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Prima o poi (su questo non ci sono dubbi) un accordo sul Patto di stabilità verrà trovato. In un’organizzazione che si compone di 27 Paesi membri (quale è la UE) “l’arte del negoziato” è uno strumento imprescindibile, oltre che largamente usato, a maggior ragione nel momento in cui le differenze tra i “partecipanti” sono spesso lampanti. Questo, a ben pensarci, è probabilmente il vero problema dell’Europa: il voler “tenere insieme” Paesi per i quali, in alcuni casi, l’unico “collante” è la geografia, mentre le differenze culturali, economiche, sociali, un mix che definisce le “abitudini di vita”, sono spesso molto ampie. Un po’ come far giocare nello stesso campionato squadre di categorie diverse, nella speranza che le più deboli apprendano in fretta, giocando con le più forti, e possano diventare più competitive. Ma il “training on the job” non è sempre così scontato: certamente, nel tempo, si arriverà a rendere l’alleanza più omogenea (fondamentale, in tal senso, sarà arrivare ad un idioma comune, cosa che di tempo ne richiederà non poco), ma per ora si continuerà a fare fatica.

Il vertice Ecofin (l’Ecofin è il Consiglio composto dai Ministri dell’Economia e delle Finanze di tutti gli Stati membri), previsto per oggi, è destinato, ancora una volta, a non raggiungere l’obiettivo (la definizione del nuovo Patto di stabilità). Il tempo oramai stringe, mancando neanche 2 mesi al momento in cui, a gennaio, al ripristino di una delle regole su cui si poggia l’equilibrio finanziario dell’Europa. Diversi sono ancora gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di un accordo: l’unica proposta “vera” è quella avanzata dalla Spagna, per la quale i dubbi (compresi i nostri) sono più d’uno. La prossima scadenza sarà quella dell’8 dicembre, data in cui il Consiglio Ecofin sarà nuovamente chiamato a riunirsi. Dopo di che rimane il Consiglio Europeo, riservato ai Capi di Stato e di Governo, il 14-15 dicembre prossimi. Ma se anche un accordo, per quella data, fosse stato individuato, sarà comunque necessario attendere il via libera del Parlamento Europeo, autorità deputata a deliberare o meno l’eventuale rettifica. E anche qui c’è “cut off”, una scadenza oltre la quale non si può andare, vale a dire le elezioni europee della prossima primavera.

Alla base del negoziato c’è la proposta della Commissione Europea, che prevede dei piani di aggiustamento quadriennali, definiti bilateralmente con i singoli governi, con la possibilità di un’estensione sino a 7 anni. Una modifica non da poco, con un approccio totalmente diverso da quello attuale, basato su un criterio uguale per tutti i Paesi. E’ evidente che la difficoltà maggiore della proposta UE, osteggiata, ancora una volta, dai Paesi più intransigenti, quelli con i bilanci più in ordine, è fare in modo che, pur essendo trattative “ad personam”, venga salvaguardato il principio della “salvaguardia” comune.

Non passeranno inosservate, ai partecipanti del vertice di oggi, le parole pronunciate ieri, ad un Convegno organizzato dal Financial Times, da Mario Draghi, certamente il più ascoltati tra i nostri economisti. L’ex Presidente del Consiglio ancora una volta mette in guardia dal rischio che l’Europa, senza un vero “cambio di passo”, diventi il “fanalino di coda” tra le economie del mondo. Anche perché, ci dice, nel frattempo il “modello geopolitico su cui, dalla fine della Seconda guerra mondiale, si è sempre basata non esiste più”. Nel brevissimo termine, invece, a detta del nostro “SuperMario”, l’Europa dovrà affrontare, molto probabilmente, una recessione, i cui segnali stanno iniziando a manifestarsi e troveranno conferma nei primi 2 trimestri del prossimo anno.

Allo stesso modo, è probabile che almeno a Giancarlo Giorgetti, il nostro Ministro dell’Economia, un pochino “fischino le orecchie”, dopo che, sempre ieri, il Fondo Monetario Internazionale, analizzando la bozza della Legge di Bilancio presentata a Bruxelles dal nostro Governo, è arrivato alla conclusione che è “deficitaria” di misure per la crescita, consigliando di presentare delle modifiche strutturali. Una conclusione che sembra essere un primo “campanello d’allarme” in vista del giudizio di Moody’s sul nostro rating e di quello, ancora più importante, della Commissione europea, che potrebbe anche “rimandare al mittente” (misura estrema) il documento.

“Pari e patta” ieri sera a Wall Street: al – 0,12% dell’indice Dow Jones, ha risposto il Nasdaq con un + 0,11%. S&P 500 + 0,1%, che gli permette di arrivare all’ottava seduta consecutiva in rialzo.

Forte rialzo, questa mattina, per il Nikkei a Tokyo, che fa segnare + 1,49%.

Piatti gli indici cinesi, con Sghanghai a + 0,03% e l’Hang Seng di Hong Kong a – 0,11%.

Da segnalare che, in Cina, i prezzi, su base annua, sono diminuiti dello 0,2%, andando, teoricamente, in deflazione.

Futures poco mossi ovunque, con variazioni frazionali.

Ancora già il petrolio, con il WTI a $ 75,85, anche se questa mattina da leggeri segnali di ripresa.

Gas naturale Usa – 0,19%, a $ 3,106.

Oro in leggero ribasso, a $ 1.954,90 (- 0,23%).

Spread 184,6.

BTP 4,47%, con il Bund a 2,61%.

Treasury Usa al 4,50%, in diminuzione dal 4,58% di ieri.

€/$ a 1,0705.

Non si ferma la ripresa del bitcoin, che si è portato di slancio sin verso i $ 37.000: in queste ore tratta a 36.680, dopo che nella notte aveva anche superato la soglia dei $ 37.000.

Ps: non passa giorno in cui non si abbiano conferme sulle differenze tra Nord e Sud e tra uomini e donne. E’ toccato all’Inps, in uno studio sui dipendenti pubblici e del settore privato, dirci che nel Nord la retribuzione media supera di circa € 10.000 annui quella che si ha nel Sud. Attenzione, € 10.000, però, non una retribuzione, per esempio, di € 50.000 o € 100.000, ma di € 17.000 circa (retribuzione media di un lavoratore al Sud), mentre al Nord è di € 27.000 circa. Un po’ meglio va alle donne: qui la differenza tra uomo e donna si ferma d € 8.000 circa. Contro una retribuzione media di € 26.227 per gli uomini, le donne ne guadagnano 18.305. La strada della modernizzazione del nostro Paese non passa, evidentemente, solo attraverso la costruzione di ponti o di linee dell’alta velocità….

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ultimo aggiornamento: 09-11-2023


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