Si potrebbe dire “tanto tuonò che poi non piovve”.
Il riferimento è al giudizio, emesso venerdì sera, da Standard & Poor’s sul nostro Paese. L’agenzia di rating americana, infatti, ha lasciato le cose come stavano, confermando la tripla B e, soprattutto, l’outlook (vale a dire le prospettive) stabile sul nostro debito. A suo parere, quindi, la legge finanziaria che il Parlamento si appresta a votare (quasi “blindata” dalla maggioranza di governo) non innalzerà il livello di rischio dei nostri titoli di Stato.
Forse a incidere favorevolmente sul giudizio il fatto che, a “conti fatti”, la crescita del nostro Paese, per quanto inferiore alle stime (0,7%), dovrebbe essere comunque superiore a quanto previsto dalla stessa agenzia di rating, che la scorsa primavera, forse in maniera eccessivamente prudente o forse preoccupata da un “cambio della guardia” ancora fresco, non si era spinta oltre un più che modesto 0,4%.
C’è da dire che, quasi paradossalmente, l’Italia è il Paese che più è cresciuto negli anni “post-covid”: seppur l’anno che sta per chiudersi non sia stato particolarmente brillante, con il 2024 che dovrebbe addirittura essere peggiore (ci dovremmo fermare, a seconda delle stime, tra lo 0,6 e lo 0,8% – solo il Governo si spinge oltre l’1%, arrivando all’1,2%), siamo, insieme alla Spagna, il Paese che a fine 2024 toccherà, cumulativamente, una crescita del 3,6%, superando il PIL del 2019, riassorbendo completamente il – 9,0% del 2020. Un contributo fondamentale arrivare dall’export: siamo, infatti, il Paese che, con il Giappone, che esporta di più al mondo, A partire dal 2018 siamo cresciuti ad una media del 6% annuo, arrivando, a fine 2022, a $ 700 MD, contro i $ 725 MD del “sol levante”. E nei primi 6 mesi del 2023 abbiamo raggiunto $ 345 MD vso i $ 351 MD del Giappone.
Rimane, evidentemente, più di un problema (da qui l’outolook stabile): una crescita modesta, per quanto il tema non riguardi solo il nostro Paese, un debito pubblico che fa fatica a scendere (e che l’inflazione, in continua, seppur lenta discesa, non “aiuta più”) e, ancor di più, la preoccupazione che non siamo in grado di sfruttare al meglio i fondi del PNRR (che, vale la penda ricordarlo, in parte costituiscono “nuovo debito”, essendo prestiti che, per quanto agevolati, andranno restituiti).
Il tutto in un quadro macro che, come tutti i quotidiani di ieri hanno riportato, ci vede al 1° posto, nell’Area Euro, in termini di percentuale di famiglie che faticano ad arrivare a fine mese.
Ben il 63% dei nuclei che dichiara di avere difficoltà: il 6,3% ammette “grandi difficoltà”, il 15,4% parla genericamente di difficoltà, il 41,7% di qualche difficoltà. Peggio di noi stanno la Bulgaria, con l’80,3%, e la Grecia, dove si arriva a ben l’89,6%. I Paesi nordici stanno molto meglio: in Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Lussemburgo non si va oltre il 25%. Ad incidere, ovviamente, il fatto che siamo il Paese che registra il peggior tasso di occupazione femminile (53%, tanto per fare un esempio la Germania è circa al 70%) e il maggior numero di Neet (vale a dire giovani che non studiano, non lavorano e neanche lo cercano un lavoro), pari al 20% contro il 6% sempre della Germania.
La settimana si apre con i mercati asiatici in rosso.
Chiusa Hong Kong, a Tokyo il Nikkei scende dello 0,57%, mentre a Shanghai la perdita arriva a toccare l’1,30%.
Deboli anche le altre piazze del Pacifico, con Taiwan che fa registrare un – 1% e Seul a – 0,4%.
Buone notizie dai futures, ovunque in buon rialzo.
La notizia che sarebbero stati rilasciati alcuni ostaggi israeliani favorisce il calo del prezzo del petrolio, con il WTI che fa segnare $ 87,13 (- 1,19%), così come quello dell’oro, che si allontana, seppur di poco, dai $ 2.000 (1.988, – 0,41%), per quanto alcune agenzie rilancino il rischio di un coinvolgimento dell’Iran.
Gas naturale Usa a $ 2,883 (- 0,72%).
Il giudizio sul nostro rating “aiuta” lo spread, appena sotto i 200 bp (199,6).
BTP che ripartono da 4,89%.
Bund 2,88%,
Treasury sempre più vicini alla soglia psicologica del 5% (4,97%).
€/$ a 1,0579.
Ulteriore allungo del bitcoin, che si porta a $ 30.941, in rialzo, questa mattina, del 3,12%.
Ps: ai giochi olimpici di Los Angeles, nel 2028, tornerà il cricket. La sua prima e unica presenza fu alle Olimpiadi di Parigi del 1900, a cui erano iscritte “ben” 4 Paesi. Due di loro, però, si ritirarono immediatamente: gli altri due, quindi (Gran Bretagna e Francia), “passarono” direttamente alla finale. Vinta, ovviamente, dalla Gran Bretagna, con una squadra formata dagli impiegati dell’ambasciata inglese. Può sembrare incredibile, ma si tratta della disciplina sportiva che, dopo il calcio, più praticata al mondo, con oltre 2,5 MD di persone in ben 105 Paesi (solo l’India conta più di 313 ML di praticanti, al punto che, in quel Paese, i diritti televisivi, per il periodo 2023-2027, sono stati venduti per $ 5,5 MD…). Uno sport nato, pare, già nel 1.300, peraltro non in Inghilterra, ma nei Paesi bassi, che poi lo “traghettarono” oltre Manica.