Il dibattito intorno a Draghi e alla sua eventuale nomina a Presidente della Repubblica si allarga oltre i confini nazionali. E così non può che essere: le vicende degli ultimi 2 anni, nella loro drammaticità, hanno portato ad un’idea di rafforzamento del concetto di Europa senza il quale non sarebbero stati possibili provvedimenti a volte decisivi, quali, per esempio l’abolizione, seppur temporanea, del patto di stabilità e il PNRR. Di pari passo si è rafforzato il legame e l’interdipendenza tra i Paesi UE, in cui il ruolo (e il peso) dell’Italia sono fondamentali.
Un concetto ben sintetizzato dall’endorsement a favore dell’ex Presidente della BCE da parte della Banca d’affari Goldman Sachs (di cui Draghi ha ricoperto il ruolo di Vice Presidente e Managing Director dal 2002 al 2005), ben sintetizzato dal “should I stay or should I go” di cui ha ampiamente parlato la stampa in questi giorni. Per non parlare del Presidente Francese Macron, che è arrivato a dire che “è un’estrema fortuna per l’Italia (e i suoi alleati) poter contare su un uomo come l’attuale Presidente del Consiglio”.
Argomenti che, peraltro, difficilmente rientreranno nell’attesa conferenza stampa di questa sera, sollecitata da più parti dopo le ultime decisioni in materia di emergenza Covid viste le non poche critiche che hanno suscitato e il prolungato silenzio del Capo dell’Esecutivo.
La prima settimana del nuovo anno si era chiusa con le notizie, apparse sabato, sull’inflazione Europea, superiore alle attese, arrivata a toccare il 5% contro il 4,9% di novembre e le attese di un 4,8%. Il nostro Paese ha fatto registrare un + 4,2% (3,9% a novembre), ma alcuni Paesi (Estonia, Lituania, Lettonia) hanno fatto registrare rialzi ben oltre le 2 cifre a causa del continuo, considerevole aumento delle materie prime. L’energia, dopo il rialzo del 27% di novembre, ha avuto un nuovo balzo del 26%. E anche gli alimentari, altra componente decisiva per la determinazione dell’inflazione complessiva, hanno avuto un balzo del 3,2%. Confortano invece i dati sull’inflazione core (quella al netto di energia e, appunto, alimentari), risultata stabile al 2,6%. Cosa che sembrerebbe dar ragione agli analisti della BCE, che ne prevedono il ritorno ad un più “gestibile” 2% nei prossimi mesi. Un numero, il 2, che consentirebbe alla BCE di perseguire la sua politica di “moderata” espansione (non dimentichiamo che dal prossimo marzo anche la nostra Banca Centrale inizierà a tirare, seppur ancora in termini edulcorati rispetto alla FED americana, i “remi in barca”), mantenendo, almeno sino alla fine del 2023, i tassi fermi (e quindi negativi). Ipotesi confermata dal Capo economista della BCE, Philipe Lane, che ha detto che l’andamento dei prezzi rientra in un “ciclo pandemico” dell’inflazione, che ha visto prima il loro crollo e poi un altrettanto rapido aumento, mentre ora si dovrebbe entrare nella fase di “normalizzazione”.
Sempre l’ultimo fine settimana ha confermato la diversa velocità a cui viaggiano le 2 economie. I dati sull’occupazione USA sono stati eccezionali, con il livello di disoccupazione sceso, in un mese, dal 4,2% al 3,9%: in un anno sono stati creati 6,4ML di nuovi posti di lavoro, il dato più alto mai registrato dal 1939, con un calo della disoccupazione mai così forte (anche se, nel mese di dicembre, contro le attese di 422.000 nuovi posti ne sono stati creati solo 199.000, il che potrebbe far pensare ad un rallentamento della crescita a causa della variante omicron).
Inizio settimana confortante per gli indici asiatici, Chiusa Tokyo per festività, vanno registrati i diffusi rialzi delle piazze del Far East: Shanghai ai avvia a chiudere vicina allo 0,50%, mentre prosegue il recupero di Hong Kong (+ 1%), dove si registra un nuovo rimbalzo dei titoli tech, tale da permettere un recupero di circa il 5% in 3 giorni. Bene anche l’India e Singapore.
Futures al momento positivi sulle 2 sponde dell’oceano, seppur con rialzi marginali.
Petrolio senza variazioni di rilievo, con il WTI a $ 79.00.
Impennata, invece, per il Gas naturale, in rialzo questa mattina, di oltre il 5%, con il prezzo che torna a superare i 44 (4,135).
Spread a 134 bp, a certificare la tensione sui nostri BTP, il cui rendimento si trova sempre verso l’1,30%.a
Treasury USA a 1,77%, vicino ai massimi dalla primavera scorsa (secondo Goldman Sachs i rialzi dei tassi, da parte della Banca Centrale americana, potrebbero essere addirittura 4 contro i 3 sino ad oggi previsti).
Leggero rafforzamento dell’€, con €/$ a 1,1332.
“Regge” il bitcoin, aggrappato ai $ 42.000.
Ps: “aggrappiamoci” anche noi alle buone notizie. Sembra che nel Regno Unito la curva dei contagi abbia iniziato ad invertirsi, con il numero di nuovi casi giornalieri scesi a 141.000, circa il 18,5% in meno rispetto alla settimana scorsa. E con il calo dei nuovi contagi, oltre al numero dei morti, scende anche quello dei ricoveri ospedalieri (18.000 circa, a gennaio 2021 erano oltre 35.000).