In questi giorni a tenere banco, più che le notizie finanziarie, sono quelle sul clima e sulle temperature roventi in quella che è una delle estati più calde che si ricordino (anche se negli ultimi anni il fenomeno non è nuovo).
Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, per rimanere in tema.
In effetti sono giorni di relativa calma per ciò che riguarda i temi economici. I dati aggiornati a giugno ci dicono, ancora una volta, che l’inflazione è in calo ovunque (in Italia dal 7,6% di maggio siamo passati al 6,4% di giugno), per quanto i prezzi “core” (al netto di alimentari ed energia) dimostrino una resilienza maggiore. L’economia, pur non attraversando uno dei suoi periodi migliori, continua a “viaggiare” ad un buon ritmo ci crociera, portando molti economisti (per es. il nostro Governatore Bankitalia Ignazio Visco) a sostenere che difficilmente avremo un “atterraggio” brusco, allontanando, quindi, l’incubo della recessione. L’occupazione rimane ovunque a livelli sostenuti, con alcuni settori (vd per es ristorazione e ricettività, forse quelli, vista anche la stagionalità, a più forte traino per il nostro Paese) in deficit di organico, come anche alcuni ambiti produttivi per i quali manca la mano d’opera specializzata. Negli Usa il settore bancario ha superato senza problemi la crisi delle banche regionale di qualche mese fa, come i dati sulle trimestrali (ieri è stata la volta di Morgan Stanley e Bank of America, mentre per oggi sono attesi quelli di Goldman Sachs), cosa che ha dato nuova energia ai mercati. Le maggiori preoccupazioni forse arrivano dal Far East, con la Cina che continua a soffrire una crisi “post-covid” più pesante di quanto si pensasse, con i consumi che stentano a decollare, le esportazioni che languono (almeno per gli standard a cui eravamo abituati), una disoccupazione giovanile quasi da mezzogiorno italiano (con l’aggravante che parliamo di un Paese quasi 25 volte più popoloso del nostro) e con il settore immobiliare che rischia, ancora una volta, di dover essere supportato dalle casse statali per evitare guai peggiori.
Se il nuovo ritocco dei tassi (si ipotizza uno 0,25%) viene dato per scontato (la settimana prossima si riuniranno i Comitati Direttivi sia della BCE che della FED), in queste ultime ore si sta facendo nuovamente largo l’ipotesi che a settembre potremmo assistere ad una nuova pausa, rafforzando l’idea che oramai siamo molto vicini al “pivot” di cui da mesi si parla. Un’ipotesi che trova conforto non tanto nelle parole di Visco, da sempre sostenitore che la BCE deve procedere, in questi mesi, con cautela sulla strada del rigore, per non “uccidere” la ripresa dando il via libera alla recessione, quanto piuttosto in quelle di Klaas Knot, Governatore della Banca Nazionale dei Paesi Bassi (quindi coloro che hanno sempre sostenuto la necessità di mantenere il “pugno duro”), che ha dichiarato che “a settembre un incremento del costo del denaro è possibile, ma non è una certezza. Un rialzo a luglio è una necessità, ma poi si vedrà”. Parole che lasciano intendere che se questa estate i prezzi continueranno il percorso ormai intrapreso da mesi la ripresa dalle vacanze potrebbe riservare delle sorprese positive. L’obiettivo di rientrare nel target del 2% potrebbe essere raggiunto prima del tempo previsto (la BCE si è data come scadenza il 2025), conseguenza del fatto che la media dei prezzi, a livello UE, è passata dal 10,7% di fine ottobre 2022 al 5,5% di fine giugno. Certamente a favore di chi predica una pausa gioca il “fattore tempo”: è noto, infatti, che le politiche monetarie raggiungono la loro massima efficacia a distanza di tempo (diversi mesi) dalla loro attuazione. Ormai i rialzi vanno avanti, in Europa, da 12 mesi, un tempo sufficiente per vedere i risultati (come in effetti sta succedendo).
Ieri il Dow Jones ha conclusa la settima seduta positiva consecutiva, la sequenza più lunga da 2 anni e mezzo a questa parte. Bene anche il Nasdaq, che ha chiuso a + 0,82%, mentre lo S&P 500 ha toccato in chiusura + 0,71%.
Questa mattina, ancora una volta, mercati asiatici a “2 volti”: bene, a Tokyo, il Nikkei (+ 0,84%), mentre a Hong Kong l’Hang Seng “lima” dello 0,48%, peraltro in netto recupero rispetto ai minimi di giornata. Sulla parità invece Shanghai, anch’essa in forte recupero rispetto ai primi scambi.
Futures che sembrano anche oggi di voler dimostrare la buona salute dei mercati.
Il petrolio conferma, come spesso fa, le sensazioni positive sull’economia, con i prezzi che tornano a crescere (WTI a $ 75,66), come peraltro possiamo tutti notare facendo il pieno (la benzina è tornata, soprattutto sulle autostrade, sopra i 2€ lt).
Gas naturale Usa a $ 2.629 (- 0,15%).
Oro a $ 1.984, massimo dal mese di maggio.
Spread a 166,6 bp, per un BTP che rende il 4,01%.
Bund questa mattina a 2,38%.
Treasury a 3,77% dal 3,79% di ieri.
Stabile l’€/S, a 1,122.
Bitcoin in altalena, con i prezzi che oscillano attorno ai $ 30.000 (questa mattina 30.092,90).
Ps: Mission impossible. Così possiamo definire l’impresa di Italia (già il nome evoca il fatto che non si parla di una persona qualsiasi) Melli, che, all’alba dei 90 anni appena compiuti, si è gettata con il paracadute da oltre 3.000 mt. Un’impresa non da tutti, evidentemente. La parte più difficile, paradossalmente, non è stata tanto la caduta libera (per quanto “precipitare” senza l’apertura del paracadute per 1.500mt, la metà del “volo”, non deve essere, a quell’età, così scontato), quanto piuttosto “l’atterraggio”. Toccare il suolo ad una velocità di certo non usuale, per un fisico non propriamente elastico e reattivo, forse è stato il momento più pericoloso dell’impresa. Grande Italia! (senza alcun apparentamento politico).