Direttore: Alessandro Plateroti

Difficile, per chi vive e lavora a Milano, pensare che il nostro Paese (e non solo il nostro) stia vivendo una stagione di crisi, con il PIL fatica a superare la soglia dell’1%, i consumi che stentano, come emerge dai dati di Confcommercio, la disoccupazione che, per quanto sia in diminuzione, continua a mantenersi su livelli preoccupanti (anche se, in merito a tale argomento, emerge più di un paradosso, visto che molte aziende, soprattutto nel settore turistico e della ristorazione, non riescono a reperire mano d’opera, con un gap tra domanda e offerta di oltre 230.000 posti di lavoro che non riescono ad essere colmati).

Ma non è certo questa, soprattutto nella settimana del design, la “fotografia” che rappresenta l’Italia.

Debito pubblico, decrescita demografica, difficoltà a rispettare tempi e modalità di utilizzo delle risorse previste dal PNRR: questi alcuni dei grandi temi che “pesano” sul nostro Paese e ne condizionano il futuro.

A cui si aggiungono le “questioni” quotidiane, più legate alla fase economica che stiamo vivendo.

Tra queste una delle più importanti è quella legata all’aumento dei tassi, con tutto ciò che si trascina dietro..

L’aspetto più evidente, anche per il suo impatto sul settore immobiliare, è il caro mutui. Ormai si viaggia su tassi che superano il 4%, che riportano le lancette dell’orologio indietro di circa 2 decenni. Sembrano ormai lontanissimi i tempi (eppure sono passati solo 5-6 anni) in cui tassi per l’acquisto della casa stazionavano sotto l’1%, mentre ci stiamo pericolosamente avvicinando a quello che rimane il “record” del 2007, quando si raggiunse il picco del 5,72%: se a febbraio il tasso medio per l’acquisto di abitazioni era intorno al 3,76%, a marzo è stato toccato il 4%. Una cosa analoga sta accadendo sul fronte delle imprese, con il costo dei finanziamenti che ha toccato il 3,9%, tornando ai livelli del 2012.

Nel caso dei mutui, l’impennata del loro costo ha ridotto di molto le nuove richieste: l’aumento della rata, infatti, in molti casi rende impossibile l’accesso al credito da parte di molte famiglie, venendo meno il rispetto dei requisiti reddituali richiesti. Con l’ovvia conseguenza che le transazioni immobiliari sono in netta diminuzione: per quest’anno si prevede una diminuzione delle richieste di mutui del 18%, mentre le transazioni immobiliari caleranno di circa il 14,6%. Per non parlare di surroghe e rinegoziazioni/sostituzioni, che crolleranno del 50% circa. Sul fronte dei prezzi degli immobili, peraltro, si va sempre di più verso una netta distinzione tra alcune aree urbane (in primis Milano), con i valori che non accennano a fermare la loro corsa, e le zone di provincia o rurali, che invece evidenziano nuovi segnali di debolezza.

Un mercato, quello italiano, che comunque rimane sempre interessante per gli operatori e gli investitori stranieri, visti i prezzi competitivi rispetto ad altri Paesi. Per non parlare delle zone più turistiche, tornate ad essere molto richieste dopo lo stop imposto dal Covid.

Se il “caro denaro” non aiuta le famiglie e le imprese, altrettanto non si può dire per il settore bancario, come le trimestrali americane ci confermano.

Ieri sono usciti i dati di Bank of America, il secondo gruppo bancario USA, con numeri assolutamente positivi. I profitti sono saliti del 15%, raggiungendo $ 8,2MD, con i ricavi a $ 26,2MD, + 13%. Ancora maggiore l’incremento del net interest income, vale a dire il margine derivante da interessi, cresciuto del 25%, a 14,4MD. L’unico a soffrire un pochino il margine del trading azionario, compensato peraltro dall’aumento dell’attività del comparto obbligazionario.

Appare quindi evidente che il default di Silicon Valley Bank e la crisi di alcune banche regionali non ha lasciato strascichi, allontanando il rischio del contagio e dell’effetto “domino”. Ovunque (il fenomeno si sta verificando anche in Europa) sono in diminuzione le giacenze liquide, ma il fatto è dovuto alla concorrenza di forme di impiego della liquidità molto più redditizie, anche sulle brevi durate, più che al vero timore del default di qualche istituto.

Ieri sera chiusure di Wall Street sulla parità.

In calo, questa mattina, i mercati asiatici. Shanghai lascia sul terreno lo 0,56%, mentre a Hong Kong l’indice Hang Seng arretra dell’1,34%. Più contenuto il calo di Tokyo, dove il Nikkei cede solo lo 0,18%.

Futures in calo in Europa e a Wall Street, con perdite tra lo 0,3 e lo 0,5%.

Materie prime in flessione. Il petrolio (WTI) tratta a $ 80,51 (- 0,59%).

Gas naturale Usa a $ 2,346 (- 0,59%).

Oro in prossimità dei $ 2.000 (2.002, – 0,97%).

Spread a 182 bp, con il BTP al 4,29%.

Stabile il treasury Usa, al 3,58%, con il biennale al 4,21%.

€/$ a 1,095.

Bitcoin che torna sopra i $ 30.000, livello che mantiene anche questa mattina, anche se in calo (30.117, – 0,86%).

Ps: Ita, la nuova compagnia di bandiera, fatica, non poco, a far quadrare i conti. Ma almeno su una cosa vuole lasciare il segno. Sono state varate, infatti, le nuove regole relative “all’estetica” del personale di volo. Un decalogo che va dalla cura della persona (vietati piercing, per gli uomini barba lunga – addirittura viene fissato il limite di 5mm – , basette classiche – non più lunghe di metà orecchio, per le donne particolare cura alla capigliatura, che non deve riportare i segni della “ricrescita”….) all’abbigliamento (divisa sempre in ordine, gioielli vietati agli uomini, etc) al portamento (mai mani conserte in pubblico, né mani in tasca, vietato fumare, indossare cuffie, tenere il telefono al collo, etc). In fondo, nulla di nuovo…(negli anni 50-60 Alitalia era nota per l’eleganza delle divise: almeno quello un marchio del “made in Italy).

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ultimo aggiornamento: 19-04-2023


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