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Rallenta la spinta al riarmo dell’Unione Europea: i conti non tornano

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si trova al centro di un acceso dibattito sul futuro della difesa europea, in un contesto di crescente preoccupazione per il debito pubblico e la necessità di finanziare un piano di riarmo. Durante il Consiglio Europeo, tenutosi a Bruxelles il 2 aprile 2025, i leader dei paesi dell’Eurozona si sono confrontati sull’urgenza di reperire 800 miliardi di euro, di cui 150 miliardi destinati a prestiti attraverso l’emissione di eurobond. Tuttavia, le tensioni interne e la paura di un aumento del debito stanno rallentando i progressi.

La sfida del debito e le spese militari

L’idea di un piano di riarmo europeo ha sollevato interrogativi significativi tra i governi. La proposta di von der Leyen, pur avendo il potenziale di trasformare le spese per la difesa, si scontra con la realtà di un debito pubblico che continua a crescere. I leader europei, pur riconoscendo la necessità di investire in armamenti e infrastrutture, sono riluttanti a contrarre nuovi prestiti, anche con la prospettiva di restituirli in un arco di 45 anni. La contraddizione principale risiede nella necessità di mantenere l’austerità, che limita la capacità degli Stati di finanziare adeguatamente il riarmo. Questo dilemma ha portato a una discussione animata tra i capi di Stato, evidenziando le divergenze di opinione su come affrontare la questione.

Nel contesto di questo dibattito, la Germania emerge come un attore chiave, pronta a incrementare il proprio debito pubblico per sostenere il piano di riarmo. Tuttavia, la proposta di Berlino di finanziare il progetto attraverso un incremento significativo del debito ha sollevato resistenze, specialmente da parte di paesi come l’Olanda, che temono le implicazioni di un debito comune. La questione di come gestire il debito pubblico e le spese militari rimane centrale, con la necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza e la sostenibilità economica.

Le reazioni alle proposte di riarmo

Le reazioni alla proposta di von der Leyen sono state contrastanti. Mentre alcuni leader, come il premier greco Kyriakos Mitsotakis, hanno espresso la necessità di un approccio più ambizioso, altri, come il premier olandese Dick Schoof, hanno manifestato il loro dissenso nei confronti degli eurobond. La divisione tra i paesi del Nord Europa e quelli del Sud è emersa chiaramente, con i primi preoccupati per l’impatto fiscale di un debito condiviso. Nonostante ciò, il sostegno all’Ucraina rimane una priorità per 26 Stati membri dell’Unione Europea, che hanno rinnovato il loro impegno, sebbene con risorse limitate.

Il piano iniziale di 40 miliardi di euro per l’invio di armi all’Ucraina, presentato dalla commissaria Kaja Kallas, ha subito un ridimensionamento, mostrando le difficoltà nel reperire fondi sufficienti. La proposta di un “piano realistico” da 5 miliardi ha evidenziato la necessità di trovare soluzioni pratiche per finanziare gli sforzi bellici, senza gravare eccessivamente sui bilanci nazionali. La questione dei “contributi volontari” è emersa come una possibile alternativa, ma solleva interrogativi sulla reale capacità dei paesi di rispettare tali impegni.

Le prospettive future e le proposte di finanziamento

Il dibattito sul piano di riarmo europeo non si esaurirà con il Consiglio Europeo di aprile. Le trattative si protrarranno fino a giugno 2025, con la necessità di affrontare questioni urgenti, come il debito accumulato durante la pandemia e le spese militari. La proposta di utilizzare eurobond o “bond per la difesa” rappresenta una possibile via per garantire un finanziamento sostenibile, ma richiede un consenso tra i vari Stati membri.

Il Partito Popolare Europeo ha avanzato l’idea di strumenti di debito comuni, mirati a potenziare la difesa europea, specialmente nei paesi baltici, dove la minaccia russa è più concreta. Questa apertura potrebbe rappresentare un passo avanti significativo nella creazione di un approccio unificato alla sicurezza, ma le resistenze interne potrebbero ostacolare i progressi.

Il governo italiano ha ricevuto segnali positivi riguardo alla proposta di garanzie europee per attrarre investimenti privati nel settore della difesa. La creazione di un’ “Unione dei risparmi e degli investimenti” potrebbe fornire una base per un finanziamento più sostenibile, con il supporto della Banca Centrale Europea e l’idea di un euro digitale in fase di discussione.

La road map per il futuro della difesa europea è complessa e piena di sfide, ma le prossime settimane saranno cruciali per definire il percorso da intraprendere.

Serena Libra

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