Quando, nel 2021, venne presentato dall’allora Presidente del Consiglio Mario Draghi, il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finanziato dalla Commissione Europea all’interno del Programma Next Generation EU (valore € 750MD) venne salutato con un nuovo “piano Marshall”. La condizione per ricevere, tra il 2021 e il 2026, i 191,5 MD , di cui circa 70 a fondo perduto, oltre ai 30,6 MD del Fondo Complementare, per un totale di circa € 222 MD, è l’attuazione di un piano di riforme e di opere in grado di trasformare il Paese, rilanciando l’economia, creando posti di lavoro e modernizzando le infrastrutture. Una serie di obiettivi concordati con l’Europa, con scadenze precise, a fronte dei quali la Commissione Europea da luogo all’erogazione dei contributi previsti. A detta di tutti un’opportunità (forse la più grande che abbiamo avuto) da non perdere.
Sono passati appena 2 anni e, come da “tradizione”, si procede a rilento, tra discussioni su Piani da rivedere (o, peggio, mai attuati), individuazione di colpe e responsabilità, contraddittori con l’Europa sul rispetto degli impegni, questione determinante per ricevere “gli assegni”. In sospeso ci sono, al momento, 2 rate, quella di fine 2022 (€ 19 MD) e quella di fine giugno 2023 (€ 16 MD), “congelate” dalla UE in attesa che venissero forniti chiarimenti su alcune poste. Cosa che, finalmente, sembra sia avvenuta, permettendo il raggiungimento di un “onorevole” compromesso (spesso la soluzione dei problemi è dietro l’angolo, ma le questioni di “principio” diventano prioritarie, soprattutto laddove la politica è centrale). Nello specifico, la Commissione Europea ha preso atto che uno degli obiettivi (quello sugli alloggi universitari) che dava diritto all’erogazione della 3° tranche (il regolamento del Piano prevede che tutti gli obiettivi devono essere raggiunti per poter ricevere i contributi: il mancato raggiungimento anche di uno solo, quindi, non da diritto all’erogazione) non è stato raggiunto. Eccezionalmente, pertanto, la 3° tranche viene erogato, non però per l’intero importo di € 19 MD, ma per € 18.5 MD, con spostamento di € 500 ML sulla 4°, che diventa di € 16,5 MD, fermo restando ovviamente le opportune verifiche sul raggiungimento degli obiettivi fissati.
Rimangono, peraltro, i dubbi sulla ns capacità di realizzare un Piano di così vasta portata. A dirlo è S&P Global Ratings, secondo cui il nostro Paese (ma anche la Spagna si troverebbe in una situazione simile) è in grave ritardo sull’attuazione del programma, arrivando a pronosticare che si renderà necessaria una proroga alla scadenza fissata al 30 giugno 2026 per la chiusura del Piano. Ad oggi il nostro Paese ha incassato, tra pre-finanziamento e prime 2 rate, circa € 67 MD, a cui si aggiungeranno, entro il 2023, i 35 MD della 3° e 4° rata appunto. Ne mancano ancora 6 da qui al 30/6/26, per un totale di circa € 89 MD, a fronte di 340 nuovi target da centrare (un’immensità, tenuto conto della burocrazia e dello stato in cui versa la nostra Pubblica Amministrazione).
Ieri sera chiusura a 2 volti per Wall Street.
L’indice Dow Jones, più “old style”, infatti ha chiuso in rialzo dello 0,47%. Non altrettanto bene è andata, invece, per il Nasdaq, che ha fatto segnare – 2,28%. A zavorrare l’indice 2 titoli in particolare: Tesla, che ha perso circa il 10%, allontanando ancor di più la società dal “club dei 1.000 MD”, le società cioè che superano i $ 1.000 di valore (ora è sotto i $ 900 ML), e Netflix, in caduta dell’8,4%. La prima è stata penalizzata dal restringimento dei margini, che hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi 4 anni (la politica commerciale di Musk, infatti, è stata, in questi mesi, di privilegiare le vendite, riducendo i prezzi), mentre la seconda, per quanto abbia incrementato di molto i nuovi abbonati (solo nei primi 2 trimestri dell’anno se ne sono aggiunti 5,9 ML, arrivando ad un numero complessivo di oltre 239 ML nel mondo), ha parzialmente deluso le aspettative degli analisti, fermandosi a ricavi pari a $ 8,2 MD vso gli 8,3 MD attesi. Peraltro, se guardiamo al rialzo da inizio anno, il titolo Tesla ha fatto registrare un altisonante + 113%, mentre Netflix si è fermata al + 48%, comunque meglio della media dell’indice Nasdaq (intorno al + 33%).
Questa mattina nel Far East si distingue di nuovo Hong Kong, con l’Hang Seng in rialzo dello 0,48%.
A Tokyo Nikkei a – 0,48%, mentre Shanghai ritraccia dello 0,13%. In discesa anche la borsa di Taiwan, dove il Taiex scivola dell’1% sul ribasso del 5% di Taiwan Semiconductor Manufacturing, azienda leader nella produzione di microchip.
Futures americani che questa mattina cercano il rialzo, mentre in Europa sembrano più contrastati.
Petrolio che non ferma la sua corsa, con il WTI che si porta a $ 76,41 (+ 0,91%).
Gas naturale Usa a $ 2,746, – 0,51%.
In rallentamento l’oro, a $ 1.975.
Ancora in discesa lo spread, a 163 bp, con il BTP al 4,10%.
Bund a 2,47%.
Treasury 3,84%, dal 3,75% del giorno precedente.
€/$ a 1,1145, con il biglietto verde che continua il recupero sull’€.
“Abbandona” quota $ 30.000 il bitcoin, sceso a $ 29.823.
Ps: che la “mobilità” globale abbia superato lo shock dei lockdowm è cosa nota. Ma i numeri raggiunti nel mese di luglio vanno oltre le aspettative. Limitando l’osservazione al solo traffico aereo, il 6 di luglio, dagli aeroporti di tutto il mondo, sono decollati oltre 134.386 voli, il maggior numero di sempre. E l’estate non è ancora finita….