Si apre una settimana importante per il nostro Paese e per il Governo.
Oggi, infatti, verrà inviata alla Commissione Europea la bozza della nuova Legge di Bilancio, già indicata nel Nadef (Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza), la cui discussione in Parlamento dovrebbe iniziare domani, ma che probabilmente slitterà al giorno successivo. Tutto ruoterò intorno al dato di crescita del PIL, che, dopo il + 6% (anche se Confindustria si sbilancia al + 6,1%), dovrebbe attestarsi al + 4,7% per il 2022, per poi passare, l’anno successivo, al + 2,8%.
L’ottimismo di Draghi si poggia sul fatto che, per l’anno che sta per concludersi, i fondi del Next Generation EU (complessivamente circa € 221,5MD, di cui € 191,5 provenienti dal PNRR e € 30 MD dal Fondo Complementare)hanno avuto una lievissima incidenza sulla crescita, essendo stato marginale il loro utilizzo.
La manovra dovrebbe essere in deficit per circa € 106MD (pari al 5,6% del PIL), in netto calo rispetto ai 168MD di quest’anno, in cui ha toccato il livello record di € 168MD: la ripresa, come ovvio, consentirà maggiori entrate fiscali e, allo stesso tempo, minori necessità nel finanziamento della spesa.
Un contributo fondamentale arriverà dal costo del debito, mai così basso: basti pensare che, seppur dal 1974 ad oggi, il debito pubblico sia pressochè raddoppiato, ci ritroveremo a pagare interessi pari al 2,9% del PIL. Almeno la metà, però, “rientrerà” nelle casse del Tesoro in quanto lo stesso debito è detenuto per circa il 50% dalla Banca d’Italia, “lunga manus” della BCE, che in questi anni, grazie al QE, ha continuato a comprare titoli.
Dei 106MD di cui sopra, circa € 23MD rientrano nelle nuove misure che il Governo intenderà attuale, molte delle quali sono già oggetto di discussione: si va dal Reddito di Cittadinanza, per il quale il Governo sembra intenzionato ad apportare alcune modifiche, seppur confermandolo nella sua “impalcatura”, alla questione di “quota 100”, anche questa tra gli “osservati speciali” (quasi impossibile la sua conferma con l’impostazione attuale), per arrivare al fisco, con una probabile revisione delle aliquote (difficile una riforma completa, molto più probabile, invece, la revisione dell’aliquota più ampia), nonché di un avvio alla riduzione del cuneo fiscale, per arrivare alla conferma di alcuni incentivi, tra cui il più importante sarà il Superbonus 110% sino a tutto il 2023.
La congiuntura, mai così favorevole, dovrebbe consentire una riduzione del rapporto debito/PIL: grazie all’aumento del Prodotto Interno Lordo (che fa da denominatore), già quest’anno dovrebbe scendere dal 155,6% al 153,5%, per passare l’anno prossimo al 149,4, e poi ancora al 147,6% nel 2023.
Un po’ quello che sta succedendo per il mondo delle azioni, soprattutto a Wall Street, dove il rapporto P/E (price/earning), grazie al consistente aumento degli utili aziendali negli ultimi 2 trimestri (al + 62% del 2° trimestre 21 ha fatto seguito un altro + 30% nel 3°: numeri straordinari solo in apparenza, visto che tutto il mondo arrivava da un 2020 fermato dai lockdown). Di contro, le valutazione aziendali, di molto cresciute sino all’estate, hanno subito da settembre un calo piuttosto vistoso (oggi lo S&P 500, rispetto ai massimi, risulta in calo di circa il 4,5%). Oggi, quindi, il prezzo delle azioni, per quanto in evidente aumento rispetto al 31/12/20, è senza dubbio più interessante, con il rapporto p/e sceso al 20,5, ma con ogni probabilità destinato ad un ulteriore calo sotto i 20 punti. Discorso analogo per i titoli tecnologici, seppur si trovino a livelli per diversi: ad inizio anno il rapportoprezzi/utili delle 6 maggiori società tech in termini di capitalizzazione (che rappresentano il 25% dell’indice S&P 500)viaggiava al 40,4, mentre oggi lo troviamo al 36,3%.
Inizio settimana debole per le borse asiatiche: tutti gli indici risultano, chi più chi meno, in calo. Shanghai lascia sul terreno circa lo 0,36%, Tokyo perde lo 0,18%, mentre più pesante è Hong Kong, che è ribasso dello 0,75%.
Anche i futures sembrano prefigurare una giornata debole per i mercati, con cali nell’ordine dello 0,20/0,30%.
Petrolio ancora in rialzo, con il WTI che si porta oltre i $ 83,48 (+ 1,34%). Pesante calo, invece, per il gas naturale, in ribasso del 5% a$ 5,13.
Debole l’oro, che passa di mano a $ 1.764.
Si rafforza il $, con €/$ a 1,1575 da 1,162 di venerdì.
Sale lo spread, che si porta a 103,5 bp, con un rendimento del BTP sempre oltre lo 0,90%.
Si indebolisce anche il treasury, il cui rendimento balza a 1,61%.
Non finisce di stupire il bitcoin: con il rialzo di questa mattina si porta a $ 62.380 (+ 2,40%), con il record di $ 64.000 ormai a portata di mano.
Buona giornata.
Ps: pare che la ricchezza mondiale, al 2019, fosse pare a $ 360,5 trilioni di $. Supponendo un numero di cittadini adulti, a livello globale, pari a 5,1MD, si arriva a circa $ 70.800 pro-capite, peraltro con differenze molto profonde. In Africa la media è di $ 6.500, in Europa di $ 154.000, in Nord-America $ 417.700 (ma $ 565.000 in Svizzera, $ 490.000 a Hong Kong, $ 425.000 in Usa). In Italia siamo a $ 234.000, in India a $ 14.600, in Cina a $ 58.500 ($ 22.500 in America Latina). Se vogliamo dirla in un altro modo: in Europa il 10% più ricco detiene il 56% della ricchezza privata, il 40% medio circa il 38%, il 50% più povero il 6%. Negli USA, il 10% più ricco arriva a ben il 72%, il 40% al 26%, il 50% solo al 2%.