La statistica, come molte altre, non è una scienza perfetta, però aiuta non poco a comprendere molti fenomeni e ad assumere gli atteggiamenti e i comportamenti più adeguati. Ovviamente, in molti casi bastano piccole differenze (di date, di oggetto dell’osservazione, di percentuali, etc) per arrivare a conclusioni anche piuttosto evidenti. Il fatto che venga così diffusamente utilizzata conferma, comunque, il fatto che sia tenuta piuttosto in considerazione e possa influenzare e indirizzare le scelte.
L’ambito economico-finanziario forse è tra quelli dove è più presente, con società di asset management e Banche d’Affari che ne fanno frequente uso per fornire indicazioni alla loro clientela, nonché motivazioni sulle decisioni assunte.
Guardando all’andamento dei primi 7 mesi dell’anno, per quanto il periodo non sia così lungo, possiamo capire meglio questo aspetto.
Con luglio l’indice S&P 500, come noto quello più rappresentativo a livello globale, ha fatto segnare il quinto mese di rialzi consecutivi. Dal 1928, l’anno precedente all’inizio della più grave crisi finanziaria che si ricordi, è successo 37 volte e nell’80% dei casi è salito anche nel mese successivo. Sempre statisticamente, è provato che i 9 mesi che iniziano il 1 ottobre dell’anno delle elezioni (USA) di metà mandato (quale è stato il 2022, per cui i 9 mesi a cui si fa riferimento sono terminati lo scorso 30 giugno) si rivelano i 3 trimestri migliori della storia per il mercato azionario. E così è stato anche questa volta. La fase, peraltro, non è ancora finita: da sempre, le azioni sono destinate ad apprezzarsi anche nel 2° semestre del 3° anno di mandato presidenziale, anche se meno rispetto al periodo precedente. Nel 75% dei casi, il 2° semestre si è confermato positivo, anche se, nel 92% dei casi, non in maniera così sostenuta come nel 1° semestre, ma comunque una crescita di circa il 5,5%. Nel restante 25%, i cali sono stati piuttosto contenuti. Solo due volte si sono evidenziate perdite salate: nel 1931 e nel 1987, due periodi assolutamente particolari (il primo tra i più drammatici che si ricordino, il secondo in concomitanza di uno dei cali peggiori che, nell’arco di una sola giornata, si siano mai verificati).
Anche il 4° anno di mandato normalmente si rivela piuttosto positivo, anche se meno rispetto all’anno precedente: nell’83% dei casi, l’anno elettorale si è chiuso positivamente, con un rialzo medio, in $, dell’11,4% (va detto che ad oggi lo S&P 500 ha già fatto un + 19%).
Insomma, se ci si basasse solo sulla statistica le scelte sarebbero presto fatte: un bel giardinetto di titoli e/o fondi azionari e tutti in vacanza. Ma, per quanto importante, la statistica è soltanto uno dei fattori che possono (e devono) far propendere le decisioni. Molti sono i fattori che entrano in gioco. Guai, quindi, a non prendere in considerazione aspetti fondamentali come la media delle quotazioni azionarie e l’andamento degli utili aziendali, con il relativo rapporto prezzo/utili che ne consegue, o ancor di più le prospettive economiche future, forse i 2 elementi più importanti per chi non vuole fare scelte azzardate.
Con riferimento alla situazione che stiamo vivendo, sulle prospettive economiche i mercati sono piuttosto ottimisti, con la maggior parte degli analisti che “vede” un soft lending, e quindi un’economia che, per quanto non trasudi di benessere, non sembra così in cattiva salute, come confermano le recenti stime del FMI, che, a livello globale, prevede una crescita del 3%.
Sul primo punto, invece, guardando i risultati del 2° trimestre dell’anno, l’80% delle società ha riportato utili superiori alle aspettative, mentre sono il 64% quelle che hanno presentato ricavi migliori delle stime (anche se, per quanto riguarda gli utili, questi hanno fatto registrare un calo del 7,3%).
A conferma che “vivere” solo di statistiche può rivelarsi un azzardo, arriva la (mezza) doccia fredda di Fitch, che, dopo che a maggio lo aveva messo sotto osservazione, ha abbassato il rating di default a lungo termine in valuta estera degli USA, portandolo da AAA a AA+ a causa del deterioramento fiscale nei prossimi 3 anni.
La prima reazione dei mercati non è delle più positive, con le piazze asiatiche tutte in deciso calo.
A Tokyo il Nikkei perde il 2,30%, superato dall’Hang Seng di Hong Kong, in calo del 2,50%.
Un po’ meglio va a Shanghai, che lascia sul terreno l’1,06%.
Male anche Seul, con il Kospi – 1,5%, e l’Australia (Sidney – 0,5%).
Tutti giù i futures, con perdite superiori all’1% in Europa, un po’ più contenute oltre Oceano (forbice compresa tra – 0,33 e 0,70%).
Vix che, di contro, rimbalza di oltre 10 punti.
Ancora in rialzo il petrolio, con il WTI che supera i $ 82 (questa mattina 82,19, + 0,90%).
Gas naturale Usa $ 2,559, – 0,16%.
Oro $ 1.968.
Spread a 165 bp, con il BTP che fa segnare il 4,18%.
Bund a 2,53%.
Treasury di nuovo sopra il 4% (4,03%).
€/$ a 1,099.
Bitcoin a $ 29,611.
Ps: Fuga da Alcatraz. A questo, probabilmente, pensava un anziano di 92 anni che l’altra notte è evaso non da un carcere (ovviamente vista l’età non potrebbe essere lì) ma da una RSA in provincia di Trento. O forse, molto più probabilmente, e umanamente, nostalgia di casa e degli affetti domestici.