Direttore: Alessandro Plateroti

E’ iniziato ieri a Praga il Consiglio straordinario della UE, che vede 44 tra Capi di Stato e di Governo discutere delle crisi che scuotono l’Europa, ad iniziare dalla guerra.

Sarà l’ultima “uscita” internazionale di Draghi in qualità di Primo Ministro. Quale occasione migliore, quindi, per i presenti per avere informazioni su quanto sta succedendo e, soprattutto, succederà in Italia dopo l’esito elettorale. La conferma che se l’attuale capo dell’esecutivo mancherà a molti italiani, ancor di più mancherà alla gran parte dei suoi attuali omologhi, che rimarranno “orfani” di un leader profondo conoscitore non solo delle vicende economiche e monetarie, ma anche esempio di rigore istituzionale, di competenza e autorevolezza.

Le “fumose” critiche sui ritardi in merito all’attuazione del PNRR sono durate il tempo di uno stormire di foglie, non trovando alcuna “sponda” a livello europeo. Piuttosto, hanno avuto l’esito di far nascere qualche dubbio sul futuro prossimo del  nostro Paese, con Mario Draghi che, ancora una volta, ha dato prova della sua serietà, assicurando i partner sulla nostra “tenuta” (anche perché sa bene che non potrebbe dire cose diverse).

Peraltro, va detto che se non ci sono ritardi sull’attuazione del PNRR, qualche “disallineamento” con i dati previsionali si sta verificando. Il riferimento è alla spesa relativa ai finanziamenti, sia ricevuti che ancora da ricevere (fermo restando che per questi ultimi dovremmo dar prova di aver raggiunto gli obiettivi). Infatti, per l’anno in corso avrebbero dovuto essere spesi € 29,4 MD; invece siamo fermi a poco più della metà (15). Per il2023 saranno investite risorse per € 40,9 MD contro i 43,3 previsti nel Def (Decreto Economia e Finanza) 2022. Per il 2024, invece, dovrebbero essere 46,5, contro i 47,4 previsti. Le minori spese annue verranno recuperate negli anni successivi: quindi nel 2025, con € 6,5 MD di maggiori spese, e nel 2026, in cui rispetto ai previsti 25,5 MD si passerà a 35,9 MD. A ben vedere un vantaggio per i Governi che verranno (o per quello che sta per iniziare il proprio cammino, visto che in teoria potrebbe rimanere in carica sino al 2027….), che si troveranno a spendere di più di quanto previsto inizialmente. Come sempre, peraltro, bisognerà capire come questo “surplus” sarà speso. Se c’è una cosa a cui i tanti Governi che si sono succeduti in questi anni hanno dato prova è l’incapacità di “spendere bene” le risorse (tante) che hanno avuto a disposizione. Anche in questo modo si spiega la montagna di debito pubblico che pesa sulle nostre spalle (ma ancora di più sulle generazioni future). Come ci ricorda, dopo Moody’s, un’altra società di rating: ieri Fitch ha dichiarato come siano limitati gli spazi di una rinegoziazione del PNRR già concordato, mentre sarà fondamentale portare avanti i progetti previsti, a partire dalla digitalizzazione (progetto “Italia a 5 Ciga”), alla riqualificazione urbana (riduzione del disagio abitativo) e ai Piani urbani integrati, con la creazione di nuovi servizi alla persona e riqualificazione delle infrastrutture nelle aree urbane più degradate.

Le difficoltà nell’attuazione del Piano potrebbero derivare dalla difficile congiuntura economica che a livello globale stiamo attraversando. Secondo il Fondo Monetario Internazionale il rischio che un terzo del mondo cada in recessione è molto elevato, con circa $ 4.000 MD di crescita che svaniranno nei prossimi anni: le previsioni di crescita per il 2022 sono state ridotte al 3,2%, mentre per il 2023 ci si dovrebbe attestare intorno al 2,9%. Mentre rimarrà critico il contesto inflattivo, con le banche centrali che, come confermano alcune dichiarazioni di membri della FED, potrebbero “schiacciare” di nuovo il piede sull’acceleratore del rigore (con la BCE che sarebbe avviata a portare i tassi al 2% – dall’attuale 1,25% – entro la fine dell’anno).

La prima settimana di ottobre si appresta a chiudersi sull’impronta della negatività.

La chiusura in ribasso di Wall Street di ieri (a pesare le dichiarazioni di cui sopra di alcuni esponenti della Banca Centrale Usa) non aiutano, questa mattina, gli indici asiatici: il Nikkei si appresta a chiudere a – 0,70%, mentre Hong Kong si trova intorno al – 1,30%.

Oggi sono attesi i dati sull’occupazione Usa: le attese sono per la creazione, per il mese di settembre, di 255.000 nuovi posti di lavoro, contro i 315.000 di agosto, con la disoccupazione ferma al 3,7%.

Futures Usa intorno alla parità, mentre in Europa si muovono in territorio leggermente positivo.

Petrolio sempre sopra i $ 88 (88,24)dopo il taglio dell’Opec+ che tanto sta infastidendo l’amministrazione Biden, che accusa l’organizzazione di fare il gioco della Russia.

Gas naturale Usa in calo del 3% a $ 6,759.

In leggera discesa anche l’oro, che torna verso i $ 1.700 (1.727).

E’ tornato a crescere lo spread, che troviamo a 249 bp, e con lui il rendimento del BTP, vicino al 4,60%, con il bund al 2,08%.

Treasury al 3,82%.

Riprende forza il $: questa mattina l’€/$ tratta a 0,9773, dopo che per un paio di giorni sembrava portarsi verso la parità.

Perde quota il bitcoin, tornato sotto i $ 20.000 (19.850, – 1.7%).

Ps: oggi Vladimir Putin compie 70 anni. A lui nessun augurio. Il problema è che qualcuno glieli farà (speriamo non dal nostro Paese…).

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ultimo aggiornamento: 07-10-2022


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Non sempre non è mai troppo tardi