Direttore: Alessandro Plateroti

Una delle poesie più note di Giacomo Leopardi, L’infinito, termina con la famosissima “e naufragar m’è dolce in questo mare”.

Senza dubbio l’assioma Leopardi-mercati finanziari è un azzardo. Eppure quanto accaduto nella giornata di ieri (ma direi quanto si sta verificando ormai da tempo)non rende così lontana la suggestione.

Ma andiamo con ordine.

Ieri in Germania sono stati resi noti i dati dell’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese: ebbene, per il 4° mese di fila continua a calare, arrivando al livello minimo da 6 mesi, confermando come i ritardi nella supply chain e forse ancor di più i rincari delle materie prime pesino sulla ripresa economica. Tant’è vero che la Bundesbank ha dichiarato che quest’anno il PIL rischia di crescere “significamente” meno di quanto previsto (3,7%) non più tardi di giugno a causa del calo della produzione industriale, vero traino per l’economia del Paese. Il rischio, per la potenza teutonica, è di trovarsi, a fine 2021, con una produzione industriale ancora inferiore ai livelli del 2019. Ad aggravare il rallentamento la conferma che le esportazioni verso gli altri Paesi UE sono in calo dello 0,4% su base destagionalizzata verso agosto.

Non molto meglio sta andando negli USA, dove si segnalano “cedimenti” della ripresa, come già ricordato in precedenti report, con il PIL che, per quanto robusto, rallenta la sua corsa.

Volendo vedere il “bicchiere mezzo vuoto”, si possono mettere in sequenza i motivi che dovrebbero consigliare, se non l’allarme rosso, una certa cautela da parte degli operatori e degli investitori: inflazione, rallentamento della crescita, riduzione degli stimoli monetari da parte della FED, con 2 rialzi dei tassi già “calendarizzati” per il 2022, prospettive degli utili aziendali, per non parlare di una situazione pandemica che, a livello globale, continua a preoccupare, con diversi Paesi (in Europa la Romania è in una situazione disastrosa, ma anche in altri Paesi dell’Est europeo non va molto meglio – in Russia, per es, si superano i 1.000 morti al giorno, e si va incontro ad un nuovo lockdown generalizzato).

Eppure ieri molti mercati hanno aggiornato nuovi record.  Il nostro indice MIB, per esempio, in crescita dello 0,92%, si è “arrampicato” su livelli che non vedeva dal 2008. Ben più pieno di significato l’andamento dello S&P 500, che ha toccato nuovi record, grazie soprattutto alla spinta del tech (con il Nasdaq a + 1,04%). Un apparente paradosso, quindi.

Ancora una volta sembra prevalere la logica del “tanto peggio tanto meglio”: se le cose non vanno poi così bene, se i rischi sulla ripresa sono ancora così forti, se la pandemia è ancora, e in maniera così drammatica, tra noi, si allontana il momento delle politiche monetarie restrittive da parte delle Banche Centrali (in primis della FED), per quanto si sia in presenza di un’inflazione ben superiore alle attese. Senza contare, poi, l’andamento dei tassi, l’altro elemento cruciale. Se è vero che quelli “nominali” sono in crescita (ieri il Treasury a 10 anni si trovava intorno all’1,63%, il Bund tedesco a – 0,15%, il nostro BTP vicino allo 0,90%), quelli “reali” (che “contabilizzano” l’inflazione)si trovano in territorio abbondantemente negativo: in USA siamo a circa – 1,05%, mentre in Europa sono ai minimi storici, oltre il – 1,80%. A questo si aggiungono anche le aspettative di utili aziendali, almeno nel breve, in forte aumento, aspetto che implica una valutazione meno cara delle azioni (ma, allungando lo sguardo, le cose potrebbero cambiare, con utili, nel medio periodo, in calo).

Naufragar m’è dolce in questo mare, appunto…

I rialzi statunitensi di ieri sera si riflettono, questa mattina, solo parzialmente sui mercati asiatici, dove spicca il + 1.6% del Nikkei. In ombra, al momento, Shanghai, molto volatile ed in leggero ribasso in questi minuti, mentre più pesante Hong Kong, penalizzata dall’andamento negativo del settore immobiliare, su chi pesa l’incognita di nuove tasse sugli immobili, oltre ad un nuovo allarme societario, dopo che sono emerse difficoltà da parte di Modern Land, altra società operante come sviluppatore e costruttore, specializzata in progetti green, a basso impatto ambientale, ha dichiarato di non essere in grado, per ora, di onorare il pagamento degli interessi su un bond pari a $ 250 ML.

Futures ancora positivi questa mattina, con rialzi che, nel tech, superano lo 0,52%.

Stabile, per il momento, il petrolio, con il WTI a $ 83,71. Nuovo balzo del gas naturale, che questa mattina tocca i $ 6,189 (+ 2%).

Oro a $ 1.808 per oncia.

In ulteriore recupero lo spread, in discesa verso i 100bp.

Si rafforza anche il $, dopo le notizie sul rallentamento tedesco: €/$ questa mattina di nuovo a 1,16.

Bitcoin sempre “tonico”: questa mattina lo troviamo ben saldo sopra i $ 62.000.

Ps: e quindi il ristretto “club” delle società che superano i $ 1.000 MD di capitalizzazione da ieri si è arricchito: dopo Apple ($ 2.457ML), Microsoft ($ 2.321ML), Saudi Aramco ($ 1.985 ML). Alphabet-Google ($ 1.841 ML). Amazon ($ 1.689 ML), arriva Tesla che ieri ha fatto segnare un rialzo del 12.66%. Hertz, infatti, ha reso nota di aver “commissionato” alla casa americana oltre 100.000 autovetture, per una valore stimato di oltre $ 4,2MD (da consegnare entro il 2022). E oggi potrebbe essere la volta di Facebook: ieri sera, a mercati chiusi, ha comunicato i dati, superiori alle attese (tanto che nel dopo borsa il titolo è salito del 2%).

Riproduzione riservata © 2024 - EFO

ultimo aggiornamento: 26-10-2021


A proposito di rating

Un paese per vecchi