Quello che si è chiuso ieri è stato uno dei peggiori semestri che i mercati ricordino.
Di certo per Wall Street lo è stato dal 1970. Se invece guardiamo allo S&P500, il più importante indice azionario al mondo, i primi 6 mesi dell’anno in corso sono i peggiori di sempre. In realtà ci fu un anno (forse in uno dei periodi più drammatici, finanziariamente parlando, di sempre, quello successivo al crollo del 1929), il 1932 in cui le cose andarono peggio. Bisognerebbe però prendere in considerazione il periodo 1/1-15/6, e non, quindi, il semestre pieno: in quell’arco temporale, infatti, l’indice perse il 40,5%. Successe, poi, che l’indice, da lì alla fine dell’anno, recuperò il 43%, riducendo le perdite al 15%.
A parte quel “quasi” semestre, mai lo S&P ha fatto peggio di quest’anno. In tempi recenti, l’anno peggiore è stato il 2001, quando arretrò dell’8,5%. Nel 1962 e nel 1970, due anni in cui i risultati del 1° semestre furono appena migliori di quanto fatto registrare quest’anno, successe poi che, nel secondo semestre, l’indice recuperò rispettivamente il 13%, limitando le perdite al 12%, e ben il 21%, permettendo di chiudere l’anno in parità.
La speranza, quindi, è che su questi prezzi, che rappresentano “indicatori” di mercato assolutamente interessanti (per es, il rapporto prezzi/utili del nostro indice MIB è sceso al 9,6 rispetto ad una media di 13/14), possano esserci dei recuperi, magari anche grazie al contenimento dell’inflazione e se si riesce ad allontanare l’idea di una recessione imminente (aspetto questo che è tutto nelle mani dei banchieri centrali, Powell in testa, cioè nella loro abilità e sensibilità nell’utilizzare la leva monetaria).
La “cruda realtà” dei numeri ci dice che il valore delle Borse mondiali è sceso in 6 mesi di $ 25.000MD, portando la capitalizzazione globale da $ 122.000MD a $ 97.000MD. Non meglio (anzi, forse, soprattutto il “percepito”, è stato ancora peggiore) per il mercato obbligazionario, per il quale si può parlare di vera e propria bolla, con il valore dei bond passato da $ 69.000 MD a $ 60.000 MD. E pensare che soltanto 9 mesi fa i bond con tassi negativi valorizzavano oltre $ 18.000 MD, quasi il 25% del totale.
Peggior indice è stato il Nasdaq, arretrato del 29%: ad un’analisi più approfondita, scopriamo che oltre 1/3 dei 3.000 titoli che lo compongono ha perso oltre l’80% del proprio valore, mentre almeno il 50% ha lasciato sul terreno oltre il 60%.
Il nostro MIB ha perso il 22%, peggior indice europeo (l’Eurostoxx 600 ha perso il 16,52%). Francoforte ha perso il 19,52%, mentre Parigi ha fatto segnare – 17,20%. Per rimanere in Europa, i migliori sono stati Madrid (- 7,06%) e, fuori UE, Londra (- 2,92%).
Pesantissime le criptovalute, la cu capitalizzazione è passata da $ 3.000 md a $ 1.000 MD.
Unici asset positivi il $, che si è apprezzato, su scala globale, di circa il 10%, e le materie prime, con il CRB index, l’indice che le rappresenta, salito di circa il 30%.
Difficile fare previsioni per il semestre che inizia oggi, con gli operatori che si distinguono tra chi pensa che il mercato abbia già scontato, se non del tutto quasi, le previsioni di una recessione e chi, invece, ritiene che si possa ancora avere un downside che potrebbe portare lo S&P 500 a limare ancora di un 10% il proprio valore. Di certo, come detto in precedenza, su questi prezzi si materializzano opportunità interessanti. La prudenza, peraltro, è altamente consigliata: l’invito, come al solito, è mettere “da parte” l’emotività, non facendosi prendere dall’euforia in caso di segnali di risalita (come quella della settimana scorsa) né di fronte a nuove discese, quali quelle di questa settimana.
Se il 1° semestre si è chiuso male, con perdite diffuse anche ieri, il 2° non inizia nel migliore dei modi, con gli indici asiatici ovunque in rosso: Tokyo è la piazza più pesante, in arretramento dell’1,73%. Meglio Shanghai, – 0,44%, a conferma di una situazione economica in ripresa, e Hong Kong, – 0,62.
Non danno segno di recupero i futures, che segnalano cali intorno all’1%.
Petrolio stabile, con il WTI a $ 105,37.
Cerca il recupero il gas naturale americano, che si porta a $ 5,686 (+ 4,61%).
Scende sotto i $ 1.800 (1.798) l’oro, che questa mattina arretra dello 0,56%.
Spread a 205bp: il forte recupero del bund tedesco, il cui rendimento è passato nell’arco di pochi giorni dall’1,80% all’1,30% (andamento analogo per il treasury USA, sceso dal 3,48% al 2,98%), segno che gli investitori prevedono che, almeno l’anno prossimo, le Banche Centrali allenteranno la stretta monetaria, permette al ns BTP di scendere ad un rendimento del 3,35%, bel lontano dal picco del 4,10% fatto segnare non più tardi di 15 giorni fa.
€/$ a 1,045, stabile.
Si ferma la caduta del bitcoin: questa mattina lo troviamo a $ 19.386, meno rispetto ai $ 20.000 di ieri mattina, ma oltre i 18.350 di ieri sera.
Ps: chi vive a Milano (ma un discorso analogo può valere per tutte le aree metropolitane) ben conosce i disagi che derivano dal traffico sulle tangenziali, o sulle maggiori strade cittadine. Non credo che molti di noi (al di là degli aerei di linea) abbiano avuto modo di volare nello spazio. Anche lì, a quanto pare, il “traffico” è in forte aumento. Ormai si parla di oltre 5.000 satelliti in volo intorno alla terra, ad un’altezza tra i 300 e i 1.000 km. Ma, soprattutto, si calcola che oramai i “detriti” (la cosi detta “spazzatura spaziale”) abbia raggiunto i 190ML di pezzi. Secondo i calcoli degli esperti, i satelliti in volo nel 2030 saranno 100.000. Meglio non pensare a quanto saranno i detriti. E ancora meglio non pensare a quali orbite dovranno seguire le navicelle che saranno lanciate per tornare sul pianeta terra sane e salve….Insomma, niente “voli pindarici”: meglio una sana coda in tangenziale…