Ormai da settimane il mondo (business community, osservatori, analisti, media) va ripetendo che lo scenario è cambiato: l’epoca del denaro “a pioggia” che negli ultimi anni ha inondato i mercati, permettendo di superare una crisi la cui gravità è stata seconda solo ai conflitti mondiali del secolo scorso, ormai è agli sgoccioli. Già da marzo la FED americana inasprirà la propria politica monetaria. Anzi, pare lo farà in maniera ancora più drastica rispetto alle previsioni: i dati sull’inflazione (questa volta quella relativa ai prezzi alla produzione) a gennaio confermano un ulteriore aumento dell’1%, mentre le vendite al dettaglio sono cresciute, sempre in USA, del 3,8%, il massimo da marzo 2021. Ragion per cui oltre il 90% degli analisti pensa che il 1° aumento sarà non più dello 0,25%, ma dello 0,50% (fino a pochi giorni fa lo riteneva possibile solo il 50% degli osservatori). Non solo. Se in precedenti situazioni simili (vd 2015-2018) i rialzi sono avvenuti circa 1 volta a trimestre, si pensa che questa volta gli incrementi saranno più ravvicinati, e quindi la curva si inasprirà più rapidamente.
Peraltro, nei fatti, ci troviamo già “proiettati” a marzo, senza bisogno di aspettare le decisioni “formali” degli organismi monetari.
Ieri, tanto per fare un esempio, il tasso del nostro BTP decennale, anche se solo per poche ore, ha superato il 2%, per poi chiudere la seduta all’1,91%. Due mesi fa era a 0,91%, meno della metà. Non meglio va per il debito degli altri Paesi europei: ad inizio anno, il rendimento dei bonos spagnoli era a 0,595%, ora siamo a 1,289%, il Portogallo pagava lo 0,485%, ora l’1,155%, gli Oat francesi erano a 0,194%, oggi a 0,751%. Ancora più emblematico il caso dei bund tedeschi, il “benchmark” del mercato: dal – 0,179 di inizio anno sono “volati” al + 0,276 (questo è il motivo per cui, ad un movimento dello spread tutto sommato modesto – è passato dai 136 bp di inizio anno ai 164 bp di ieri sera – è seguito invece un aumento decisamente superiore del rendimento del BTP: prima al differenziale si sottraeva il rendimento negativo del titolo tedesco, ora bisogna sommarlo).
Mal comune mezzo guadio quindi? Mica tanto.
Con un debito pubblico di € 2.678,4 MD (dato al 31/12/21), il terzo maggiore al mondo, pari a circa il 153% del PIL (al 31/12/20 era pari al 155,6%, la discesa, seppur il dato assoluto sia aumentato rispetto ai 2.5763,5MD sempre del 31/12/20, è stata resa possibile dallo spettacolare rialzo del PIL del 2021), l’impatto sui conti si farà sentire in misura maggiore rispetto agli altri Paesi. Goldman Sachs calcola che l’aumento del costo medio del debito (tenuto conto che la durata media del debito è pari circa 7 anni) sarà pari allo 0,4% del PIL del 2030. Dovremo comunque fare molta attenzione: grazie agli acquisti di questi anni, oggi la BCE detiene BTP per oltre € 627 MD (erano € 492 MD a fine 2020), pari al 28,1% del debito a medio-lungo termine, a cui si devono aggiungere i 105 MD detenuti direttamente da Bankitalia indipendentemente dalle operazioni “targate” BCE. Il resto è in mano al sistema bancario (circa € 730 MD), mentre famiglie ed imprese italiane detengono solo € 146 MD (circa il 6,5%). Una parte importante è in mano ai “grandi investitori” (Fondi comuni, banche d’affari, Asset manager): un importo che supera i 600MD (621 MD, il 27,7%). Ma è questo 27% “l’arbitro” che decide se “puntare” o meno sul nostro Paese, pronto a cogliere le mosse del Tesoro, facendole diventare opportunità laddove giudicasse i rendimenti interessanti piuttosto che “scaricando” titoli allor quando vedesse problemi all’orizzonte.
A guardare le chiusure asiatiche e i futures sui mercati occidentali si preannuncia una giornata all’insegna dell’incertezza.
Tokyo si avvia ad una chiusura con un calo vicino all’1%, mentre Shanghai e Hong Kong sono frazionalmente sopra la pari. Drammatica la situazione sanitaria ad Hong Kong, con i contagi aumentati di 40 volte negli ultimi giorni e con molti ospedali costretti a lasciare i pazienti per strada per mancanza di spazio.
Futures ovunque negativi, con ribassi comunque non superiori allo 0,5%.
Petrolio in calo, con il WTI a $ 92,82 (- 1%).
Gas naturale salito ieri a $ 4,7, ma in calo questa mattina (– 1,10%). In calo il megawattore, sceso ieri a € 68.
Oro di nuovo con il “vento in poppa”, a $ 1.878 (+ 0,29%).
Riparte da 163 bp lo spread: rendimento del BTP come detto in area 1,90%.
€/$ a 1,1365, con il biglietto verde in leggero calo.
Bitcoin senza brio, a $ 43.874 (- 0,75%).
Ps: è tempo di Olimpiadi invernali, per cui lo sport tiene banco. La notizia, però, non è tanto quella di celebrare Arianna Fontana, che, con la medaglia d’argento vinta nello short track 1.500 mt, ha portato a 11 le medaglie vinte in 5 Olimpiadi, diventando l’atleta italiana più vincente di sempre (considerando anche i giochi estivi), ma quanto è successo durante la premiazione della specialità aerials freestyle skiing: il 2° e il 3° classificato si sono abbracciati. Una cosa assolutamente normale si penserà. Un po’ meno se si pensa che il 2° era un atleta della federazione russa (Ilia Burov) e il 3° appartenente a quella ucraina (Oleksandr Abramenko). Se i leader politici e di governo che stanno discutendo della crisi tra i 2 Paesi la guardassero potrebbero trarre qualche spunto per trovare idee di pace…