Secondo la Treccani, per paradosso si intende “un’affermazione, una proposizione, una tesi o un’opinione che ,per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune o alla verosomiglianza e riesce perciò sorprendente e incredibile”. Spesso, in economia, il termine è usato come sinonimo di antinomia, che consiste in una vera e propria contraddizione logica.
Quanto è successo ieri ai mercati finanziari può rientrare benissimo in tale definizione. Infatti, abbiamo assistito ad un rimbalzo che ha coinvolto qualsiasi asset, dagli indici di borsa alle obbligazioni, dalle materie prime all’€: soltanto a livello europeo, per esempio, i mercati azionari hanno recuperato oltre € 300 MD di capitalizzazione.
Ma cosa ha scatenato un recupero così forte e, soprattutto, così “globale”?
Come sempre, le motivazioni sono più d’una. Se vogliamo “catalogarle”, sostanzialmente di 3 ordini: economico, tecnico e “di sentiment”.
Partiamo proprio da quest’ultima. Ieri mattina si era detto della decisione della Banca Centrale australiana di limitare il nuovo rialzo dei tassi a 25 bp contro le attese di 50 bp. Una scelta che potrebbe essere un segnale di svolta da parte delle autorità monetarie, impegnate, in questi mesi, a utilizzare in maniera massiccia l’arma del “rigore” per riportare, come sappiamo, l’inflazione sotto controllo. A rafforzare l’ipotesi in un prossimo rallentamento della stretta monetaria anche un report della United nations conference of trade development (Unctad), secondo cui se le Banche Centrali dovessero reiterare la loro aggressività si rischiano problematicità ben maggiori a quelle causate dalla crisi del 2008. Una teoria che si basa, almeno in parte, sui dati economici pubblicati ieri negli Usa, che fanno pensare ad un primo rallentamento del ciclo economico, come dimostra l’indice manufatturiero ISM, sceso ad un ritmo paragonabile a quello riscontrato nel marzo 2020, con il Covid che faceva la sua apparizione negli Stati Uniti. Ancora più evidente il dato sul lavoro: nel mese di agosto, negli Stati Uniti erano “disponibili” circa 10,1 milioni offerte di lavoro, un numero che può sembrare enorme, ma in forte calo rispetto al dato di luglio, quando erano oltre 11,09 milioni (praticamente 2 posti di lavoro per ogni persona che un lavoro lo stava cercando). E peggio è andata agli ordini manufatturieri, rimasti invariati contro un loro, seppur modesto, aumento. Crescono, quindi, le attese sui prossimi dati (disoccupazione, in arrivo venerdì, e inflazione, il 13 ottobre prossimo): se dovesse essere confermato il rallentamento, non sono esclusi, infatti, “colpi di scena”.
Un terzo fattore che può avere ulteriormente aiutato i recuperi è puramente tecnico. Molti operatori “speculativi” (in primi i “soliti” hedge fund), che si erano messi al ribasso (posizioni short), nel timore di un cambio di scenario, hanno velocemente “chiuso” le posizioni, comprando, quindi, i titoli che precedentemente avevano venduto allo scoperto, pensando che i titoli sarebbero invece scesi, per ricomprarli, quindi, ad un valore ben inferiore a quello della vendita. Un ulteriore segnale potrebbe arrivare dalle società di asset management, che potrebbero gradualmente “rientrare” sul mercato (anche perché hanno a disposizione un cash molto elevato, stimato al 6,1% degli Asset Under Management (Aum), la più alta da 20 anni a questa parte, quando la media è intorno al 4,8%).
Certamente le incognite rimangono molte, a partire dalla crisi geo-politica che si mantiene a livelli preoccupanti (secondo il Times Putin sarebbe intenzionato ad effettuare un test nucleare vicino ai confini ucraini) all’Europa che non finisce di litigare sulle modalità per affrontare la crisi energetica e i Paesi membri divisi tra chi è schierato con la Germania per lo stanziamento straordinario di € 200 MD in 3 anni e chi, come l’Italia, è molto critico contro questa scelta.
L’onda lunga del rimbalzo di ieri si fa sentire questa mattina sui mercati asiatici, per quanto molti (Cina inclusa) siano ancora chiusi per festività. Spettacolare la crescita di Hong Kong, che cresce del 6,19%, trascinata ancora una volta dai titoli tech; più “morigerato” il Nikkei, in salita di un ben più modesto 0,48%.
“Prendono fiato”, per il momento, i futures, in calo ovunque di circa mezzo punto.
Sul fronte delle materie prime, da segnalare l’ulteriore crescita del petrolio, con le quotazioni che hanno superato i $ 86: a trascinare il prezzi le voci provenienti dall’Opec+, il cartello che riunisce i maggiori Paesi produttori di petrolio, che sembrerebbe andare verso un taglio della produzione di 2 ML di barili giorno a causa delle previsioni di una prossima recessione.
Gas naturale Usa a $ 6,746 (- 1,48%).
Con un rialzo del 2% anche l’oro “partecipa alla festa”, con le quotazioni che tornano a $ 1.732.
Spread a 229 bp, con il BTP che torna a rendimenti più “consoni”: dopo che nei giorni scorsi era arrivato a sfiorare il 5%, il decennale si è portato al 4,2%. Bund a circa 1,85%, mentre il treasury Usa si conferma al 3,63%.
€/$ vicinissimo alla parità (0,9991): solo giovedì scorso era a 0,952.
Bitcoin sopra i $ 20.000 (20.202, + 1,7%).
Ps: sabato prossimo Filippo Ganna, il cronoman forse attualmente più forte al mondo, tenterà di riportare in Italia il record dell’ora (il tentativo verrà effettuato peraltro in una cittadina svizzera). Intanto, però, si può affermare che un record è stato abbattuto: quello della bici da corsa più cara (si parla, ovviamente, di bici “omologate”). Quella che Ganna utilizzerà è una Pinarello Bolide F Hr 3D (con telaio stampato in 3D). Costo? € 60.000, € più € meno…