Direttore: Alessandro Plateroti

Oltre che per il caldo, l’estate 2022 verrà ricordata per “l’anomala” campagna elettorale sotto gli ombrelloni.

Più che sui programmi, i partiti in questi giorni sembrano più impegnati sulla presentazione delle liste (la scadenza è oggi), con “mal di pancia” piuttosto diffusi, diretta conseguenza della riduzione dei Parlamentari, oltre che del caos che in cui si trovano alcuni schieramenti.

In un contesto che rimane complicato, si fanno largo le preoccupazioni per quanto potrà succedere a settembre, al di là di quelli che saranno i risultati elettorali.

La guerra in Ucraina, arrivata ormai al 179novesimo giorno, per quanto “derubricata” alle pagine interne dei quotidiani (salvo eventi eccezionali, vedo l’attentato dell’altro ieri al filosofo putiniano Alexander Dugin in cui è rimasta uccisa la figlia Daria, opinionista favorevole alla guerra) non da segnali di svolta, facendo prevedere tempi lunghi per la sua conclusione. Le maggiori paure non riguardano tanto le questioni umanitarie (pesantissime per la popolazione ucraina, ma non va dimenticato che l’esercito russo pare conti, ad oggi, oltre 44.000 vittime), quanto, come oramai ben sappiamo, quelle sui prezzi dell’energia, con in testa il gas: non a caso, a causa anche del nuovo blocco annunciato da Gazprom (che dovrebbe protrarsi sino al 29 agosto), il prezzo è “decollato” sino a toccare, venerdì i 262€, per poi scendere a € 257, comunque ai massimi di sempre (mentre più tranquillo è il petrolio, con il WTI che si è assestato intorno ai $ 90). A questi prezzi diventa difficile, soprattutto per le aziende “energivore”, confermare i livelli di produzione, con i prezzi dei prodotti che rischiano di andare fuori controllo. Per non parlare del fatto che a fine settembre dovrebbe scattare il nuovo aggiornamento dei prezzi delle tariffe elettriche, il cui impatto non tarderà a farsi sentire sui conti delle famiglie.

Nel caso si dovesse passare al razionamento delle forniture, come già si è discusso a livello UE (inizia a farsi strada l’idea che il 15% non sia sufficiente e si possa arrivare al 20%), secondo Moody’s l’Italia è tra i Paesi che rischia di pagare il prezzo peggiore, anche a causa dell’esposizione bancaria da parte di molte aziende.

Continua a non dare tregua l’inflazione, che viaggia sempre, in Europa, intorno al 10%. Proprio ieri è apparsa un’intervista di Joachim Nagel, Presidente della Bundesbank, che ha dichiarato che anche il 2023 non sarà un anno facile, con i prezzi che non cesseranno la loro corsa, con una previsione di rialzo del 6% (fino ad un paio di mesi fa le stime si limitavano al 4.5%).

Diventa quindi sempre più attuale il rischio recessione, data per probabile in molti Paesi. Saranno determinanti, ancora una volta, le politiche monetarie che verranno attuate nel prossime settimane, con la BCE che pare orientata, nella prossima riunione dell’8 settembre, ad un rialzo dello 0,50%, mentre si dovrebbe capire qualcosa in più, per quanto riguarda la FED americana, nei prossimi giorni, quando inizierà il tradizionale simposio di Jackson Hole.

La settimana inizia con i mercati asiatici contrastati: negativi Nikkei (- 0,47%) e Hong Kong (- 0,26%), mentre al momento fa registrare il segno più Shanghai (+ 0,58%), con il settore immobiliare che da segni di ripresa.

Segno meno per quanto riguarda i futures, tutti in calo.

Sorte analoga per le materie prime: petrolio (WTI) a $ 88,99 (- 1,70%), Gas naturale USA $ 9,285 (- 0,72%), oro $ 1.746 (- 0,46%).

Spread a 224 bp, con il BTP al 3,15% circa.

Treasury Usa appena sotto il 3%.

€/$ quasi sulla parità (1,003).

Bitcoin che troviamo sempre intorno ai $ 21.000 (21.357, + 1%).

Ps: ben conosciamo la multietnicità di molte città straniere (Londra in primis). Per quanto riguarda il nostro Paese, la città più rappresentativa non poteva che essere Milano, con 1 residente su 5 di origine straniera. Ma qual è il cognome più diffuso? Il “solito” Rossi? Assolutamente no (comunque al secondo posto, con 4011 casi). Il primo è il cinese Hu, che comunque non certifica la comunità straniera più presente. Che è quella egiziana, con 41.131 residenti.

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ultimo aggiornamento: 22-08-2022


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