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Studi sulle ripercussioni economiche dei conflitti: 171,4 miliardi di euro in tre anni

Il 24 febbraio 2025 segnerà il terzo anniversario dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, un evento che ha avuto ripercussioni significative sull’economia globale. Dalla sua insorgenza, il mondo ha affrontato una grave crisi energetica, con i costi dell’energia elettrica che sono aumentati drasticamente nell’autunno del 2022. Questo scenario ha portato a una delle più severe strette monetarie nella storia dell’euro, a una contrazione del commercio internazionale e a incertezze legate ai conflitti in Medio Oriente. Le conseguenze economiche di queste guerre sono state dettagliate nel report intitolato ‘La congiuntura nei settori a inizio 2025. Focus su dazi Usa e crisi Germania’, presentato oggi, 20 febbraio 2025, dall’Ufficio Studi alla Consulta Categorie. Il documento è disponibile per il download qui.

Le perdite economiche globali

La guerra in Ucraina ha avuto effetti devastanti sull’economia mondiale. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, confrontando le previsioni del 2021 con i dati aggiornati nel gennaio 2025, si stima che il PIL globale abbia perso mezzo punto percentuale di crescita all’anno. Questo significa che, mentre si prevedeva un tasso di crescita del +3,8%, il ritmo effettivo è sceso al +3,3%. La situazione è ancor più preoccupante per l’Unione Europea, che ha visto il suo tasso di crescita media annua ridursi dal +2,6% al +1,6%.

Diversi fattori hanno contribuito a questa frenata. L’incertezza legata all’instabilità internazionale ha minato la fiducia delle imprese, mentre le banche centrali hanno attuato misure restrittive per combattere l’inflazione, innescata dalla crisi energetica. A questo si aggiungono le misure protezionistiche e il calo del commercio internazionale, insieme alla decelerazione delle economie di Cina e Germania.

Impatto sull’economia italiana

Nel periodo compreso tra il 2022 e il 2024, l’Italia ha subito perdite economiche stimate in 171,4 miliardi di euro, corrispondenti a un impatto medio annuo pari al 2,9% del PIL. Queste perdite derivano da esportazioni ridotte verso i paesi coinvolti nel conflitto e dalla recessione della Germania, oltre ai costi finanziari aumentati per le imprese a causa dell’aumento dei tassi d’interesse e dell’energia importata. Nonostante ciò, l’economia italiana ha dimostrato una resilienza superiore rispetto ad altre economie europee, con una crescita del PIL del 3,2% tra il 2021 e il 2024, rispetto al +2,9% della Francia e alla stagnazione della Germania.

Le esportazioni italiane e il costo dell’energia

L’invasione russa dell’Ucraina e le sanzioni conseguenti hanno provocato un drastico calo delle esportazioni italiane verso i paesi in guerra. Tra il 2021 e il 2024, l’Italia ha registrato perdite di 16,6 miliardi di euro in esportazioni verso Russia e Ucraina. Questo dato è significativo se confrontato con uno scenario di pace, dove la domanda di questi mercati sarebbe cresciuta come in altri paesi extra UE.

Inoltre, l’economia tedesca, che dipende fortemente dalle importazioni russe, è scivolata in recessione, impattando negativamente sulle vendite del made in Italy. Le esportazioni italiane verso la Germania hanno subito un calo di 22,9 miliardi di euro nello stesso periodo, calcolato rispetto a uno scenario di stabilità.

La dipendenza energetica dell’Italia ha ulteriormente aggravato la situazione. Tra il 2022 e il 2024, il costo delle importazioni energetiche è aumentato di 76,3 miliardi di euro, rispetto al normale livello di importazioni del 3,5% del PIL registrato nel 2021. Durante l’ondata inflazionistica, le piccole e medie imprese italiane hanno affrontato un notevole svantaggio competitivo rispetto ai concorrenti europei.

Inflazione e oneri finanziari

La turbolenza dei prezzi dell’energia ha portato a un tasso di inflazione armonizzato a doppia cifra, raggiungendo il +12,6% nell’autunno del 2022. Per contrastare l’inflazione, la Banca centrale europea ha aumentato i tassi d’interesse di 400 punti base in un anno. Sebbene la BCE abbia iniziato un processo di allentamento monetario, il periodo 2022-2024 ha visto un incremento di 55,6 miliardi di euro di oneri finanziari per le imprese. A dicembre 2024, il trend dei prestiti alle imprese è rimasto negativo, con una flessione del 2,3%.

Questi aumenti dei tassi d’interesse hanno ostacolato la propensione a investire, complicando ulteriormente la transizione digitale e verde delle imprese italiane. La situazione rimane complessa e le prospettive future sono influenzate da una serie di fattori interconnessi e da un contesto internazionale instabile.

Lorenzo Zucchetti

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