“Una giornata particolare” è uno dei capolavori di Ettore Scola, oltre che uno dei suoi film più noti.
E’ indubbio che oggi anche per l’Italia sia una giornata particolare, come ampiamente previsto. Sarà quindi interessante capire quali saranno le reazioni dei mercati e degli investitori rispetto ai nuovi scenari che si aprono per il nostro Paese.
Peraltro, è probabile che ogni “decisione” venga rinviata più avanti, nel momento in cui si avvieranno le trattative per la formazione del nuovo Governo. L’iter “post-elettorale” è abbastanza complesso, e passa innanzitutto dalla nomina dei Presidenti di Camera e Senato e l’elezione dei nuovi Gruppi Parlamentari, con le nuove Camere che si dovrebbero riunire il 13 ottobre. Si stima pertanto che il passaggio di consegne tra Draghi e il futuro (futura?) Presidente del Consiglio avverrà non prima di 1 mese e mezzo/2.
Nel 2018, all’epoca delle precedenti elezioni, la reazione dei mercati non fu certamente positiva: l’Italia che emergeva dalle elezioni era la fotografia di un Paese difficilmente governabile, con una forza politica con nessuna esperienza di Governo né tanto meno di precedenti significative rappresentanze parlamentari che di colpo di trovò ad assumere un ruolo di leadership, insieme ad un altro partito che aveva tradizioni e programmi un po’ diversi. Questa volta, almeno, siamo di fronte ad una vittoria abbastanza chiara di uno schieramento politico (anche se, con tutta probabilità, la strada verso la creazione di un Governo potrebbe riservare qualche sorpresa).
La cosa certa è che chiunque governerà dovrà farlo tenendo conto di una situazione geopolitica ed economica particolarmente complessa e dei vincoli che dovremmo rispettare in quanto appartenenti alla UE e alla Nato. A meno che non li si voglia mettere in discussione: allora sì che si aprirebbero scenari a cui è meglio non pensare. Anche perché la “strada” è in buona parte tracciata: risulterà ben difficile scostarsi da quella che ormai è nota come “agenda Draghi”. Dai conti pubblici, che andranno mantenuti sotto controllo, alla crescita, con il PIL che dal previsto 3,4/3,5% di quest’anno dovrebbe scendere ad un ben più modesto 0,4/0,8% per l’anno prossimo, dal PNRR (a dicembre è prevista la nuova rata di circa € 21,8 MD), ai costi delle bollette (molto probabili, per non dire sicuri, nuovi interventi contro il caro energia, dopo i vari provvedimenti dei mesi scorsi), alla politica estera, con una chiara presa di posizione rispetto al conflitto ucraino, a tutte quelle misure che per forza di cose l’attuale Governo, da quando è stato “esautorizzato” ha dovuto, bene o male, mettere in secondo piano (privatizzazione ITA, nuovo aumento di capitale MPS, con lo Stato che, come primo azionista, dovrà “contribuire” per un importo superiore a € 500ML, alla situazione previdenziale, con quota 102 che arriva al termine), le cose da fare sono molte. Entro questa settimana dovrà essere presentata la Nota aggiornata del Ministero del Tesoro (Nadef), aspetto non di secondaria importanza, che potrebbe essere determinante per definire la nuova Legge di Bilancio, a cui dovrà far riferimento chiunque governi. E, come dimostra la reazione dei mercati alle prime decisioni di politica economica del neo Governo britannico presieduto da Liz Truss (pur non appartenente alla UE), il varo di provvedimenti molto espansivi (almeno teoricamente) senza debite coperture finanziarie, i cui obiettivi sono non solo vaghi ma anche difficili da realizzare, più di una riflessione dovrà essere fatta prima di fare proclami che potrebbero rivelarsi un boomerang (tutti ricordiamo braccia levate e dita a forma di V per la sconfitta della povertà…..).
Senz’altro oggi avremo su di noi gli occhi di molte cancellerie. I mercati, invece, come detto, al momento dovrebbero “sospendere” il giudizio, rinviandolo al momento in cui il Governo inizierà (o non inizierà) a prendere corpo. I temi internazionali (crisi ucraina, crisi energetica, lotta inflazione, forza del $, etc) continueranno quasi certamente a dominare la scena. Soprattutto la forza della moneta Usa, che sta spingendo moltissime valute ai minimi, è il segnale di una visione piuttosto allarmata di molti operatori, che vedono sempre più vicina una recessione, con le Banche centrali che dovranno perseverare nelle loro politiche restrittive (in primis la FED, la cui azione è la principale causa della forza del biglietto verde: se la sua corsa dovesse continuare, questo sarebbe un problema in più per Powell, ma soprattutto per molti Paesi europei, che dovranno fare i conti anche con un’inflazione “importata”, visto che il $ è la valuta di regolamento della maggior parte delle transazioni commerciali).
Inizio settimana ancora una volta difficile per gli indici asiatici: Nikkei a – 2,66%, Seul – 2,6%, Shanghai al momento – 1,19%, Hong Kong – 1,01%.
Futures ancora in “apnea”, con cali tra 0,5 e 0,8%.
Continua la discesa del petrolio: questa mattina il WTI scambia a $ 77,65, in calo dell’1,50%.
Gas naturale Usa sotto i $ 7 (6,827, – 0,20%).
Oro a $ 1.634, – 0,78%.
Spread sui livelli di venerdì, a conferma di una situazione “sotto controllo”: questa mattina siamo a 232,7 bp, con i BTP intorno a 4,32% (Bund al 2%, un rendimento che ci riporta al 2008).
Treasury Usa a 3,74%, con il biennale al 4,25%.
Non si ferma la corsa del $: questa mattina scende sotto lo 0,97 vso € (0,9637).
Bitcoin a $ 18.718 (- 1,71%).
Ps: quello che fino a pochi mesi fa era al centro delle attenzioni del mondo sembra ora passato in secondo, se non in terzo, piano. Eppure l’emergenza climatica, come dimostrano le ultime drammatiche vicende non può “essere una moda”. Se entro la fine del secolo la temperatura media salisse di 3°C, questo significherebbe che circa 5MD di individui, per almeno 15 giorni all’anno, potrebbero essere soggetti a sopportare temperature superiori a 51°, con le località più vicine all’equatore che potrebbero arrivare a circa 3 mesi di caldo impossibile da sopportare. Ma la domanda da porsi forse è un’altra: non se gli essere umani potranno sopportare un caldo così, ma se il mondo potrà sopravvivere….