Direttore: Alessandro Plateroti

A fine 2023, il PIL mondiale è arrivato a superare i $ 105.000 MD (105 trilioni).

Al 1° posto, sempre (e probabilmente ancora per un bel po’ di tempo) gli USA, con oltre $ 26.000 MD. Al 2° posto la Cina (17.700). Al 3° posto la Germania, tra i $ 4.400 e i $ 4.500, che ha appena scalzato il Giappone, fermo a $ 4.200: storia quasi parallela di 2 economie “un po’” in crisi, che arrivano da 2 trimestri in “recessione tecnica”. L’Italia è solo 8°, con $ 2.186 MD, minacciata, però, dal Basile e dal Canada, a pochi miliardi di differenza.

Numeri che evidenziano come il nostro Paese fatichi sempre di più a rimanere “seduto” ai tavoli che contano (G7 o G8 che dir si voglia), con una crescita che, fatti salvo forse il 2021 e il 2022, è stabilmente più lenta rispetto alle altre economia.

Ma dove si può percepire ancora in maniera più evidente la nostra dimensione “provinciale” rispetto al mondo economico-finanziario è sulle dimensioni del nostro mercato finanziario.

A fine dicembre 2023 il valore della borsa italiana era pari a circa € 762 MD, vale a dire lo 0,5% della capitalizzazione complessiva (€ 150.000 MD circa), quando, a inizio secolo valeva 4 volte tanto: quindi, se riferito al PIL, il 39% rispetto al 150% a livello globale.

Ma dove il confronto non regge è quello con il mercato americano.

Nel 1899 Wall Street vale solo 8 volte il mercato italiano. A fine 2023 la differenza era pari a 120 volte. Infatti, se, come detto, il peso del nostro listino è pari solo al 39% del PIL realizzato, negli USA siamo a circa il doppio: lo S&P 500 è arrivato a valere $ 42.000 MD, quindi quasi 2 volte il PIL. E negli ultimi 2 mesi il suo valore è aumentato di circa $ 720 MD, $ più $ meno quanto il valore del ns indice. A livello UE, poi, oramai siamo ad un modesto 3,1%, lontanissimi da Francia e Germania, e appaiati alla Spagna. Ma se guardiamo al valore complessivo degli indici americani, il loro valore arriva al 60% del valore complessivo.

E’ chiaro che, al di là delle statistiche, ciò che emerge è che il nostro “mercato dei capitali” è sempre più “asfittico”. Quando si pensa ai mercati azionari, la prima cosa che a cui si pensa è la possibilità di realizzare forti guadagni ovvero il rischio di vedere andare in fumo i risparmi di una vita. Dimenticando quello che, forse, è il loro ruolo principali; quello di sostenere le società, “finanziando” indirettamente la loro attività e, conseguentemente, “spingendo” il PIL. Ma se le società quotate, anziché aumentare, diminuiscono (da noi i “delisting” procedono in maniera superiore alle nuove quotazioni, che, laddove arrivano, riguardano aziende di bassa se non bassissima capitalizzazione, mentre la “scomparsa” dal listino, di contro, riguarda quasi sempre realtà di medio-grande capitalizzazione, vedi Saras, appena acquistata da Vitol, la società olandese nata 1966 che oggi ha un fatturato superiore a  $ 500 MD).

Un declino che sembra irreversibile: invertire la rotta, allo stato attuale, sembra alquanto difficile. Anche in ambito borsistico, infatti, a prevalere sembra essere la lentezza dei processi burocratici e amministrativi per portare le aziende in borsa, nonché gli elevati oneri (vedi, banalmente, la tassa sulle transazioni finanziarie) che senza dubbio non aiutano ad avvicinare gli investitori al mercato dei capitali.

La settimana si apre con l’indice Nikkei nuovamente in rialzo (ì 0,50%), che consente alla borsa giapponese di superare, per la prima volta nella storia, i 40.100 punti.

Non riesce a mantenere il passo la borsa di Hong Kong, con l’Hang Seng arretra dello 0,22%. Meglio va la borsa cinese, con Shanghai che sale dello 0,41%.

Forte rialzo per l’indice di Taiwan grazie al poderoso balzo (+ 5%) di Taiwan Semiconductor Manufacturing.

In crescita anche Seul (+ 1,3%).

Futures al momento cauti sulle 2 sponde dell’oceano.

Salto in avanti del petrolio, con il WTI che ha raggiunto gli 80$ (80,17).

Continua la marcia di riavvicinamento ai 2$ del gas naturale Usa (1,886, + 2,56%).

Oro a un passo dai $ 2.100, che lo riporta nelle vicinanze del massimo storico.

Spread a 146,8 bp, con il BTP a 3,88%.

Bund tedesco 2,41%.

Treasury al 4,19%, in recupero rispetto al precedente 4,24%.

€/$ 1,0848.

Non si ferma la corsa del bitcoin: questa mattina è a un passo dai $ 65.000 (64.765).

Ps: non solo Wall Street fa segnale nuovi record. Rimanendo da quelle parti (anche se sulla West Coast, visto che i Los Angeles Lakers giocano in California) c’è quello che forse è il più grande giocatore di basket di sempre che, a dispetto dell’età (compirà 40 anni il 30 dicembre), continua a stupire il mondo, macinando nuovi record. Le Bron James, infatti, ha “sfondato”, primo giocatore nella storia, il muro dei 40.000 punti (40.017), segnati in 1.475 partite (quindi una media di 27,13 punti a partita), oltre agli 8.023 segnati nei pay-off (2.000 in più di un “certo” Michael Jordan).

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ultimo aggiornamento: 04-03-2024


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