Non passa giorno in cui non “diamo i numeri”: PIL, inflazione, occupazione, debito pubblico, deficit, etc. Oramai conosciamo le “classifiche” economiche quasi meglio di quelle del campionato di calcio o di altre specialità sportive.
A conferma di come le vicende economiche siano diventate un argomento comune. E così non potrebbe essere, visto che una delle prerogative dei Trattati di Maastricht, e quindi della nascita dell’Unione Europea, era e rimane la “sostenibilità dei conti”, cioè l’equilibrio economico e finanziario dei Paesi membri. Da lì, probabilmente, è partito quello che potremmo definire “acculturamento economico”, che ha portato ad una maggior conoscenza della materia e dei meccanismi che ne sono alla base.
Oggi su tutti i quotidiani e i media è un “tripudio” di dati in merito all’andamento dell’economia europea e dei singoli Stati per l’anno in corso e quello che verrà.Dati che riconfermano un rallentamento diffuso della crescita, fatta salva qualche eccezione (vedi la Spagna), a cui si accompagna, peraltro, anche quello dell’inflazione. In grande sintesi, l’Europa quest’anno dovrebbe crescere dello 0,8% , in diminuzione rispetto al precedente + 1,2%, mentre per quanto riguarda l’inflazione quest’anno dovrebbe attestarsi intorno al 2,7%, per poi arrivare al “target” del 2% alla fine dell’anno prossimo.
Per quanto riguarda l’Italia, sempre in estrema sintesi, la crescita sarà più lenta, non andando oltre lo 0,7%, ben lontano dall’1,2% fissato dal Governo nella Legge di bilancio. Anche l’inflazione dovrebbe essere leggermente inferiore alla media europea (2%, ma oggi è a livelli addirittura inferiori, intorno all’1%). Quello dell’inflazione, peraltro, è un dato che si può prestare ad una duplice interpretazione: il “bicchiere mezzo pieno” riguarda il fatto, oltre modo evidente, che i prezzi hanno ritrovato la stabilità, quello “mezzo vuoto” che una bassa inflazione non fa da “contributore” al PIL (almeno quello “nominale”), fattore determinante per fissare il rapporto debito/PIL, forse il dato più importante per misurare la solidità di un Paese. E, infatti, le previsioni da parte della Commissione Europea sono, in questo senso, abbastanza “nere”, visto che, contrariamente alle stime governative (che prevedono una, seppur modesta, diminuzione) il rapporto potrebbe nuovamente tornare a crescere. Quello che cresce, intanto, è il valore assoluto del debito, che è arrivato a toccare € 2.862,8 MD, con un aumento del 3,8% (€ 105,3 MD) rispetto al 2022.
Ma forse altri numeri aiutano a capire meglio alcune dinamiche.
Il “made in Italy”, lo sappiamo, consente al nostro Paese di essere uno dei maggiori esportatori al mondo. Ma l’export, come è evidente, non dipende solo dalla qualità del prodotto e dalla sua “unicità”, ma anche dalla situazione in cui si trovano le economie importatrici. Ecco, quindi, che, laddove i bacini a cui tradizionalmente ci si rivolge entrano in crisi, non possono non esserci conseguenze per chi esporta. Ne è un classico esempio la Germania, forse il Paese per noi più importante (anche, se non soprattutto, per via delle forniture industriali, in considerazione della loro forte vocazione manufatturiera). Nell’anno che si è recentemente chiuso, le ns esportazioni verso quell’area sono calate di € 3MD. Né molto meglio è andato verso gli altri Paesi. Motivo per cui il nostro export, nel 2023, non si è schiodato da € 626 MD, pari a circa 1/3 del nostro PIL (e questo nonostante l’aumento dei prezzi). Nel 2022, tanto per fare un raffronto, era cresciuto del 20%, mentre nel 2021 il balzo era stato del 19,2%.
Nonostante questo, la nostra bilancia commerciale (il saldo tra esportazioni ed importazioni), nel 2023, si è chiusa con un avanzo (quindi abbiamo “incassato” più di quanto abbiamo ”pagato”) di € 34 MD. Il motivo? La caduta dei prezzi dell’energia: se nel 2022 la “bolletta energetica” ci era costata € 140 MD (€ 63 MD solo alla voce gas), nel 2023 siamo scesi a € 86 MD, di cui circa 29 per il gas (a livello europeo il risparmio è stato di ben € 280 MD).
Ma i numeri, se non vengono letti e interpretati, sono solo statistica.
Il quadro che ne emerge è piuttosto chiaro: l’Europa sembra abbastanza “piantata”, un po’ come quegli atleti che vanno in crisi ipoglicemica. Un motivo che dovrebbe spingere qualcuno a riflettere sui rischi che una situazione del genere potrebbe, nel caso in cui continuare, potrebbe avere. In Europa i tassi sono sempre al 4,50%. Ma la crescita, appunto, langue (+ 0,8%). E l’inflazione, oramai, sembra non fare più paura, se è vero che, in questo momento, è, in alcuni casi, più vicina all’1 che al 2%. Per una volta, quindi, non sarebbe male se fosse la BCE facesse il primo passo…
Ennesima chiusura positiva, ieri, a Wall Street: Nasdaq + 0,21%, Dow Jones + 0,91%, S&P 500 + 0,58%.
Un buon traino per gli indici asiatici, ancora “orfani” di Shanghai (ma le festività finiscono anche in Cina…): a Tokyo il Nikkei è in crescita dello 0,86%, sempre più vicino ai massimi di sempre del 1989 (per qualche analista anche quest’anno l’indice potrebbe raggiungere performance molto positive, nell’ordine del + 20%). Nuovo gran rimbalzo per Hong Kong, con l’Hang Seng che sale del 2,4%.
In crescita anche Seul, con il Kospi a + 1,2%.
In rialzo, seppur frazionale, i futures un po’ su tutte le piazze.
Leggero aumento per il petrolio, con il WTI a $ 77,55.
Gas naturale Usa a $ 1,592, in leggera ripresa questa mattina (+ 0,44%).
Oro a $ 2.018 (+ 0,10%).
Spread sotto i 150 bp (148,7), con il BTP a 3,85%.
Bund a 2,35%.
Treasury a 4,25%.
Poco mosso l’€/$ a 1,0767.
Sempre sostenuto il bitcoin, vicino ai $ 52.000 (51.877).
Ps: va bene “l’esclusività”. Va bene la “personalizzazione”. Va bene “l’attenzione al cliente”. Ma a volte il rischio è andare oltre. Quello che sta succedendo con la nuova moda dei “mini” (ma forse più che “mini” sarebbe meglio definirli “mono”) hotels. Strutture ricettive dotate di 1 (una) camera. Per lo più in posti quelli sì “unici”, non facili da raggiungere, magari con panorami mozzafiato. Come sta succedendo, per esempio, in alcune località delle Dolomiti, dove a Col Gallina, a pochi chilometri da Cortina, si è in attesa che arrivino le prime autorizzazioni per inaugurare le “Starlight room” (già costruite). Ma le Dolomiti non sono patrimonio Unesco (dell’umanità)?