Taglio del cuneo fiscale: conviene davvero? Scopri come alcune fasce di reddito possono perdere oltre 1.000 euro nonostante le novità.
Il cuneo fiscale: sembra complicato, vero? In realtà è un concetto semplice, ed è sulla bocca di tutti quando si parla di politiche economiche in Italia. Ridurlo significa meno tasse sul lavoro, più soldi in tasca e, in teoria, un po’ più di respiro per i lavoratori. Ma, come spesso accade, non tutto fila liscio. Non tutti ci guadagnano, e qualcuno, incredibilmente, finisce pure per rimetterci.
Un’analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha evidenziato un problema che riguarda chi guadagna circa 35.000 euro l’anno. Non solo questi lavoratori rischiano di perdere i benefici legati al taglio del cuneo fiscale, ma potrebbero vedere una parte del proprio reddito netto svanire nel nulla. In pratica, chi si trova in una fascia intermedia si ritrova in una vera e propria trappola economica.
L’idea di fondo è ottima: meno tasse per chi guadagna poco e un sistema che aiuti chi è più in difficoltà. Nel 2024, ad esempio, sono state introdotte riduzioni di 7 punti percentuali per i redditi fino a 25.000 euro e di 6 punti per quelli tra 25.000 e 35.000 euro. Un bel vantaggio per chi rientra in questi limiti, senza dubbio.
Ma c’è un grosso “però”. Se il tuo stipendio supera i 35.000 euro, anche di pochi euro, il beneficio scompare completamente. Addio ai 1.100 euro l’anno che avresti potuto risparmiare grazie al taglio. In altre parole, guadagnare un po’ di più può farti finire in una situazione paradossale: invece di avere più soldi in tasca, ti ritrovi con meno.
Il paradosso della soglia: quando un aumento ti penalizza
Facciamo un esempio per chiarire: sei a un passo dai 35.000 euro annui e il tuo capo ti concede un aumento di 1.000 euro lordi. Ottimo, penserai. Ma la realtà è diversa. Perdi i benefici fiscali e, nel complesso, ci rimetti 1.100 euro. Risultato? Non solo non hai guadagnato, ma hai visto il tuo reddito netto calare. Sì, hai letto bene.
Per compensare questa perdita, il tuo aumento dovrebbe essere di almeno 2.000 euro lordi. Non sempre una cifra così alta è realistica, soprattutto in un mercato del lavoro in cui gli incrementi salariali sono spesso limitati. Questo meccanismo, oltre a penalizzare i lavoratori, crea un effetto davvero poco motivante: chi vorrebbe impegnarsi di più o fare straordinari se poi ci rimette?
Cosa ci riserva il domani?
Per il 2024, il taglio del cuneo fiscale è stato introdotto in via sperimentale, ma a partire dal 2025 diventerà strutturale. Tradotto: se le regole non cambiano, questa situazione potrebbe diventare la norma. Le fasce intermedie continueranno a essere le più colpite, mentre i redditi più bassi beneficeranno delle riduzioni senza problemi. Una disparità che rischia di diventare ancora più evidente nei prossimi anni.
Per chi si trova vicino alla soglia dei 35.000 euro, è fondamentale sapere come funzionano queste regole. Capire in anticipo l’impatto di un aumento o di un cambiamento nello stipendio può fare la differenza tra una scelta vantaggiosa e una che ti lascia con meno soldi in tasca. Insomma, una misura che dovrebbe aiutare a ridurre le disuguaglianze finisce per crearne di nuove. E il problema non è solo economico, ma anche psicologico: sentirsi penalizzati per aver guadagnato un po’ di più non è certo un incentivo a fare di meglio. Resta da vedere se, con il tempo, qualcuno avrà il coraggio di mettere mano a questo meccanismo e renderlo più equo.