Il 25 settembre 2001, più che preistoria, sembra fantascienza.
“La Russia è amica dell’Europa, una pace stabile è un obiettivo fondamentale per la nostra nazione. Così come il rispetto dei diritti democratici e delle libertà è l’obiettivo chiave della nostra politica interna”. Così Putin si esprimeva (in lingua tedesca) in un discorso al Parlamento tedesco.
A distanza di 20 anni, la stessa persona ha deciso di invadere l’Ucraina, i cui abitanti sono, come lui stesso ha dichiarato, “fratelli della Russia”, per “denazificarla”. Al di là delle motivazioni politiche e del “messaggio” rivolto all’occidente, difficile non intravedere segnali di scarsa lucidità, se non di “disturbi psichici”, nel comportamento del leader russo.
Dopo più di 30 giorni dal suo inizio, la guerra in Ucraina sembra lontana da una conclusione, seppure oggi, in Turchia, si apra una nuova sessione di incontri tra i 2 Paesi sotto la spinta del Presidente turco Erdogan. La guerra, a volte, fa nascere situazioni sorprendenti: Erdogan che ricopre il ruolo di mediatore di pace, Israele che si unisce al tavolo di un negoziato voluto dal segretario di Stato americano Blinken insieme a Egitto, Emirati Arabi, Barhein e Marocco per discutere di approvvigionamenti. Il tutto mentre il Presidente Biden, in maniera non si sa fino a che punto volutamente provocatoria, in un discorso che probabilmente passerà alla Storia, sabato, a Varsavia, ha dichiarato (riferendosi a Putin) che “quest’uomo non può rimanere al potere”, frase che, almeno in apparenza, non aiuta sulla strada di un accordo.
Quello che appare sempre più evidente è l’impatto che il conflitto ha, ma soprattutto avrà, sulla crescita, già messa in discussione dal vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime e dal ritorno dell’inflazione in stile “anni 80”.
Solo per rimanere al nostro Paese, le nuove stime ipotizzano un PIL che dal 4,7% crescerà probabilmente solo del 2,8%, anche se qualche previsore si spinge ad ipotizzare un + 2,3%, che di fatto starebbe a significare una “crescita”, essendo quella la percentuale eredita dal clamoroso + 6,6% del 2021. Numeri che, peraltro, al momento non metterebbero in discussione la stabilità dei nostri conti pubblici (al momento vengono confermati il 5,6% del rapporto deficit/PIL e il 150% del rapporto debito/PIL). Comunque già si parla di un nuovo decreto sostegni per almeno € 10MD ad aprile, oltre alla necessità di far fronte al caro bollette, per il quale sono stati stanziati a febbraio altri € 4,5MD. Fatto sta che i primi 2 trimestri dell’anno potrebbero chiudersi con una crescita zero, mentre potrebbe esserci una forte ripresa a partire da giugno. Determinante sarà, ovviamente, la “variabile” guerra: se davvero, come qualcuno si è sbilanciato a dire, con i primi di maggio dovesse “scoppiare la pace”, quasi certamente l’economia globale ne risentirebbe molto positivamente. Di contro, se i tempi del conflitto dovessero aumentare, per non parlare dell’eventualità, davvero drammatica, di un suo allargamento, allora gli scenari diventerebbero ben più negativi e tutto verrebbe rimesso in discussione (a partire, con tutta probabilità, dalle decisioni delle Banche Centrali relativamente ai previsti aumenti dei tassi).
La settimana si apre con i mercati del Far East contrastati: Nikkei a – 0,73%, Shanghai – 0,36%, mentre si distingue Hong Kong, che al momento segna + 0,71%, trascinata dai titoli tecnologici (tra cui si distingue Meituan, che fa + 10%).
Futures al momento deboli, con cali nell’ordine dello 0,3/0,4%.
In netto calo, questa mattina, il petrolio, con il WTI che scende di quasi 5 punti percentuali ($ 108,79).
Tiene invece il gas naturale, a $ 5,632 (+ 0,18%).
Cede l’1% l’oro, a $ 1.937,70.
Spread a 148,5, con il rendimento del BTP sempre nei pressi del 2%.
Negli USA, continuano le vendite sul Treasury, fattore che ne fa salire il rendimento: questa mattina lo troviamo al 2,53%, in ulteriore aumento dal 2,48% di venerdì.
€/$ sotto l’1,10, con il $ in leggero rafforzamento (al momento siamo a 1,0961).
Nuovo strappo del Bitcoin, che si porta sempre più vicino ai $ 50.000 ($ 46.948, + 5%): probabilmente ad aiutare le quotazioni le affermazioni delle autorità russe, che si sono dichiarate disponibili a ricevere pagamenti in criptovalute (un modo evidente per aggirare il blocco dovuto alle sanzioni).
Ps: giornata storica per il ciclismo. Per la 1° volta un corridore di colore, l’eritreo Biniam Girmay, 21 anni, ha vinto ieri una grande classica quale la Gand-Wevelgem. Non una delle 5 Gare Momumento (rientrano in questa speciale categoria la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre, la Liegi-Bastogne-Liegi, la Parigi-Roubaix e il Giro di Lombardia), ma comunque una delle gare “di un giorno” più note e prestigiose.