Capire come funzionano questi assegni non è così semplice, anche perché potrebbe essere necessario eseguire un calcolo degli assegni di mantenimento o ricorrere all’ISEE.
I contesti che si possono formare dopo un divorzio sono diverse e complicate, ma tutte implicano come strumento di sostentamento gli assegni mantenimento. Cerchiamo quindi di capire cosa sono, quali sono le condizioni per richiederli e cosa succede in caso di mancato pagamento.
Con assegni di mantenimento si fa riferimento ad una somma di denaro che un soggetto versa al consorte, o ex coniuge nel caso in cui si fosse già divorziati.
La legge prevede che gli assegni di mantenimento vengano pagati in favore di chi si trova nelle condizioni economiche peggiori, e che quindi non sia in grado di mantenersi autonomamente. Il pagamento degli assegni di mantenimento può essere deciso:
In ogni caso, quando due persone decidono di sposarsi, entrambe firmano un contratto di assistenza economica reciproca che non si interrompe né con la separazione né col divorzio.
Per quanto riguarda i destinatari degli assegni di mantenimento possiamo dire che si tratta del coniuge che non ha mezzi di sostentamento economici sufficienti e in generale dei figli. In sostanza si ha diritto agli assegni di mantenimento se:
Per quello che riguarda i figli, nel caso in cui non siano economicamente autonomi e vanno a vivere con l’ex coniuge, sarà necessario versare loro il mantenimento. Se il figlio è maggiorenne potrete versare direttamente a lui l’assegno solo se:
Ci sono casi in cui il giudice decide per l’affido condiviso dei figli, questo però non significa che i figli passeranno metà del tempo con un genitore e metà con l’altro.
Infatti si tratta di una tutela che riguarda le possibilità di incontro con entrambi i genitori, soprattutto per quanto riguarda la stabilità emotiva e di crescita dei figli.
Perciò, anche se i figli passano più tempo con l’ex coniuge, questo non solleva l’altro dall’obbligo di versare gli assegni di mantenimento e quindi dal doversi prendere cura economica dei figli.
Anche in questo caso si hanno due possibilità:
Nel momento in cui i due coniugi capiscono che la loro unione matrimoniale non può essere recuperata e non riescono a trovare un accordo tra di loro, diventa necessario rivolgersi al tribunale.
In questa sede il giudice è chiamato a decidere, dopo aver analizzato il caso, se deve essere emesso un assegno di mantenimento e a quanto deve ammontare. In generale si fa riferimento all’articolo 156 del Codice Civile che riguarda anche la separazione e le regole a cui dovranno attenersi i due ex coniugi.
Quindi anche l’affido dei figli e gli eventuali assegni di mantenimento. Ovviamente non è detto che sia l’ex marito a dover pagare all’ex moglie l’assegno di mantenimento. Infatti la legge parla di parte economicamente più debole e ormai non sono rari i casi in cui è l’ex moglie a dover versare l’assegno all’ex marito.
Nel caso in cui venga pronunciata una sentenza di divorzio, il giudice dovrà stabilire l’importo dell’assegno di divorzio che, anche se sostituisce l’assegno di mantenimento, è completamente diverso. Infatti comprende sia il mantenimento, sia un risarcimento se il divorzio è causato da una delle parti. In generale l’assegno di divorzio deve essere versato:
Se invece un dei due ex coniugi si è risposato si possono presentare due diverse situazioni. Nel primo caso, se chi si risposa deve anche versare gli assegni di mantenimento, dovrà continuare con questa pratica. Al contrario se è l’altro ex coniuge ad essersi risposato, non sarà più necessario versare l’assegno per il coniuge. L’obbligo per il mantenimento dei figli invece rimane.
In sostanza il coniuge che percepisce l’assegno perde questo diritto se si risposa e anche se inizia una nuova convivenza, ma solo se stabile e duratura.
In alcune occasioni, più diffuse di quello che si pensi, l’ex coniuge può sottrarsi all’obbligo degli assegni di mantenimento. In questi casi si possono intraprendere diverse strade per rivalersi sulla parte in errore. Ricordiamo però che la legge obbliga a versare gli assegni di mantenimento, e nello specifico negli articoli 337 e 156 del Codice Civile e nel D. lgs 154 del 2013.
In ogni caso i rimedi possibili sono:
Per quanto riguarda la tassazione, che versa gli assegni di mantenimento può dichiarare il loro importo nel 730 e avere quindi un rimborso IRPEF. Infatti gli assegni di mantenimento egli assegni di mantenimento ISEE sono deducibili dal reddito.
Al contrario, se percepisci l’assegno di mantenimento, sarà necessario dichiararlo nel modello 730 perché fa reddito a tutti gli effetti.
In generale è raro riuscire a sottrarsi all’obbligo di versare gli assegni di mantenimento, soprattutto per i lavoratori dipendenti che percepiscono una regolare bustapaga.
Il discorso è differente per gli imprenditori che cercano, spesso e volentieri, di evitare i loro doveri nei confronti dei loro ex coniugi. Infatti grazie ad alcuni cavilli poco ortodossi molti riescono a pagare assegni di mantenimento inferiori o a sottrarsi totalmente all’obbligo.
In alcuni casi si cerca di nascondere parte del proprio reddito o patrimonio, per evitare le pretese dell’ex coniuge. Non è raro sentire di manager di aziende che intestano beni o le stesse aziende a terze persone. Il risultato è che il giudice, alla luce dei redditi dichiarati, non può che stimare un assegno di mantenimento ben al di sotto di quello che dovrebbe essere.
Gli assegni di mantenimento sono una tutela per l’ex coniuge economicamente più debole e per i figli. Tuttavia l’importo non è sempre fisso e varia quando cambiano le condizioni per le quali il giudice aveva fissato la somma da versare. Esistono situazioni in cui l’assegno può essere diminuito o revocato, e sono:
Fonte foto:
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