Supporti sotto attacco

5 punti persi rispetto alle previsioni di aprile, ecco perchè.

Quando circa un mese fa, la Borsa italiana era intorno ai 22.000 euro avvisammo tutti che ci sarebbe stato uno storno di dimensioni rilevanti e parlavamo di un 5% circa che significava 1.000 punti circa. Ma eravamo ottimisti sulla conclusione della disputa Usa Cina, non pensavamo che la Brexit andasse verso una hard Brexit e aspettavamo il governo italiano che avesse una relazione migliore con la UE. Ecco spiegati gli ulteriori 5 punti di perdita.

Adesso l’indice potrebbe arrivare a 19.500 (molto probabile) e da lì, grazie a qualche buona notizia tipo l’attenzione della Fed a una diminuzione dei tassi o a una svolta sul negoziato dei dazi, si andrebbe per un po’ di tempo laterali. Per poi ripartire verso i 22.000, ma non oltre, in autunno.

Molto dipenderà oggi dalla lettera di risposta che verrà inviata alla UE. Gli altri indici europei stanno facendo, oggi, addirittura peggio dell’indice nostrano e il Dax ha toccato e violato l’11.700, ultimo supporto prima dell’11.500.

L’S&P è appoggiato a 2.760 e potrebbe estendere facilmente fino a 2.675.

Dando un occhio ai doppi minimi di cui parlavamo qualche giorno fa abbiamo visto che Intesa non ha tenuto l’1.88 e sta scendendo, Telecom è ancora appoggiata a 0,43 e Eni si avvicina rapidamente a 13.326 che è il suo penultimo supporto. Quindi i supporti di tre titoli altamente capitalizzati sono sotto attacco e se perdessero questi sostegni arriveremmo ai 19.500 previsti.

Per fortuna oggi è Venerdì e la lettera di risposta arriverà a mercati chiusi.

Il Pil oggi è stato rivisto ulteriormente al ribasso dello 0,1%. Economia stagnante dichiara Istat, e le due manovre del reddito di cittadinanza e di quota 100, come facilmente prevedibile, si sono rivelate fallimentari. Un anno ormai è passato e i primi effetti avrebbero dovuto vedersi. Nessuna istituzione aveva creduto alle dichiarazioni di sei mesi fa. Ocse, FMI, UE, BCE, Istat, S&P, Fitch, Moody’s tutti avevano dato come previsione +0,1%. Ed eccolo realizzato. Anche noi avevamo scritto di questo certo esito.

Per l’“anno bellissimo” bisognerà aspettare, secondo noi, almeno tre anni da oggi.

Fabrizio Piscopo

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