Oggi dovrebbero essere diffusi i dati Istat sull’andamento dell’economia italiana.
Dalle anticipazioni si profila una frenata delle attività produttive: vero è che a maggio si era avuto un aumento dell’1,6%, ma da inizio anno siamo a – 1.9%, con la manifattura in arretramento del 2,4%. Da segnalare anche il nuovo passo indietro dell’edilizia, settore in cui ormai è sfumato il “traino” del 110% (- 4,3% da inizio anno). Due sembrano i fattori che maggiormente incidono sulla nostra situazione economica: da una parte il calo dell’export, dall’altro il boom del turismo, da sempre fattori “distintivi” per il nostro Paese.
Sul primo pesa la crisi in cui è venuta a trovarsi la Germania, il Paese che probabilmente accusa maggiormente la paventata crisi economica. Non a caso, di fatto, è in, seppur modesta, recessione (- 0,3%) e si pensa che finirà l’anno in questa situazione (le stime parlano di – 0,4/0,5%, con una risalita dell’1,1/1,2% l’anno prossimo. Come noto, Berlino è uno dei principali mercati di sbocco per la nostra industria, sia nella componentistica (l’automotive di quel Paese non potrebbe essere tra le più forti al mondo senza il contributo italiano) sia in termini di prodotti finiti: naturale, quindi, che la drastica diminuzione dei consumi impatti sulle ns esportazioni.
Un aiuto non indifferente, per non dire fondamentale, ci arriva dal turismo, con tutto ciò che si porta dietro, dall’hospitality alla ristorazione ai trasporti , che hanno superato i livelli pre-Covid, con le prenotazioni in aumento del 22% verso l’anno scorso e i turisti stranieri ancora più numerosi (+ 27%).
Rimangono comunque dubbi sulla “forza” del trend. A frenare l’entusiasmo la crescita del tassi (dopo l’ultimo aumento della settimana scorsa in Europa siamo al 4,25%), che ha fatto lievitare il costo dei finanziamenti, sia a livello privato, con le rate dei mutui che stanno mettendo in difficoltà non poco famiglie, sia a livello di imprese (che, non a caso, stanno riducendo il ricorso al sistema bancario), a cui si accompagna, in una visione più ampia, la preoccupazione che la ripresa europea non sia così sostenuta e, soprattutto, certa.
Questa, forse, è ciò che maggiormente distingue la situazione americana da quella europea.
Negli USA, seppur in presenza di tassi più alti (5,25/5,50%), l’economia non da segni di cedimento: l’occupazione, come più volte ripetuto, continua a rimanere a livelli molto sostenuti e il PIL viaggia ad un ritmo superiore alle attese grazie alle efficaci politiche fiscali dell’Amministrazione Biden (vd il piano IRA a sostegno delle imprese per contrastare l’inflazione (infatti ormai vicina al 3%).
In Europa, invece, dopo il piano Next Generation EU, le politiche fiscali non hanno fatto registrare altri passi avanti, anzi si sta trattando su interventi restrittivi, come, per es, il ripristino, seppur parziale, del patto di stabilità.
Come detto, il contesto europeo è certamente influenzato dalla situazione tedesca, trainante non solo per l’Italia, e da alcuni Paesi nordici. Motivo per cui, in mancanza di altre manovre, diventa ancor più importante la politica monetaria della BCE. E’ probabile, che salvo qualche sorpresa, a settembre ci siano le condizioni per un “allentamento della presa” (inflazione ancora in calo, crescita con qualche ombra), con i tassi che potrebbero rimanere fermi, per poi iniziare, dal 2024, a innestare la retromarcia, con proiezioni a medio-lungo termine vicini allo zero (anche se sarà praticamente impossibile vederli tornare negativi – che poi, secondo alcune scuole di pensiero, sarebbe la vera causa della spirale sui prezzi in cui siamo venuti a trovarci).
Mattinata di rialzi per gli indici del Far East asiatico.
A Tokyo l’indice Nikkei è in rialzo dell’1,30%, grazie anche ai dati sulla produzione industriale, cresciuta a giugno di più rispetto alle attese.
A Hong Kong, l’Hang Seng sale dell’1,21%, mentre Shanghai è a + 0,30%.
Futures appena negativi su quasi tutte le piazze.
Si mantiene sempre “in quota” il petrolio, con il WTI sempre oltre i $ 80 (80,33).
Gas naturale Usa a $ 2,653 (+ 0,42%).
Oro a $ 1.973.
Spread sempre in area 162 bp, con il BTP al 4,09%.
Bund a 2,47%.
Treasury a 3,98%, dal 4,03% di venerdì.
Stabile l’€/$, a 1,1012.
Bitcoin stabile, intorno ai $ 29.400 (29.371).
Ps: il mutamento climatico è forse l’argomento più discusso dell’estate. A tutti sarà capitato di dire o di leggere che ormai l’Italia assomiglia sempre di più ad un Paese tropicale. Una conferma, in tal senso, potrebbe arrivarci osservando le coltivazioni ortofrutticole. Negli ultimi 5 anni, in regioni come la Sicilia, la Puglia e la Calabria, la produzione di mango, avocado e banane è triplicata. A discapito, ovviamente, di coltivazioni più tradizionali, devastate invece dal caldo e dalla mancanza di precipitazioni.