La prima giornata del collocamento del nuovo BTP Valore si è chiusacon un risultato che forse supera le aspettative. € 4,77 MD sono una cifra di tutto rilievo, non molto lontana dai 5,43 MD della prima edizione, lo scorso mese di maggio/giugno, “spalmati” su 162.579 contratti (4 mesi furono 185.146), per un valore medio di € 29.332 per sottoscrizione, in linea con la precedente (€ 29.339). Numeri che fanno pensare che si possa raggiungere una cifra più vicina ai 15MD che non ai 10 (la 1 edizione superò i 18 MD).
Si conferma, quindi, da parte dei risparmiatori italiani, una “certa” attenzione al rendimento, in un momento in cui l’inflazione “flagella” ancora il valore del denaro (gli ultimi dati, pubblicati lo scorso fine settimana, ci dicono che i prezzi, in Italia, negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 5,3%, per quanto siano in diminuzione, un livello peraltro superiore alla media europea, pari, sempre nello stesso periodo, al 4,3%). Naturale, quindi, che si cerchi “protezione”, andando alla ricerca di qualcosa che possa offrire una buona remunerazione, a fronte di giacenze liquide sui cc che vengono remunerate solo con operazioni vincolate (e comunque con un rendimento inferiore rispetto a quello offerto dal BTP Valore). Certamente si parla di cose diverse: in un caso operazioni con un orizzonte temporale mediamente di 12 mesi o poco più, nell’altro si arriva sino a 5 anni.
Ma, come detto già in altre occasioni, il debito italiano si sta, sotto certi aspetti, “giapponesizzando”. In Giappone, infatti, il debito pubblico è per oltre il 90% in mano ad investitori “domestici” (Fondi pensione, società di asset management, investitori privati). Noi siamo ancora ben lontani da quelle percentuali, ma la frequenza con cui il Tesoro va sul mercato “retail” (quest’anno è già la terza emissione dedicata, dopo il BTP Italia di inizio primavera e il precedente BTP valore di cui sopra) sta lentamente facendo crescere la percentuale delle famiglie italiane che possiedono titoli pubblici. Fatto che aiuta a rendere meno “vulnerabile” il nostro Paese. E’ noto, infatti, che l’investitore “retail” è un investitore di lungo periodo (quello che in gergo si definisce “buy and hold”, “compra e tieni”), non orientato, quindi, al “dentro-fuori”, termine con cui si identifica, invece, l’investitore più speculativo, in cui da sempre rientrano gli investitori internazionali, spesso costituiti da società di asset management e banche d’affari, “costrette”, vista la natura del loro business, a “portare” performance ai loro clienti.
Ne è ben consapevole il Tesoro, che, infatti, inserisce il “premio fedeltà”, oltre a remunerare l’emissione meglio di quanto offre un titolo di analoga durata.
L’andamento delle sottoscrizioni, peraltro, è anche la conferma che i cittadini italiani, per quanto il Paese “non stia benissimo”, sono convinti che, al di là delle “folate” che periodicamente ci colpiscono (il più delle volte in concomitanza della presentazione delle nuove leggi di bilancio), il default sia un’ipotesi assolutamente irrealistica. Cosa che, evidentemente, si sposa con “l’appartenenza” all’Europa. E forse questo è il messaggio più importante, non solo per noi, ma anche per i nostri partners europei e per gli osservatori.
Non a caso ieri, per quanto le tensioni sui mercati obbligazionari non accennino a diminuire (tanto per fare un esempio, il bund tedesco ieri è ulteriormente salito, arrivando al 2,92%), lo spread è diminuito, scendendo a 188 bp. E anche questa mattina, nei primi scambi, sembra “mantenere la rotta”. Ben diverso sarebbe se la sottoscrizione procedesse a rilento. Se gli italiani sono i primi a non avere fiducia nel loro Paese, perché mai la dovrebbero avere gli investitori internazionali? Questo, molto banalmente, il ragionamento di chi ci osserva.
Ciò detto, le aspettative di breve, per quanto riguarda lo spread, è che si posizioni intorno ai 200 bp. Elevate rimane la “fragilità sistemica”, con le previsioni del Governo che, per quanto riguarda la crescita, sembrano un po’ troppo ottimistiche, con il rischio di qualche “brutto risveglio” nei mesi futuri. Da qui la cautela, se non le critiche, da parte degli osservatori sulla nuova Nadef, che punterebbe troppo sul “debito” anziché sui tagli. Cautela che tende, quindi, a “scaricarsi” sullo spread, che, al di là dell’effetto BTP Valore, dovrebbe confermare il trend delle ultime settimane.
Mentre continuano le festività cinesi, a Hong Kong l’Hang Seng ha riaperto le contrattazioni. E lo fa in maniera piuttosto negativa, con le quotazioni che scendono di quasi il 3% (- 2,93%). Riammessa alle negoziazioni Evergrande, che dopo un avvio “boom” (+ 40%) riduce il rialzo al + 15%. Non bene anche Tokyo, con il Nikkei in calo dell’1,64%.
In Australia la Banca Centrale ha, per la 4° volta consecutiva, lasciato i tassi invariati al 4,1%.
Ieri sera buone notizie da Wall Street, , con il Nasdaq ancora una volta positivo (+ 0,83% in chiusura); leggermente debole, invece, il Dow Jones (- 0,22%).
Questa mattina futures leggermente negative un po’ su tutte le piazze.
Ancora un passo indietro, dopo il calo di ieri (circa – 2%), per il petrolio, con il WTI che questa mattina si porta verso gli 88$ (- 0,71%).
Gas naturale Usa a 2,849 (+ 0,14%).
Oro a $ 1.837 (- 0,52%), “schiacciato” dal rialzo dei rendimenti dei bond.
Spread a 188 (me nei primi scambi era sceso a 187), per un BTP al 4,77%.
Bund 2,92%.
Treasury Usa 4,67%.
Sempre forte il $, con l’€ che torna sotto 1,05 (1.0469).
Bitcoin che abbandona “quota” 28.000 $, anche se questa mattina lancia segnali rassicuranti ($ 27.598, + 0,34%).
Ps: molti di noi sono cresciuti in anni in cui la TV, in Italia, muoveva i primi passi, dove oltre al primo canale pubblico non c’era altro (solo dopo un po’ è arrivato il secondo). Forse anche per questo ancora oggi è forte il ricordo per alcune trasmissioni, rimaste nella memoria collettiva. Una di queste è lo Zecchino d’oro, che all’epoca catalizzava, letteralmente, l’attenzione di grandi e piccoli. Sapere che esiste ancora è già una notizia. E apprendere che alcune canzoni della nuova edizione sono composte da “nomi noti” della canzone italiana (Max Gazzè, Loredana Bertè e altri) lo è ancora di più.