Il disegno di legge nasce «per dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita, oltre a quelli già previsti per legge, nell’attribuzione dei trattamenti economici accessori ai dipendenti pubblici e privati», afferma Massimiliano Romeo.
Continua sottolineando che “il principio della parità retributiva non viene meno. Parliamo infatti di trattamenti economici accessori, che possono essere così riconosciuti ai dipendenti valutando anche il diverso impatto che l’incremento dei costi dei beni essenziali ha sui cittadini, così come si evince dagli indici Istat. Si pensi alle grandi città dove l’inflazione ha degli effetti differenti rispetto ad altre zone del nostro Paese. Introduciamo con questa norma un elemento nuovo, attribuendo ai lavoratori una somma differenziata in base al luogo in cui ha sede l’azienda, prevedendo per i datori di lavoro privati un credito d’imposta per coprire le spese sostenute. Riteniamo sia una proposta di buonsenso“.
Il Pd si è immediatamente scagliato contro la proposta, sostenendo sia “l’ennesimo atto per continuare a spaccare l’Italia e aumentarne i divari“. “Una proposta del genere mette realmente in discussione il principio di uguaglianza e la coesione del nostro paese”.
Anche il M5S “si opporrà con tutte le sue forze alla proposta con cui la Lega vuole riportare il Paese indietro di cinquant’anni tornando alle gabbie salariali”. Il disegno di legge sembra essere “l’ennesimo tentativo di spaccare l’Italia dopo l’Autonomia differenziata”.
Per Tino Magni, senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra, la proposta “è una vera e propria porcheria contro i lavoratori e contro il mezzogiorno che mette in discussione la coesione contro cui ci batteremo”.
Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, commenta il disegno di legge affermando che “siamo alle gabbie salariali e di nuovo di fronte ad un attacco alla funzione solidale del contratto nazionale e al sindacato in quanto rappresentanza collettiva dei lavoratori”. Aumenta la preoccupazione per il Sud, “già discriminato dai livelli di disoccupazione, dalla deindustrializzazione, dalle debolezza di reti e infrastrutture, da sanità e servizi che subiranno ulteriori tagli”. Conclude dicendo: “lo ostacoleremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione”.
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