Quando circa un mese fa, la Borsa italiana era intorno ai 22.000 euro avvisammo tutti che ci sarebbe stato uno storno di dimensioni rilevanti e parlavamo di un 5% circa che significava 1.000 punti circa. Ma eravamo ottimisti sulla conclusione della disputa Usa Cina, non pensavamo che la Brexit andasse verso una hard Brexit e aspettavamo il governo italiano che avesse una relazione migliore con la UE. Ecco spiegati gli ulteriori 5 punti di perdita.
Adesso l’indice potrebbe arrivare a 19.500 (molto probabile) e da lì, grazie a qualche buona notizia tipo l’attenzione della Fed a una diminuzione dei tassi o a una svolta sul negoziato dei dazi, si andrebbe per un po’ di tempo laterali. Per poi ripartire verso i 22.000, ma non oltre, in autunno.
Molto dipenderà oggi dalla lettera di risposta che verrà inviata alla UE. Gli altri indici europei stanno facendo, oggi, addirittura peggio dell’indice nostrano e il Dax ha toccato e violato l’11.700, ultimo supporto prima dell’11.500.
L’S&P è appoggiato a 2.760 e potrebbe estendere facilmente fino a 2.675.
Dando un occhio ai doppi minimi di cui parlavamo qualche giorno fa abbiamo visto che Intesa non ha tenuto l’1.88 e sta scendendo, Telecom è ancora appoggiata a 0,43 e Eni si avvicina rapidamente a 13.326 che è il suo penultimo supporto. Quindi i supporti di tre titoli altamente capitalizzati sono sotto attacco e se perdessero questi sostegni arriveremmo ai 19.500 previsti.
Il Pil oggi è stato rivisto ulteriormente al ribasso dello 0,1%. Economia stagnante dichiara Istat, e le due manovre del reddito di cittadinanza e di quota 100, come facilmente prevedibile, si sono rivelate fallimentari. Un anno ormai è passato e i primi effetti avrebbero dovuto vedersi. Nessuna istituzione aveva creduto alle dichiarazioni di sei mesi fa. Ocse, FMI, UE, BCE, Istat, S&P, Fitch, Moody’s tutti avevano dato come previsione +0,1%. Ed eccolo realizzato. Anche noi avevamo scritto di questo certo esito.
Per l’“anno bellissimo” bisognerà aspettare, secondo noi, almeno tre anni da oggi.
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