La popolazione mondiale, a fine 2023, ha superato, di pochi milioni, gli 8 MD di persone (8 MD e 73 ML). Il primo miliardo è stato raggiunto, si calcola, nel 1804; per passare da 7 MD a 8 sono stati sufficienti, invece, appena 12 anni (dal 2011 a fine 2023, con un incremento, negli ultimi 12 mesi, di circa 75 ML di persone). Si prevede che da qui a fine secolo si potrebbero aggiungere altri 3,5 MD di individui, arrivando così a circa 11,5 MD.
Nella nota di ieri si faceva riferimento al debito complessivo della Cina, che ad oggi, sommando debito statale e debito privato, è pari a $ 52.000 MD circa, con una tendenza a crescere di anno in anno.
Osservando i dati resi noti dall’Institute of International Finance (Iif), si può affermare che il Paese del “dragone” faccia tendenza. Infatti, il debito mondiale globale, quello che comprende tutte le tipologie di debito (statale, delle famiglie, delle imprese) ha toccato, a fine 2023, la cifra record di $ 313.000 MD, con un’ulteriore crescita, nell’ultimo anno, di $ 15.000. Il che porta il rapporto debito complessivo/PIL mondiale al 331,2% (magra consolazione notare che a fine 2020, nel periodo buio della pandemia, era arrivato a toccare il 360% e che, rispetto al 2022, è sceso di 2 punti percentuali). Quindi è come se ogni individuo, a livello mondiale, indipendentemente dal censo e dall’età, anche i neonati, avessero sulle spalle un fardello di $ 40.000. Importo che, evidentemente, ha un certo significato nelle così dette economie sviluppate, un altro in quelle emergenti, un altro ancora in quelli in cui l’economia langue, con redditi che definire “da fame” è più che realistico (in alcuni Paesi, come il Burundi o la Repubblica Centrafricana, non si arriva a superare i $ 1000 all’anno).
Numeri impressionanti, che fanno comprendere come l’equilibrio economico-finanziario mondiale sia piuttosto precario. Pensare che la tendenza si possa invertire nell’arco di pochi anni è, evidentemente, pura utopia, a maggior ragione quando si assiste, in giro per il mondo, al propagarsi di politiche fiscali piuttosto espansive da parte di molti governi.
Senza dubbio esistono inequivocabili differenze tra un Paese e l’altro piuttosto che tra un’area geografica e l’altra.
Nei paesi sviluppati, dove l’economia è più ”matura” si assiste ad un contenimento del debito. Non tanto in termini assoluti (quanto sta succedendo anche in Paesi ritenuti “virtuosi”, come la Germania, che vede il debito crescere di anno in anno), quanto invece in termini percentuali (la UE è una delle poche aree al mondo in cui la percentuale, nel corso del 2023, è diminuita). Indubbiamente un contributo positivo, in tal senso, è derivato dall’elevata inflazione, che ha fatto lievitare il PIL nominale, mentre il valore del debito non ha subito varianze (se non quelle derivate dalle eventuali nuove emissioni che si sono aggiunte). Elemento che ha fatto variare il denominatore (PIL) più di quanto si sia modificato il numeratore (PIL).
Discorso diverse per quanto riguarda le economie più povere. Il rallentamento dell’economia globale, i maggiori oneri finanziari a causa dell’aumento dei tassi (che evidentemente pesa ben di più in quei Paesi), in aggiunta al fatto che il loro debito è, nella stragrande maggioranza dei casi, espresso in $ (che si è, in media, rafforzato non poco verso le valute locali), hanno contribuito a peggiorare la situazione, sia in termini assoluti che in termini di rapporto debito/PIL.
Una situazione, come possiamo immaginare, che fa nascere più di una preoccupazione sulla sua sostenibilità, soprattutto nel lungo periodo. Ecco perché è indispensabile che il mondo non sfugga al “controllo”, sia da un punto di vista macro-economico che da quello geo-politico. Nel primo caso è fondamentale che l’inflazione, per quanto “appiccicosa”, continui a scendere, favorendo in questo modo le scelte delle Banche Centrali in merito ai prossimi tagli. Sul fronte geo-politico diventa prioritario che i fronti “caldi” non diventino “scottanti”, con particolare riguardo a quello medio-orientale, dove l’aggravarsi delle tematiche umanitarie diventa ogni giorno più evidente e potrebbe portare a reazioni difficili da gestire. Senza contare il fatto che il loro perdurare non potrà che far lievitare ulteriormente il debito, in considerazione degli elevati budget legati alle spese per la difesa, oltre che all’impatto negativo sulle economie (si pensi che, con riferimento ad Israele, nell’ultimo trimestre del 2023, il PIL è crollato del 19,1% e di certo non va meglio in questo primo scorcio di anno).
Giornata storica per il mercato giapponese. Con il rialzo di oggi (+ 2,19%), a Tokyo il Nikkei ha toccato i nuovi massimi di sempre, superando i livelli toccati nel 1989.
In crescita sostenuta anche la Cina (Shanghai + 1,27%) e, a Hong Kong, l’Hang Seng (+ 1,07%).
In rialzo un po’ tutti gli altri mercati (Seul + 0,5%, Taiwan + 0,9%); unico in ribasso, per il momento, Mumbai.
La spinta è arrivata ieri sera grazie a Nvidia, che, a mercati praticamente chiusi, ha pubblicato dati straordinari: ricavi a $ 22,1 MD (+ 22% rispetto al trimestre precedente e + 265% sullo stesso periodo dell’anno precedente), ricavi per l’esercizio fiscale 2024 a $ 60,9 MD (+ 126%), utile netto a $ 12,28 MD (+ 33% rispetto al 3° trimestre, + 769% su base annua….).
Questa mattina i futures, come pensabile, sono tutti i forte rialzo: S&P 500 + 0,93%, Dow Jones + 0,27%, Nasdaq + 1,68%.
In Europa, Eurostoxx + 1,07%, Dax + 0,84% nei primi scambi pre apertura.
Sale il petrolio (WTI $ 78,29, + 0,37%).
Gas naturale Usa – 1,52% ($ 1.75) dopo il forte rialzo di ieri.
Oro $ 2-042 (ì 0,29%).
Spread “inchiodato” a 148 bp (148,6).
BTP 3,95%, in aumento di 10bp rispetto al giorno precedente.
Bund 2,44%.
Treasury a 4,36% da 4,26%.
Ulteriore recupero dell’€ vso $ (€/$ 1,0853).
Cerca il recupero il bitcoin, dopo lo scivolone di ieri che lo aveva riportato verso i $ 51.000 (questa mattina $ 51.869).
Buona giornata e, come al solito, grazie per l’attenzione.
Ps: ancora e sempre lui, Elon Musk (verrebbe da dire “un uomo solo al comando”, almeno con riferimento alla sua “occupazione” sui social). Questa volta, a fare notizia, la sua affermazione di voler “trasportare” su Marte (entro il 2050…) almeno 1 milione di coloni. Per farlo, ha detto che la sua SpaceX sarà in grado di trasportare, per ogni viaggio, 100 persone oltre a 100 tonnellate di materiale di rifornimento. Conti alla mano, quindi, sarebbero necessari non meno di 10.000 viaggi. Per la cronaca, il pianeta rosso dista dalla terra qualcosa come 254 ML di km. Secondo la Nasa, ogni missione su quel pianeta non potrà durare meno di 30 mesi. Ma la domanda è che: cosa ci andrebbero a fare 1 milione di coloni su Marte….? E poi, come si vivrebbe da quelle parti…?