Direttore: Alessandro Plateroti

Con lo svolgimento, ieri, del 1° turno elettorale delle Elezioni Presidenziali in Francia, lo scenario geo-politico non viene monopolizzato unicamente dalla Guerra in Ucraina. Quanto succede in Francia, peraltro, potrebbe avere impatti determinanti se non nello svolgimento del conflitto almeno negli equilibri all’interno della UE. E’ noto, infatti, come Marine Le Pen sia politicamente vicina alle posizioni di Putin: va da sé che in caso di una sua clamorosa vittoria l’Europa, da un punto di vista politico, non sarebbe più quella di prima e il rischio di una frantumazione politica tornerebbe di estrema attualità in un momento in cui, invece, la necessità di un fronte comune sarebbe quanto mai fondamentale. I risultati di ieri, con Macron al 28,1% e la Le Pen al 23,2 hanno allontanato le paure, anche se, vista la frantumazione dei voti, il gioco delle alleanze in vista della 2° tornata tra 2 settimane, che saranno determinante per eleggere il Capo delle State, non sono ancora ben definite (anche se il 3° classificato, il candidato della sinistra Jean-Luc Mélenchon, con il 21,7% dei voti, ha già dichiarato che non 1 voto andrà alla destra).

La guerra, oramai giunta alla 7° settimana, continua comunque, ovviamente, ad essere al centro della scena. Oramai nessuno ha dubbi, indipendentemente da come andranno le cose, sul fatto che farà sentire le sue conseguenze sull’economia globale (come già sta succedendo). Diversi sono gli scenari che si prefigurano, a seconda dei tempi in cui il conflitto giungerà a termine.

Per quanto riguarda il nostro Paese, in quello più favorevole (rapida soluzione delle ostilità e ridimensionamento delle tensioni – vd. per esempio le sanzioni) nostra crescita, per quanto inferiore alle previsioni di inizio anno, dovrebbe attestarsi intorno al 3% per l’anno in corso e per il 2023, mentre l’inflazione sarà del 4% (probabilmente piuttosto ottimistica) per quest’anno e dell’1,8% l’anno prossimo. Il quadro intermedio, con una prosecuzione del conflitto, il PIL crescerà del 2% nel 2022 e nel 2023, mentre l’inflazione salirà al 5.6% per il 2022 e del 2,2% nel 2023. E poi abbiamo lo scenario più pessimistico, che ci farebbe sprofondare in recessione (ed insieme a noi l’Europa e forse l’economia globale): il PIL, nel 2022 e nel 2023, andrebbe in negativo, con un calo annualizzato dello 0,5%. L’inflazione esploderebbe all’8%, con un vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime, per poi scendere al 2,3% per il 2023. Ovviamente gli impatti si farebbe sentire in tutti i settori, dai consumi all’occupazione allo spread (sul costo del denaro la strada sembrerebbe già “tracciata” con l’attuazione di politiche più rigorose, anche se la prosecuzione del livello potrebbe rimetterle in discussione). Intanto l’andamento del 1° trimestre, per l’Italia, non si presenta nel migliore dei modi, con la produzione industriale in calo del 2,9%, di pari passo alla caduta della fiducia delle imprese, sceso a marzo al 105,4% dal 107,9% di febbraio, con l’indice PMI dei servizi che dal 58,3 passa al 55,8 (va detto ancora superiore alla “soglia” psicologica di 50).

E poi il mondo deve continuare a fare i conti con il più sgradevole degli “ospiti”: la pandemia, infatti, non accenna a scomparire, mentre sta iniziando anche nel nostro Paese la campagna per la dose vaccinale.

Clamoroso e molto preoccupante quanto sta succedendo a Shanghai, ripiombata in pieno lockdown,  con i suoi circa 25/26 ML di abitanti (in Cina avere dati precisi non è così semplice e scontato) una delle città più popolose. Oggi si parla di oltre 26.000 casi accertati, numeri eccezionali per la potenza asiatica. Ancora più clamorose le ricadute sull’economia non solo della regione ma per tutto il Paese. Si calcola, infatti, che la città metropolitana perderà oltre il 6% di ricchezza, con ricadute anche su base nazionale, con una crescita inferiore alle previsioni del 2%. Possiamo immaginare cosa potrebbe succedere in Europa se alla già gravissima situazione geo-politica si aggiungessero nuovi lockdown o restrizioni.

Non si può dire che la settimana, da un punto di visto finanziario, sia cominciata nel migliore dei modi, con le borse asiatiche in deciso calo: Tokyo si appresta a chiudere in calo dello 0,61%, mentre ben maggiori sono i cali in Great China, con Shanghai che arretra del 2,52% e Hong Kong del 2,80%.

Futures in calo a Wall Street, anche se in percentuali modeste (– 0,30/0,40%), mentre l’Eurostoxx è leggermente positivo.

Petrolio che apre la settimana debole, con il WTI che si allontana dalla soglia dei $ 100 (96,17, – 2,23%).

Gas naturale a $ 6,295 (+ 0,13%).

Oro a $ 1.945 (- 0,10%).

Lo spread riparte da 164bp, con il BTP sempre in area 2,30%.

Treasury sempre più giù, con il rendimento che sale a 2,77%.

€/$ a 1.0878, con l’che dopo un primo recupero sull’esito del voto francese torna a perdere quota.

Bitcoin sempre debole, a $ 42.219, – 1,39%.

Ps: Secondo l’Alto rappresentante della UE per gli Affari esteri e la Politica alla sicurezza Europea, l’Unione Europea, dall’inizio del conflitto, ha versato alla Russia € 36 MD per gas e petrolio. A quanto ammontano gli aiuti versati all’Ucraina? € 1 MD… sottotitolo: la grande contraddizione.

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ultimo aggiornamento: 11-04-2022


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