Direttore: Alessandro Plateroti

Quando si dice propaganda. Le parole pronunciate ieri da Putin nell’incontro con il suo “sodale” Lukashenko, Presidente della Bielorussia, avvenuto al cosmodromo di Vostochny, non possono che essere considerate propaganda. Secondo il Presidente russo, “l’operazione militare speciale” (guai a pronunciare la parola guerra) procede secondo i piani: nessun ritardo, nessun insuccesso, nessun cambio di strategia. Viene da pensare, peraltro, che al di là di slogan e di un accennato trionfalismo, che quella di Putin sia quasi davvero una strategia che punta a far durare la guerra più a lungo possibile: al di là degli obiettivi militari, si potrebbe cominciare a pensare che la Russia punti ad un indebolimento dell’occidente attraverso un’arma che, pur non distruggendo il territorio e facendo migliaia di vittime, può comunque causare danni altrettanto gravi.

E’ acclarato che il prolungamento del conflitto ha un’immediata conseguenza sull’economia: il valore delle materie prime, di tutte, in principal modo di quelle energetiche, già cresciuto l’anno scorso, negli ultimi mesi è ulteriormente moltiplicato, diventando la maggiore causa dell’inflazione. Questa sembra essere, infatti, la risposta russa alle sanzioni. Senza dimenticare, come già scritto, il flusso ininterrotto di valuta pregiata (€ e $) che ogni giorno affluisce nelle casse statali. Ogni giorno di guerra produce danni economici evidenti. In primis all’Ucraina: si calcola che dall’inizio del conflitto, soltanto le infrastrutture abbiamo subito danni per oltre $ 270 MD. Il 30% delle imprese ucraine si sono completamente fermate, mentre il 45% opera in maniera molto ridotta. Completamente fermo, come si può immaginare, il commercio internazionale, con danni quantificabili in $ 12 MD a settimana.

Ben sa, l’autocrate russo, che un’elevata inflazione può, se non metterle in ginocchio, creare non pochi problemi alle economia occidentali. Ieri è stato reso noto il dato sull’inflazione USA, che ha toccato l’8,5%, un dato superiore all’8,4% atteso e al 7,9% di febbraio: per trovare un livello simile bisogna riportare le lancette del tempo al 1981. Dalla fine della 2° Guerra mondiale, solo in altre 3 occasioni gli Stati Uniti avevano conosciuto una percentuale così elevata: nel 1951, durante la crisi petrolifera dei primi anni 70 e tra il 1978 e il 1982, quando l’economia statunitenseconobbe per 2 volte la recessione. L’inflazione core, quella depurata dei prezzi più “volatili” (materie prime e alimentari) è al 6,5% (6,4% il dato atteso).

Secondo diversi analisti, quello di ieri dovrebbe essere il picco: è probabile che con il mese di aprile abbia inizio il movimento inverso, con i prezzi che ritornano verso terreni meno “minati”, con alcuni indicatori che già si stanno muovendo in quella direzione. E’ il caso, per esempio, ben sapendo quanta importanza abbia nel “quotidiano” mdi una famiglia americana, della benzina, che, dopo aver toccato a metà marzo $ 4,33 al gallone, ha iniziato la propria discesa, portandosi a $ 4,11 di questi giorni. Ciò non toglie che nulla cambi per le politiche monetarie già decise dalla FED, con un ulteriore aumento del costo del denaro in occasione della nuova riunione del Comitato Direttivo della Banca Centrale.

La comunicazione del dato sull’inflazione ieri ha lasciato quasi indifferenti i mercati (per quanto gli indici statunitensi, dopo un inizio all’insegna del rialzo abbiano poi chiuso con un lieve segno rosso).

Aria ben diversa questa mattina, con i mercati asiatici in grande spolvero: Nikkei a + 2,03%, Kospi Seul + 1,8%, Hong Kong + 0,70%. Fa eccezione Shanghai, in arretramento dello 0,20%, probabilmente anche a causa dei lockdown presenti in diversi grandi centri.

Futures ovunque positivi, con quelli USA a “tirare” la volata, con rialzi vicini all’1%.

Prende fiato il petrolio, dopo la corsa di ieri (+ 6%): questa mattina WTI a $ 100,74, + 0,04%.

Gas naturale a $ 6,713 (+ 0,39%).

Oro a $ 1.973 per oncia (- 0,23%).

Spread a 161bp, con il rendimento del BTP in leggero calo (2,40%).

Sorte analoga per il treasury USA, con il rendimento al 2,74% (ieri 2,77%). Da notare che il differenziale 2-10 anni sta riportandosi su livelli “meno pericolosi”, con la curva dei rendimenti che torna a “irripidirsi” (vale a dire aumenta il differenziale di rendimento tra le 2 durate, con il decennale che ieri rendeva circa lo 0,30% in più della durata più breve – una settimana fa erano pressochè identici).

$ sempre forte verso €, a 1,083.

Bitcoin a $ 40.112 (+ 0,39%).

Ps: da noi si discute (o, per lo meno, si è fortemente discusso) sulla Legge Fornero, che innalzava il tetto dell’età pensionistica. Succede in Canada: Hazel McCallion, anni 101 (centouno), è stata riconfermata direttrice dell’aeroporto di Toronto, il più grande del Canada. E soltanto 1 mese fa l’Università Mississauga, sempre di Toronto, l’ha riconfermata consulente speciale per la sua “profonda conoscenza enciclopedica della politica”.

Il suo segreto? Lavori domestici e giardinaggio, che, così ha dichiarato, che permettono l’esercizio e mantengono l’umiltà, fattore forse ancora più importante.

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ultimo aggiornamento: 13-04-2022


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