La settimana scorsa, rimanendo ai confini domestici, il Tesoro ha collocato oltre € 18,3 MD del nuovo BTP Valore a 6 anni, facendo registrare un successo che la dice lunga sulle disponibilità di risparmio delle famiglie italiane (oltre € 1.300 MD solo in termini di disponibilità liquide sui conti correnti). Ma la dice lunga anche sulla “voglia di sicurezza”, considerando lo Stato italiano come un “debitore” solido e solvibile (di fatto, seppur indirettamente, una sorta di “plebiscito” per l’Europa: ben diversa sarebbe la situazione se non così non fosse, come peraltro alcuni episodi non troppo lontani nel tempo dovrebbero averci insegnato).
Ma il desiderio di sicurezza non esclude quello di “emozioni forti”, a volte dettate da mode, spirito emulativo, “paura di perdere il treno” o di non essere, anche per quanto riguarda gli investimenti, al passo coi tempi.
Il bitcoin, infatti, continua a tenere banco.
Ormai sono 7 i mesi consecutivi in cui le quotazioni si chiudono in rialzo e il fenomeno non sembra destinato a placarsi. Il record assoluto ($ 69.500) toccato poco più di 2 anni fa (era il novembre 2021) è ad un passo, distando circa il 2% (questa mattina le quotazioni hanno superato i $ 68.000). In realtà, la capitalizzazione è già superiore a quella di 16 mesi fa: infatti, ogni giorno vengono “sminati” (prodotti) 900 bitcoin, che vanno, quindi, ad aumentare le monete in circolazione. Una produzione che, a partire dal 19 aprile, si dimezzerà, come succede ogni 4 anni, per via del così detto “halving”, che tra circa 110 anni arriverà al termine: da quella data non potranno essere prodotte nuove monete.
Proprio l’effetto “scarsità” è, probabilmente, la causa più importante del rialzo delle quotazioni, che ha portato la capitalizzazione della criptovaluta a oltre $ 1.300 MD (più di quanto valgano, messe insieme, Visa e MasterCard).
Effetto “scarsità” che diventa ancora più determinante nel momento in cui è accompagnato da una richiesta mai, in passato, così grande, che trova spiegazione, va ricordato ancora una volta, dalla partenza degli 11 ETF di recente autorizzati dalla SEC e che hanno iniziato da poche settimane la loro regolare attività. Un andamento ad oggi ben superiore alle attese, con Black Rock che, in poco più di 1 mese, ha raccolto oltre $ 10 MD, seguita da vicino da Fidelity. Pare, infatti, che solo da questi strumenti arrivi una richiesta 10-12 volte superiore rispetto alla “estrazione” dei 900 bitcoin quotidiani, che diventeranno 450 tra circa 1 mese e mezzo. E’ probabile, pertanto, che molti stiano comprando ora prima che l’offerta diventi ancora più scarsa (in passato i rialzi a cui abbiamo assistito avvenivano dopo, in un periodo di 12-18 mesi, che era scattato il dimezzamento, non prima come sta accadendo ora, fatto che avvalora la tesi della forte richiesta.
Il successo di questi ETF, per gli “appassionati” di criptovalute, trova spiegazione in diversi fattori.
In primis la “trasparenza”: essendo strumenti quotati, hanno un prospetto informativo che è stato “sezionato” dall’organo di controllo della borsa americana (la famigerata SEC). Essendo “fondi passivi”, replicano puntualmente il prezzo della criptovaluta, per cui è piuttosto semplice determinarne il rendimento.
In secondo luogo, hanno la caratteristica di essere liquidi, con un prezzo che viene rilevato giorno per giorno minuto per minuto secondo per secondo, come qualsiasi strumento finanziario quotato sui mercati ufficiali.
Terzo, hanno costi di gestione mediamente bassi, compresi in un “range” tra lo 0,15 e lo 0,5%, con una media dello 0,30%), enormemente inferiori a quelli di chi volesse operare sulle piattaforme dedicate.
E poi quello che, forse, è la caratteristica più importante: la loro “custodia”. Chi dovesse operare in autonomia, acquistando direttamente la criptovaluta su una piattaforma, è il “responsabile” della loro custodia: se dovesse smarrire la chiave privata che gli viene rilasciata non potrebbe contattare nessun servizio clienti e nessuna assistenza. Vedrebbe, quindi, letteralmente perso il proprio investimento. Cosa che, evidentemente, non può succedere aderendo ad uno strumento finanziario, soprattutto laddove quotato su un mercato regolamentato.
Da qui a dire, però, che è un investimento “sicuro” ce ne corre. Rimane pur sempre una valuta “virtuale”, senza alcun “sottostante” (un bene o un’economia “reale”), prodotta da un computer (per quanto grande e potente), che si presta ad utilizzi non sempre così trasparenti (anche se essere il “sottostante” dei nuovi ETF forse la rende un po’ meno “virtuale”). Per cui è uno strumento da maneggiare con molta attenzione e prudenza.
Piazze asiatiche contrastate questa mattina, come ultimamente succede con una certa frequenza.
Sulla parità Tokyo, dove il Nikkei consolida i recenti record e si avvia alla chiusura con un modestissimo calo (– 0,03%).
In “profondo rosso”, invece, a Hong Kong l’Hang Seng, che lascia sul terreno oltre il 2,70%, appesantito dall’Hang Seng Tech, il listino tecnologico.
In rialzo, invece, Shanghai (+ 0,3%), così come Taiwan (+ 0,5%).
Deboli i futures, in calo ovunque, con discese intorno al 0,20-0,30%.
In calo le materie prime.
Il petrolio arretra a $ 78,28, in calo, questa mattina, dello 0,70%.
Gas naturale a $ 1.918, in calo dello 0,10% dopo i rialzi di ieri.
Oro a $ 2.124, in calo, questa mattina, dello 0,16%.
Spread sempre in area 140 bp, ai minimi da circa 2 anni.
BTP al 3,80%.
Bund 2,38%.
Treasury in leggerissimo rialzo (4,21%, + 2 bp).
€/$ a 1,0849, con la moneta unica in leggerissimo recupero.
Bitcoin che, dopo aver stazionato fino alle prime ore del mattino sopra i $ 68.000, in questi minuti ripiega verso i $ 67.500 (67.675).
Ps: Haiti è, da un punto di vista naturalistico, forse uno dei posti più belli al mondo. Ma, all’opposto, probabilmente il peggior posto al mondo (o uno dei peggiori) in cui vivere: un Paese tra i più poveri al mondo, sconvolto, anni fa, da un tremendo terremoto che ha definitivamente messo in ginocchio la sua già tremebonda economia, ora in mano a bande di terroristi e malviventi che si sono impadroniti della capitale e che, nei giorni scorsi, hanno favorito l’evasione di oltre 4.000 detenuti dai 2 principali carceri del Paese. Indubbiamente, per gli abitanti di quel Paese questo non è il “migliore dei mondi possibili” (a dire il vero cominciano ad essere un po’ tanti quelli che potrebbero pensarlo).