Chi, almeno una volta, non ha sentito o letto l’espressione “italiani, un popolo di santi, poeti e navigatori”. Una locuzione estrapolata da un discorso tenuto da Mussolini, nel 1935, in risposta alle accuse formulate dall’Onu in conseguenza all’attacco all’Abissinia (frase tra l’altro riportata sul Palazzo della Civiltà all’EUR di Roma). In realtà, comprendeva anche “di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori” (né più né meno di molte altre nazioni verrebbe da dire).
A queste definizioni, negli anni 70/80 se ne è aggiunta un’altra: di BOT people. Erano gli anni in cui i rendimenti (dei BOT) erano arrivati a superare anche il 20%. Rendimenti, attenzione, “nominali”: nello stesso periodo l’inflazione viaggiava al 20 e più per cento (nel 1977 arrivò a toccare una punta del 27%, quasi da Paese sud-americano), per cui, alla fine, nelle “tasche” degli italiani rimaneva ben poco, se non addirittura nulla. Ma nella memoria collettiva, rimangono gli anni in cui “i BOT rendevano il 20%”: la percezione, quindi, era che tutti si arricchissero a “rischio zero” (o giù di lì).
Anni (si spera…) irripetibili, e non solo perché i tassi erano arrivati a livelli insostenibili per qualunque economia o famiglia: si pensi, banalmente, dove poteva essere arrivato il costo di un mutuo (altro che il raddoppio della rata a cui abbiamo assistito nel corso del 2022 e dei primi mesi del 2023). Rimane il fatto che confermiamo di avere una certa predisposizione se non ai BOT ad investimenti in grado di remunerare in maniera “certa” il capitale e, contestualmente, in grado di garantire il capitale.
Così (anche così) si spiega il grande successo del collocamento (che si chiude oggi alle 13.00) del nuovo BTP Valore, che dovrebbe, guardando quanto successo in questi 4 giorni, arrivare a superare il record di € 18 MD raccolti nella prima edizione del giugno 2023 (a ieri sera il divario era di soli 120 ML rispetto a quanto era stato raccolto nello stesso periodo, € 16,94 MD contro i 17,06 dell’anno scorso).
Un successo di cui il Tesoro ha particolarmente bisogno: nel momento in cui ha strutturato l’offerta, ne era, evidentemente, ben consapevole, facendo in modo che l’interesse delle famiglie (l’emissione è a loro dedicata) fosse elevato, rendendo il titolo più competitivo rispetto agli analoghi di pari durata. Anche perché è noto che oramai dobbiamo fare “affidamento” solo (o quasi) sulle nostre forze, essendo venuto meno il sostegno da parte della BCE, che ha interrotto i molteplici interventi mirati a mantenere bassi i tassi e aiutare i Paesi membri. Si calcola, riducendo l’analisi alla “dura legge dei numeri”, che quest’anno verranno a mancare acquisti, per quanto riguarda il nostro Paese, per circa € 50 MD. Dall’altra parte, invece, il fabbisogno statale, in termini di emissioni nette (al netto, cioè, dei rinnovi dei titoli in scadenza), per il medio-lungo termine, dovrebbe aggirarsi, per l’anno incorso, tra i 75 e i 95 MD. Se anche la raccolta dovesse fermarsi, quindi, a € 18 MD (ma le probabilità che si vada un po’ oltre non sono poche), ciò significherebbe che solo con questa emissione il Tesoro avrebbe già raccolto un percentuale tra il 20 e il 25% Rimanendo alle emissioni del solo BTP Valore, in tre tornate sono stati raccolti (senza la giornata di oggi) circa € 53 MD, con oltre 1,9 ML di contratti: numeri incredibili, che hanno portato le famiglie italiane e le imprese non finanziarie a detenere circa il 13,5% (€ 270 MD la quota in mano alle famiglie, € 45 MD la quota detenuta dalle imprese) del debito pubblico (per la parte data dalle emissioni governative), quando non più tardi di 2 anni fa erano solo al 6%.
Il tutto in un contesto economico globale piuttosto positivo. I dati resi noti ieri confermano che l’inflazione è in ritirata un po’ ovunque (2,4% negli Usa, 2,5% in Germania, 2,9% in Spagna). Ha ripreso pertanto vigore il “partito dei tagli”: si torna a parlare non più di 3 tagli da parte delle Banche Centrali (FED e BCE), ma di 4, con i futures che “scommettono” su ribassi che potrebbero arrivare, nel corso d’anno, anche all’1% (0,25% cadauno). Rimane peraltro molto remota l’ipotesi che il primo possa arrivare già nel mese di aprile, mentre valida la scadenza di giugno, con la BCE che potrebbe giocare d’anticipo sulla FED, in considerazione di una situazione economica meno favorevole, con rallentamenti piuttosto diffusi e omogenei (fatta salva forse la Spagna). L’economia Usa, infatti, continua a dare segnali di buona salute, con PIL sempre su livelli piuttosto forti e disoccupazione ai minimi. Senza dimenticare che l’anno elettorale favorirà una politica fiscale espansiva, un ulteriore sostegno, quindi, all’economia del Paese.
Ecco spiegati i rialzi di ieri, che hanno portato gli indici americani a segnare nuovi massimi, mentre, di contro, abbiamo assistito ad un restringimento degli spread, con i prezzi dei titoli obbligazionari (soprattutto i governativi nelle durate brevi) in aumento.
Si chiude una settimana quasi “trionfale” per i mercati del Pacifico.
A Tokyo il Nikkei si appresta a chiudere vicino al + 2%, con un rialzo settimanale del 10,8%, aiutato dalle previsioni che la Bank of Japan promuoverà il rialzo dei tassi (il Giappone è rimato l’unico Paese in cui sono rimasti negativi) un po’ più avanti rispetto alle precedenti stime.
Piuttosto bene anche Shanghai (+ 0,38% la giornata, + 9,7% la settimana) e Hong Kong (hang Seng + 0,39%, settimana + 6,8%).
Chiusa la borsa coreana; in rialzo anche l’India (BSE Sensex Mumbai + 0,8%). A proposito di India, i dati di ieri confermano una crescita superiore alle previsioni, con il PIL che raggiunge il + 8% battendo le aspettative, che si fermavano al 7,6%.
Futures in rialzo un po’ ovunque (+ 0,4/0,5%).
Petrolio sui livelli di ieri (WTI $ 78,52).
Gs naturale Usa $ 1,869 (+ 0,27%).
Oro a $ 2.055, stabile.
Spread a 141,1, con il BTP al 3,83%.
Bund 2,40%.
In discesa anche il treasury Usa (4,24%).
€/$ stabile (1,0815).
Leggera contrazione per il Bitcoin, che, dopo aver toccato i $ 63.500, ripiega verso i $ 62.000, un livello che, comunque, non vedeva dal 2021.
Ps: e quindi Oprah Winfrey, la più famosa “anchor-woman” Usa, ha deciso di lasciare il CdA di Weight Watchers. Una notizia che dovrebbe limitarsi al “gossip”. Ma che è bastata a far crollare le quotazioni della società operante nel settore del “wellness” di oltre il 24,5%. Non ha detto che la società è sull’orlo del fallimento o che avrà utili molto inferiori alle attese. Ha solo detto che si è stancata di sedersi in CdA. Evidentemente l’altra faccia della medaglia rispetto al momento in cui era stato annunciato il suo ingresso. Insomma, siamo sempre al “dente per dente”…