Direttore: Alessandro Plateroti

Una delle espressioni più usate per rappresentare le difficoltà in cui ci si può ritrovare, a livello personale, anche aziendale o di “sistema”, è “essere alla canna del gas” (in realtà inizialmente il detto faceva riferimento al fatto che, a fronte delle enormi e insormontabili problematiche in cui ci si trovava, all’individuo il suicidio, attaccandosi, appunto, alla “canna del gas”, diventava una liberazione).

Mai si sarebbe pensato che nell’estate del 2022 Paesi considerati potenze economiche in grado di superare qualsiasi problema potessero veramente trovarsi alla “canna del gas”.

E’ il caso della Germania, che da oggi e sino al 21 luglio (ma non sono pochi coloro che ritengono che i tempi possano diventare ben maggiori) rimarrà senza il gas in arrivo dal Nord Stream 1, il gasdotto che, attraversando il Mar Baltico, arriva sulle coste del Nord della Paese (senza dimenticare che dallo scorso 14 giugno, per non bene chiari “problemi di manutenzione”, la portata del gasdotto è stata ridotta del 60%). Mai la potenza tedesca si era trovata in simili difficoltà, con molte aziende già in difficoltà. La vittima più illustre è Uniper, la più grande utility del Paese, che perde quasi 1 miliardo al mese e che ha già costretto ad intervenire il Governo, con un salvataggio costato, per ora, circa € 9 MD, benchè il 78% delle sue azioni sia detenuto dal Fondo finlandese Fortum. E già ci si prepara ad un inverno che, con tutta probabilità, sarà più lungo del solito, con il Governo che punta a ridurre i consumi tra l’8 e il 15%, con alcune società che hanno già aderito al programma. Vonovia, per esempio, una delle più grandi società immobiliari del Paese, proprietaria di oltre 500.000 case date in locazione, ha già reso noto che ridurrà il riscaldamento domestico nelle ore notturne, non andando oltre i 17 gradi, permettendo un risparmio dell’8%, mentre molte società (come Basf o le acciaierie Thyssen-Krupp hanno dichiarato che saranno costrette a chiudere i loro siti produttivi se le forniture dovessero scendere sotto il 50%.

Un po’ meglio va a Francia e Italia: la prima, grazie al nucleare, dipende dalle forniture russe per il 17%, mentre noi, grazie al tanto discusso TAP, che dopo aver attraversato Turchia, Grecia e Mar Adriatico, arriva sulle coste della Puglia, e alle forniture algerine, abbiamo ridotto la dipendenza russa al 25%.

Ma ben sappiamo come quella del gas non sia l’unica emergenza sul tavolo.

Forse la maggiore, a livello di impatto sociale, è quella che per affrontare l’inflazione. In questi giorni il Premier Draghi, infatti, incontrerà le parti sociali per definire gli aiuti per le famiglie più in difficoltà. Sono oltre 7,7ML i lavoratori con un contratto scaduto (pari al 62% del totale). Si danno, quindi, per scontati una serie di interventi che, grazie all’altra faccia della medaglia, potranno avvenire senza la creazione di nuovo debito.

Si calcola, infatti, che a causa dell’inflazione il gettito erariale subirà una importante maggiorazione. Solo quello dato dall’IVA è cresciuto, nel periodo gennaio-maggio, di circa € 10,2 MD. Senza contare il gettito Irpef, cresciuto di circa € 2MD. Complessivamente i maggiori incassi per lo Sato, nei primi 5 mesi dell’anno, si stima sia salito di oltre € 18,5MD. Un vero e proprio “tesoretto” che tornerà comodo, c’è da esserne certi, nei prossimi mesi, quando alcuni provvedimenti (vedi accise) verranno a scadenza e dovranno essere rinnovati.

Si sono svolte ieri in Giappone le elezioni per il rinnovo del Parlamento, dopo l’attentato di venerdì all’ex Premier Shinzo Abe, con la vittoria del Partito Liberal Democratico del Premier uscente, Fumio Kishida.

Confortata dal risultato elettorale, chiude in territorio positivo il listino di Tokyo, con il Nikkei a + 1,11%.

Meno bene Shanghai e Hong Kong, in calo rispettivamente dell’1,14% e del 2,91%.

Futures al momento negativi, con cali vicini all’1%.

In calo il petrolio, con il WTI a $ 103,32, – 1,52%.

Si porta oltre i $6 il gas naturale USA, grazie ad un balzo di oltre 5 punti ( 6,362).

Oro che non si sposta dai $ 1.739.

Spread a 202 bp, per un BTP sempre in area 3,20%.

Si indebolisce il Treasury, il cui rendimento sale al 3,09%.

Non i ferma la “prova di forza” del $: questa mattina scambia, verso €, a 1,0133.

Bitcoin a $ 20.417, – 4%.

Ps: non “molla la presa” Donald Trump. L’ex Presidente è sempre più impegnato nella campagna elettorale in vista delle elezioni di Midterm di novembre. In un comizio tenuto in Alaska, parlando dell’emergenza climatica, ha fatto riferimento al fatto che l’effetto serra innalzerà il livello dei mari. Secondo lui, non c’è nessun problema, anzi: aumenteranno le case con vista mare….(questo il probabile candidato alle prossime Presidenziali USA, che non pochi considerano avere ottime chances di successo….)

Riproduzione riservata © 2024 - EFO

ultimo aggiornamento: 11-07-2022


La locomotiva

Parità (ma non “pari e patta”)