Il regime forfettario ha sostituito i regimi in essere fino al 2015 diventando così quello naturale.
Le persone fisiche che svolgono un’attività o che hanno un’impresa di arte o professionale devono rispondere a determinati requisiti perché non tutti i lavoratori autonomi possono rientrare in questa categoria di partita iva.
Quando ci si trova a dover fare i conti con le regole per l’apertura e la gestione della partita IVA, si aprono numerose falle dovute in particolare alla mancata conoscenza dell’argomento. Per questo motivo chi ha necessità di entrare a far parte dei lavoratori autonomi è indispensabile che conosca tutto ciò che riguarda le partite IVA.
Una delle novità introdotte negli ultimi anni in questo panorama è il regime forfettario, inserito precisamente con la Legge di Stabilità 2015 per essere poi modificato dalla Legge di Stabilità 2016. Da allora di cambiamenti ce ne sono stati diversi, fino ad arrivare ai più attuali con la Legge di bilancio 2019, ma ne parleremo in un altro punto di questa guida.

È importante dire che il forfettario ha sostituito i regimi in essere fino al 2015 (si parla in particolare di regime dei minimi, cioè quello di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità) diventando così il regime naturale per le persone fisiche che svolgono un’attività o che hanno un’impresa di arte o professionale. Queste devono chiaramente rispondere a determinati requisiti perché non tutti i lavoratori autonomi possono rientrare in questa categoria di partita IVA.
Come si può intuire dal nome stesso (forfettario), in questo caso il reddito del titolare di partita iva viene tassato a forfait, precisamente sulla base di una redditività che va in base al tipo di attività che svolge il lavoratore.
Precisamente per accedere al regime forfettario si deve essere titolari di un’attività d’impresa, arte o professione che nell’arco solare precedente abbia conseguito compensi o ricavi non superiori a 65mila euro. La soglia è stata alzata notevolmente se si pensa che prima delle nuove manovre era fissata da un minimo di 25mila a un massimo di 50mila euro, a seconda dell’attività esercitata.
Chi è escluso dal regime agevolato
- Chi ha partecipazioni a società di persone, associazioni o imprese familiari.
- Chi ha il controllo di Srl o associazioni che esercitano attività connesse con quelle svolte dal soggetto titolare del regime forfettari.
- Chi non è residente in Italia eccetto chi è residente in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono nel territorio dello Stato italiano redditi che costituiscono almeno il 75% del reddito complessivamente prodotto.
- Chi in via esclusiva o prevalente effettua cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato e di terreni edificabili.
- Chi percepisce compensi da soggetti dai quali ha percepito redditi da lavoro dipendente nei due anni precedenti o da soggetti agli stessi riconducibili direttamente o indirettamente.
Tasse e agevolazioni per il regime forfettario
Con le novità introdotte dalla flat tax (il nuovo meccanismo di tassazione entrato in vigore il 1 gennaio 2019), la tassazione da applicare sui ricavi e compensi dei lavoratori che rientrano nel regime forfettario è pari al 15%. Nel caso in cui si sia al di sotto di 65mila euro di fatturato. Se si tratta di una start up, quindi di una nuova attività, la tassazione è del 5%.
Altre novità arriveranno nel 2020 per chi fattura dai 65mila ai 100mila euro all’anno. Saranno chiamati a rispondere a una tassazione del 20%. Agevolazioni anche in ambito previdenziale se si considera che a questi soggetti viene applicata una riduzione del 35% sulla contribuzione dovuta ai fini previdenziali (quindi all’Inps).
Altra cosa preziosa da sapere è che chi aderisce al regime agevolato è esonerato dal versamento dell’IVA, dalla registrazione delle fatture emesse e dei corrispettivi, dalla dichiarazione e comunicazione dell’IVA, dallo spesometro, cioè la comunicazione dei dati delle fatture e dalla fatturazione elettronica a cui invece sono obbligati i titolati di partita IVA a regime ordinario.
Inoltre con la Legge n. 145/2018 sono stati abrogati due requisiti legati alle spese per lavoro dipendente (che non doveva essere superiore a 5mila euro lordi) e per i beni strumentali ammortizzabili il cui costo prima non doveva superare i 20mila euro. Esonerati anche dalle addizionali Irpef e dall’Irap.
Per quanto riguarda il reddito di impresa, questo viene determinato in modo forfettario applicando ai ricavi un coefficiente di redditività, differenziato per settore.
Per il commercio al dettaglio e all’ingrosso, per i servizi di alloggio e ristorazione e per imprese/commercio alimentare e di bevande il coefficiente è del 40%, per il commercio ambulante non alimentare del 54%, per attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi è del 78%, per altre attività economiche del 67%, per costruzioni e attività immobiliari dell’ 86%, per gli intermediari del commercio è del 62%.
I professionisti che aderiscono al regime forfettario devono iscriversi alle relative casse previdenziali di appartenenza o alla gestione separata Inps se non ne hanno una specifica. Si tratta di un dettaglio non di poco conto, per questo indipendentemente dal fatturato annuo è consigliato farsi aiutare da un consulente del lavoro che saprà gestire al meglio la propria situazione senza incorrere in errori o dimenticanze che in ambito professionale si pagano care. Del resto è noto quanto la legge non ammetta ignoranza così come dimenticanze di vario genere.
A chi conviene il regime forfettario
Il linea di massima il regime forfettario comporta vantaggi per i lavoratori autonomi, ma in alcuni casi conviene anche per le imprese. La prima cosa che c’è da sapere è che la durata di questo regime agevolato è illimitata, eccezione fatta per chi supera la soglia di reddito e per chi non ha più anche soltanto uno dei requisiti obbligatori per legge.
Da alcuni studi di settore è emerso che la maggior parte dei professionisti che potranno usufruire della flat tax con regime forfettario saranno quelli di età compresa tra i 40 e i 50 anni, pochissimi quelli di età inferiore ai 30 anni. La soglia più alta di professionisti che vi accederebbe invece è quella di ceti medio alti, principalmente si tratta di commercialisti e avvocati. Sembra, inoltre, che l’accesso possa variare da regione a regione se si considera che il reddito dipende anche dalla collocazione geografica del lavoratore autonomo.
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