Parafrasando un termine ciclistico, potremmo dire che Draghi “stia tirando la volata” alla futura Premier (salvo imprevisti e clamorosi incidenti di percorso) Meloni.
Seppur dal momento delle sue dimissioni l’ex Presidente della BCE adempia sostanzialmente all’ordinaria amministrazione, l’azione di governo di queste settimane sarà fondamentale per l’esecutivo che da qui a qualche settimana vedrà la luce. A cominciare dal PNRR, per quanto la volontà, più volte pubblicamente espressa da parte della leader del partito uscito vincente dal turno elettorale, sia quello di una sua modifica alla luce della gravissima crisi energetica che sta colpendo l’Europa. Intanto, però, l’attuale esecutivo sta lavorando a testa china sugli obiettivi da raggiungere entro il 31/12, il cui raggiungimento è fondamentale per l’ottenimento della 3° rata da € 19 MD (in realtà € 21,84 MD se si considera la quota di anticipo ricevuta nell’estate 2021). Entro la fine di ottobre, infatti, Draghi conta di raggiungere almeno 29 dei 55 obiettivi fissati per il 2° semestre: € 10,3MD saranno costituiti da prestiti, il resto saranno invece contributi a fondo perduto. Gli interventi sono (e saranno) a tutto campo, dalla cyber sicurezza alla transizione digitale per i Comuni, dalla riforma delle Commissioni Tributarie alla Governance del sistema idrico integrato alla riforma dei servizi pubblici locali. Intanto è arrivato l’ok della UE (a questo punto manca solo quello del board dei Direttori del Tesoro) all’erogazione della 2° tranche per gli obiettivi raggiunti a giugno. Si tratta, in questo caso, di € 21 MD, di cui € 11 MD sotto forma di prestiti e € 10 MD come sussidi a fondo perduto, distribuiti a fronte dei 45 obiettivi calendarizzati e correttamente raggiunti (tra gli altri rifornma del Pubblico impiego, degli appalti, della scuola, dell’amministrazione fiscale, etc).
Ma forse ancor di più l’impegno e il lavoro del Governo uscente può dimostrarsi utile sul tema della Legge di Bilancio, che, stando ai regolamenti europei, dovrebbe essere inviata a Bruxelles entro il 16 ottobre, una scadenza impossibile da rispettare, visto che, molto probabilmente, proprio nel week end del 14-16 ottobre potrebbero cominciare le consultazioni del Quirinale per la formazione del nuovo Governo. In questi casi, normalmente, viene concesso un tempo di circa 45 giorni oltre la scadenza prevista per la sua elaborazione. Lavoro che dovrà partire, peraltro, dalla Nota di aggiornamento (Nadef) che sarà presentata domani dal Consiglio dei Ministri e che si poggerà su alcuni fattori basilari. La crescita, per l’anno in corso, viene definitamente stimata al 3,2%, sotto la crescita acquisita nei primi 6 mesi (3,5%), con un deficit che dovrebbe confermarsi al 5,6% e un debito al 147% del PIL, in calo dal 150,8% del 2021. Le criticità si manifesteranno in maniera ben più evidente l’anno prossimo: la crescita si ridurrà ad uno “striminzito” 0,4%, mentre il deficit, precedentemente previsto intorno al 3,9%, rimarrà oltre il 5%. Quella che dovrebbe scendere è l’inflazione, che viene stimata al 3,2%. Tutto lascia pensare che non sarà facile “far tornare i conti”, con un fabbisogno che potrebbe rivelarsi, nella migliore delle ipotesi, non inferiore a € 40 MD, con un aggravio di circa € 20 MD rispetto alle previsioni precedenti.
Strada “stretta”, quindi, per il nuovo esecutivo. E anche per questo diventa ancora più importante il ruolo di Mario Draghi, che va ben oltre quello di Presidente del Consiglio: la sua rete di contatti e di relazioni e ancor di più la sua enorme credibilità internazionale possono diventare, in questa fase, il “valore” aggiunto per chi siederà a Palazzo Chigi.
Ieri giornata ancora molto volatile sui mercati, anche sul fronte valutario. A farne le spese maggiori, più che gli indici azionari, il mercato obbligazionario, con prezzi dei titoli ancora in discesa e, quindi, rendimenti in salita. Basta guardare i Treasury americani per averne conferma: ieri il decennale ha toccato il 4%, rendimento che non si vedeva dal 2010 (questa mattina è appena sotto, al 3,98%). Sotto pressione anche la gran parte delle valute, schiacciate dal “super $”: l’€, per esempio, questa mattina tratta a 0,9565, ma anche molte altre monete (una a caso, la sterlina…) non se la passano bene.
Questa mattina indici asiatici in discesa, per quanto si stiano allontanando dai minimi di giornata: Nikkei – 1,84%, Hong Kong – 2,49%, Shanghai – 0,99%. Colpisce il dato della Banca Mondiale, che afferma che la Cina, quest’anno (ma, molto probabilmente, anche l’anno prossimo) crescerà meno (per la 1° volta dal 1990) rispetto al resto della regione asiatica (intorno al 3,2% verso il 5,3/5,5%).
Futures che fanno prevedere un avvio di contrattazioni debole su tutte le piazze.
Di nuovo altalenanti le materie prime: il petrolio questa mattina scende (WTI) dell’1,5%, a $ 77,37. Così come l’oro, tornato nell’ombra, a $ 1.620, – 0,45%.
Gas naturale Usa a $ 6,831, + 0,87%.
Ieri è nuovamente schizzato il prezzo di quello europeo (circa +22%) per il presunto sabotaggio dei 2 gasdotti North Stream nelle acque del Mar Baltico.
Spread a 249 bp: ieri ha superato i 250 bp (ad un certo punto si era a 256 bp), portando il rendimento del BTP al 4,74%, con il bund tedesco che contemporaneamente toccava il 2,20%.
€/$, come detto, sempre più giù (anche se siamo ancora lontani dallo 0,80 di inizio millennio): in questi minuti tratta a 0,9566.
Giornata no per il bitcoin, che troviamo di nuovo sotto i $ 19.000 (18.798, – 7%).
Ps: può sembrare un paradosso, visti i tempi, ma da oggi sembra che viviamo in un mondo più sicuro. Non perché questa notte è scoppiata la pace o è stato distrutto l’arsenale atomico delle grandi potenze, ma perché Dart, la sonda lanciata dalla NASA il 24 novembre 2021, dopo un viaggio di milioni di chilometri, alla velocità di 6 km al secondo (24.000 km all’ora), la notte scorsa ha fatto “centro”, colpendo Dimorphos, un asteroide del diametro di 160 mt, la cui orbita era in rotta di collisione con la Terra. Prendiamolo come un augurio, anche se a volte sembra più facile colpire un bersaglio di pochi metri distante milioni e milioni di chilometri piuttosto che parlarsi seduti ad un tavolo.