“Houston, abbiamo un problema” ormai ha travalicato il suo significato originario. La frase, resa celebre da Tom Hanks nel film Apollo 13 (nella realtà venne pronunciata da Jack Swigert, pilota del modulo spaziale), la missione spaziale fallita, nel 1970, per un grave incidente a bordo della navicella spaziale, che ha costretto l’equipaggio ad un rapido e drammatico rientro, oggi, infatti, è diventata un modo molto pragmatico ed immediato per rappresentare qualcosa che “va storto” (sempre nella realtà, la lunetta non raggiuse il suolo lunare, ma l’equipaggio è riuscito a rientrare sano e salvo).
Ormai da tempo si rinnovano le discussioni e le preoccupazioni sullo stato dell’economia cinese, la 2° economia al mondo (anche se le previsioni che la proiettavano, sino a poco tempo fa, nell’arco di pochi anni, a superare gli Usa sembrano superate e irrealistiche).
La crisi cinese ha origini, peraltro, precedenti al Covid, evento che, ovviamente, non ha fatto altro che aggravare lo stato delle cose, a causa anche di modalità di gestione della pandemia particolarmente severe e, soprattutto nella sua parte finale, probabilmente esagerate.Nel primo decennio del nuovo millennio, il sub-continente asiatico cresceva a ritmi “esagerati”, con un PIL al + 10% medio per anno, un export che, nel giro di 7 anni, è passato da $ 200 MD a $ 1 ML di miliardi (cioè 1 trilione). Un mix che ha permesso all’indice MSCI China di crescere, in un decennio, del 276% (nello stesso periodo il MSCI All Country World, Cina esclusa, è cresciuto del 35,9%).
Da una decina di anni molte cose sono cambiate, a partire dal “dirigismo” con cui Xi Jin Ping si è, di fatto, “impossessato” dell’economia cinese, introducendo una serie di restrizioni rivolte ad un “controllo” del mercato (un caso su tutti la vicenda che ha toccato Jack Ma, il fondatore e già maggior azionista di Alibaba, forse l’imprenditore cinese più noto al mondo, scomparso dai “radar” nel 2020, dopo che il Governo aveva imposto lo stop alla quotazione di Ant Group, “il braccio finanziario” della società di e-commerce, riapparso dopo circa 3 anni e comunque ai margini nella conduzione del colosso da lui creato). Per non parlare, toccando un argomento a noi vicino, degli scarsi risultati legati alla “via della seta”, il progetto nato qualche anno fa per favorire lo sviluppo del traffico commerciale tra alcuni Paesi europei (il nostro era in prima linea) e la Cina.
Oggi il “Paese del dragone” sembra schiacciato da più di un problema, a partire da quello demografico, più volte ricordato (denatalità, invecchiamento della popolazione, disoccupazione giovanile, crisi del sistema pensionistico, etc).
Il commercio (e quindi l’export) è stato messo a dura prova da una serie di fattori: il Covid prima, i colli di bottiglia che hanno bloccato le navi container dopo, la crisi dello stretto di Suez sono stati e rischiano di essere un freno alla crescita.
Per non parlare della crisi immobiliare, forse il pericolo maggiore oggi sulla strada del recupero della competitività dell’economia.
In questi anni la politica della classe dirigente ha portato a imponenti flussi migratori interni, spopolando le campagne e le zone rurali e facendo crescere a dismisura agglomerati urbani oggi diventati vere megalopoli, con 10 e più milioni di abitanti. Una politica che certamente ha contribuito alla sconfitta della povertà estrema, come annunciato da Xi Jin Ping nel 2021, con quasi 1 miliardo di persone che ha superato la soglia dell’indigenza. Un processo, che per essere portato a termine, avrebbe dovuto permettere alla maggior parte delle famiglie cinesi, di potersi “comprare” la casa.
Qualcosa, però, ha iniziato “ad andare storto”. L’immobiliare, con circa il 30%, è uno dei maggiori contributori alla crescita cinese. Ovvio che, nel momento in cui, molte società entrano in crisi, il settore “ripieghi” e, con lui, l’economia si possa ulteriormente “attorcigliare”. Negli ultimi 2 anni tutti abbiamo imparato a conoscere Evergrande, una delle più grandi sviluppatori immobiliari del Paese, costretta a presentare i libri in tribunale sotto il macigno di $ 300 MD di debiti. Ora è la volta di Country Garden, l’altro colosso dell’immobiliare, che non è stato in grado, in questi giorni, di rimborsare un prestito di $ 205 ML, dopo nei mesi scorsi, non aveva pagato una cedola da $ 15 ML. La corsa contro il tempo per evitare un nuovo default è iniziata, ma l’esito sembra già scritto.
Diceva Agatha Christie che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.
Fatto sta che il PIL cinese ormai cresce ad un ritmo inferiore al 5% (4,3% per il 2024), una percentuale non particolarmente rassicurante sulla tenuta dell’economia.
Un quadro che, come spesso succede, rende più spiegabili alcuni numeri e “senza gara” il confronto con il periodo 2000-2010: dal 2011 ad oggi la borsa cinese (Shanghai Composite) è salita di un modesto + 5,33%, l’Hang Seng di Hong Kong ha fatto – 28,21%, lo Shenzen composite – 27,38%, mentre il resto del mondo ha fatto + 200,7%.
Questa mattina borse del Pacifico a velocità diverse.
A Tokyo il Nikkei si appresta a chiudere il mese di febbraio con una seduta piatta (– 0,11%): se così fosse, il rialzo del mese sarebbe dell’8%.
Situazione analoga, a Hong Kong, per l’Hang Seng (+ 0,29%, + 6,7% il rialzo del mese).
Molto meglio Shanghai, vicina al + 2%, con un rialzo nel mese che, se questa fosse la chiusura odierna, si avvicinerebbe all’8%.
Leggero calo per il Kospi di Seul (- 0,5%, + 5,7% nel mese).
Futures Usa intorno alla parità, mentre in Europa fanno notare un certo rialzo.
Poco mosso il petrolio, con il WTI sempre intorno a $ 78,36 (- 0,34%).
Gas naturale Usa a $ 1,859, in ribasso questa mattina (– 1,59%).
In rialzo frazionale (+ 0,11%) l’oro, a $ 2.046.
Spread sulla soglia dei 140 bp (140,8), con il BTP al 3,87%. Non si ferma la corsa del BTP Valore, che, al 3° giorno di collocamento, ha già superato il risultato della precedente emissione (siamo a € 14 MD vso i precedenti 13 MD, che poi sono diventati 17MD con l’apertura, nell’ultimo giorno, agli Istituzionali).
Bund che non si sposta dal 2,46%.
Treasury al 4,27%.
€/$ a 1,0838.
Incontenibile il bitcoin, sempre più vicino ai massimi storici : questa mattina è a $ 63.065.
Ps: era il 29 febbraio 1940. Quel giorno si assegnavano gli Oscar del cinema. A vincere la statuetta Hattie McDaniel. Chi??? La famosa “Mami” di Via col vento…La prima attrice afroamericana a vincere il premio. Però, quella sera, fu costretta a festeggiare seduta ad un tavolo separato. E quindi non fu una vera festa, evidentemente…