rivisto, con controlli ben più severi e una sorta di “decalage”, vale a dire una riduzione, seppur modesta (€ 5)a partire dal 6° mese (se superiore ad € 300 mese), con l’ammissione che così com’è non ha funzionato, disincentivando le corrette dinamiche lavorative (in altre parole, spingendo le persone a lavorare in nero), stop al cashback, conferma del superbonus, ma favorendo i condomini e l’edilizia popolare rispetto a ville e villette, riordino della spesa sociale. Ma la voce più importante è quella relativa al fisco, con uno stanziamento che, nelle sue varie forme, arriverà a toccare i 12MD, di cui € 8MD ti “taglio delle tasse”, ricomprendendo cuneo fiscale, Irpef e Irap.
Il presupposto fondamentale, la vera scommessa di Draghi, peraltro è la crescita. Sa bene, l’ex Presidente della BCE, da tecnico quale è, che se crescita si parla del nulla, ogni sforzo verrebbe vanificato e, allora sì, non ci sarebbero che “lacrime, sudore e sangue”. Tutta la manovra, quindi, è tesa a mantenere una “traiettoria” di crescita che ci consenta di risalire la china, abbandonando i territori “melmosi”: mantenimento del PIL su trend positivi (quest’anno, ha confermato il Ministro delle Finanze, Daniele Franco, dovremmo superare, e non di poco, il 6%), riduzione del rapporto debito/PIL, che dovrebbe scendere verso il 153%, riduzione degli interessi sul debito, forte incremento degli investimenti, sia pubblici che privati, che, nell’arco dei prossimi 15 anni, dovrebbe toccare la cifra record (per il nostro Paese)di € 540 MD, mentre nel triennio 2022-2024 la riduzione delle tasse dovrebbe sfiorare i 40MD.
Non lascia spazio a “manipolazioni” il nostro Primo Ministro, né vuole generare “false aspettative”: quando dice che “questa Legge di Bilancio non assicura la crescita, per quanto quello sia il vero obiettivo che la guida, per il futuro, ma dovranno essere gli italiani a contribuire alla sua realizzazione” richiama tutti alle proprie responsabilità di cittadini. Perché è solo in questo modo che si è “comunità”.
Peraltro ieri è stata una giornata importante anche per l’Europa. Christine Lagarde, Presidente BCE, ha dichiarato, a margine del Consiglio Direttivo, che “la BCE non alzerà i tassi a fine dell’anno prossimo, confermando che l’eventuale provvedimento verrà deciso non prima del 2023. Senza dubbio l’inflazione genera preoccupazione, ma rimane ferma la convinzione che si tratti di un fenomeno transitorio e passeggero. Rimangono però i dubbi degli analisti e degli osservatori: non è ben chiaro, infatti, quanto “transitorio e passeggero”. In altre parole, per quanti mesi ancora vedremo questi livelli di inflazione? Sino a inizio anno? Sino a primavera? Sino a inizio estate? Per questo ieri i mercati (almeno quelli monetari)hanno reagito nervosamente, con il nostro spread, il più “vulnerabile”, schizzato sino a 127 bp, per poi scendere a 116 bp, con il rendimento del BTP che si è innalzato sino all’1,10% e chiudere a 1,03%.
Secondo gli analisti di Unciredit, le emissioni governative dell’area Euro nel 2022 dovrebbero essere pari a circa E 450MD, a cui si dovrebbero aggiungere 250MD di emissioni sovranazionali e corporate. Per questa ragione, la BCE dovrebbe aumentare il QE di almeno € 250 MD nel 2022, in aggiunta alle altre manovre già previste (€ 250 MD di Pepp e € 20MD di acquisti mensili del programma App)per mantenere condizioni favorevoli, con livelli di tasso simili agli attuali.
Piazze asiatiche in risalita rispetto ai minimi di questa notte: Shanghai e Tokyo virano in positivo (Shanghai + 0,75%, Nikkei + 0,25%), mentre rimane negativa Hong Kong, a – 0,73%.
Ieri sera la conferma della frenata del PIL USA (si viaggia, dopo i dati dell’ultimo trimestre, ad un modesto 2% annualizzato)non ha impedito a Wall Street di chiudere ampiamente positiva (Dow + 0,68%, Nasdaq + 1,15%). Deludono invece i risultati, comunicati a mercati chiusi, di Apple e Amazon. Apple, per quanto le vendite stiano andando molto bene, ha “mancato” le aspettative sugli utili: nel dopo borsa ha perso il 3%, orientando negativamente i futures (che infatti questa mattina perdono, per quanto riguarda il listino tecnologico, lo 0,80%).
Materie prime senza particolari scosse questa mattina, dopo il calo di ieri: petrolio (WTI)a $ 82,85, gas naturale a $ 5,8.
Scende sotto i $ 1.800 l’oro, a $ 1.798.
Spread debole in avvio di contrattazioni, a 117,2 bp, per un rendimento del BTP che torna verso 1.10%.
Treasury a 1,60%.
Leggermente debole il $, con €/$ a 1,166.
Riprende il suo cammino il bitcoin: questa mattina lo troviamo a $ 61.250.
Ps: il ministro dell’innovazione tecnologica, Vittorio Colao, ha dichiarato che dal 15 novembre sarà possibile richiedere, in tutti i comuni italiani, 14 certificati con un click dal proprio computer. E non si dovrà neppur pagare il bollo (in alcuni casi una “balzello” di 16€). Questa si che è rivoluzione. Silenziosa, ma pur sempre una rivoluzione.