Nella capitale russa, Mosca, si sta verificando una crisi di potere senza precedenti all’interno del governo. Il presidente Vladimir Putin ha espresso forti critiche nei confronti della Banca Centrale Russa (CBR), accusandola di adottare una politica monetaria eccessivamente rigida che, a suo avviso, sta soffocando l’economia del Paese. Questa tensione è stata riportata dall’Institute for the Study of War (ISW), un think tank statunitense, che ha evidenziato come il rapporto tra il Cremlino e la governatrice Elvira Nabiullina stia diventando sempre più teso. Attualmente, il tasso d’interesse chiave è fissato al 21%, una decisione che ha suscitato malcontento tra le imprese russe, già provate dalle difficoltà economiche derivanti dall’invasione dell’Ucraina.
Secondo fonti vicine al Cremlino, come riportato dal canale Telegram “The Kremlin Whisperer”, Putin sembra intenzionato a utilizzare la Banca Centrale come capro espiatorio per giustificare le difficoltà economiche del Paese. Il presidente punta a presentare un’immagine di resilienza economica, contraria a quella che i dati reali suggeriscono. La Camera dei Conti del Consiglio della Federazione Russa ha avviato un’ispezione approfondita delle politiche della CBR, un’azione che esula dalle sue consuete competenze e che, secondo analisti, rappresenta un tentativo di mettere sotto pressione Nabiullina.
La governatrice ha adottato una politica monetaria restrittiva per cercare di controllare un’inflazione ufficiale del 10,1%, ma secondo l’ISW, il dato reale supera il 25%, in parte a causa dell’aumento della spesa militare e della carenza di manodopera. Le imprese russe, già colpite dalle sanzioni occidentali, si trovano a fronteggiare un tasso d’interesse che rende insostenibile il loro operato. La situazione si fa sempre più critica, con il settore manifatturiero costretto a destinare gran parte dei propri utili al pagamento del debito.
Le pressioni economiche sulle aziende russe sono palpabili. Il Centro russo per l’analisi macroeconomica e le previsioni a breve termine (CMASF) ha rivelato che il 20% delle imprese manifatturiere deve dedicare due terzi dei propri profitti lordi al pagamento del debito. Questo scenario mette in evidenza la fragilità dell’economia russa, con settori come quello del gas e del carbone che stanno affrontando difficoltà significative. Boris Grozovski, esperto di economia russa presso il Wilson Center, ha commentato che la politica della CBR sta “schiacciando le imprese”, con il rischio che le pressioni del Cremlino possano provocare una maggiore instabilità economica.
Se il Cremlino desidera evitare ulteriori aumenti dei tassi d’interesse, si trova di fronte a un dilemma: compromettere l’indipendenza della Banca Centrale potrebbe minare la capacità di Mosca di gestire l’economia durante il conflitto. I segnali di crisi si moltiplicano e l’ISW avverte che l’attuale politica monetaria sta mettendo in ginocchio le aziende, colpite dall’aumento dei costi e dalla diminuzione dei margini di profitto.
La situazione attuale rappresenta un punto di svolta per la Banca Centrale Russa e per la sua governatrice. L’audit avviato dalla Camera dei Conti potrebbe preludere a un cambiamento di leadership o a un tentativo di limitare ulteriormente l’autonomia della CBR. L’ISW sottolinea che la pressione su Nabiullina non è un episodio isolato, ma parte di una crescente tensione all’interno del sistema di potere russo. La governatrice ha già affrontato critiche in passato, ma ora il clima è più teso che mai, e le conseguenze delle attuali dinamiche politiche potrebbero avere ripercussioni significative per il futuro economico e politico della Russia.
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