La corsa all’oro, nella West Coast, iniziò nel 1848 in California. In realtà, ce ne fu anche una seconda, forse ancora più importante, questa volta però in Canada, peraltro sempre nella zona nord occidentale del continente nord-americano, intorno alla regione del fiume Klondike, che si sviluppò e si concluse tra il 1897 e i primissimi anni del ‘900, lasciando ben pochi segnali del suo passaggio.
La prima durò circa 8 anni, e richiamò nello Stato californiano qualcosa come 300.000 persone, in gran parte, peraltro, disperati, che vivevano in tende o rifugi di fortuna. Condizioni rese ancora più gravi per le tensioni sociali che spesso si vennero a creare a causa del fatto che molti dei “pionieri” provenivano da altri continenti (Sud America, Europa, ma anche dalla Cina), con tutte le difficoltà che possiamo immaginare.
Ben pochi, quindi, si arricchirono veramente, almeno grazie direttamente all’estrazione del metallo prezioso. Ben più numerosi, infatti, furono coloro che fecero fortuna grazie ai servizi che mettevano a disposizione, dai saloon (unica forma di svago per i ricercatori) ai commercianti ai proprietari di appartamenti (per i pochi che potevano permetterselo). Va detto, però, che proprio grazie alla “corsa all’oro” la California cominciò veramente a crescere e a popolarsi, con piccoli insediamenti che si trasformarono in vere e proprie cittadine, destinate a diventare poi veri e propri centri di business (come il caso di S. Francisco).
Nel suo discorso da vincitore delle presidenziali, Donald Trump ha, tra le altre cose, promesso che il suo mandato sarà contraddistinto da una nuova “Golden age” (e, a vedere la giornata di ieri, per qualcuno si può dire che sia già cominciata: Elon Musk, “patron” di Tesla e suo fervente sostenitore – non a caso il nuovo Presidente eletto, sempre nel suo discorso “a caldo”, lo ha citato e ringraziato pubblicamente, facendo intendere che per lui si apriranno strade “inesplorate”, con un ruolo di primo piano nella amministrazione che sta per nascere – ieri è “rientrato”, e non di poco, dei grandi sovvenzionamenti a favore di “The Donald” – si calcolano versamenti “diretti” per circa $ 118 ML, più buona parte dei $ 132 ML donati attraverso l’organizzazione America PAC – solo nella giornata di ieri ha visto il suo patrimonio ($ 270 MD, cifra che lo rende l’uomo più ricco del mondo) crescere di altri $ 13 MD, grazie alla crescita delle azioni Tesla (+ 18%).
Di fatto, parole che non fanno che incarnare, ancora una volta, il sogno americano. Che poi, probabilmente, è il vero motivo che ha portato quasi il 53% dei votanti a scegliere il tycoon newyorkese, rendendolo il primo Presidente ad essere eletto per 2 mandati non consecutivi.
Nei prossimi giorni si discuterà a lungo sull’esito delle elezioni americane e ancor di più delle cause che hanno portato alla “disfatta” democratica e al “trionfo” (perché di questo si tratta, alla luce del fatto che i repubblicani hanno conquistato entrambi i rami del Congresso, assicurandosi, in questo modo, un “esercizio” di governo che non dovrà passare attraverso continue mediazioni e compromessi). Di certo Trump ha avuto il merito di trasferire pochi concetti ma in maniera chiara e convincente, usando spesso parole e esprimendo concetti che andavano ben oltre il “politically correct”, ma che, parlando alla “pancia” del proprio elettorato, hanno raggiunto l’obiettivo. E confermando, altresì, che gli americani, evidentemente, preferiscono un “leader forte”, quasi senza scrupoli e con valori etico-morali spesso discutibili, a rappresentanti più “edulcorati”, attenti alla forma, ma interpretati non come “persone di sostanza”, e quindi concrete.
Economia, politica estera (e quindi situazione geo-politica, dalla gestione dei conflitti in atto alla ridiscussione degli accordi NATO), politiche migratorie (con tutto quello che si portano dietro in termini di sicurezza), clima, con il preannunciato ritiro dagli accordi sul clima di Parigi e il “rilancio” del fossile. Questi i punti chiave della sua campagna, che ora dovranno essere “messi a terra”. E che dovrebbero essere, appunto, all’origine della nuova golden age americana: un modo diverso, probabilmente creato non a caso, volendo “ricomprendere” tutti i cittadini americani e non solo il suo elettorato, per definire lo slogan MAGA – Make America Great Again che tanto successo ha avuto e che, appunto, ha identificato i suoi sostenitori, visto che da gennaio tornerà ad occupare la Casa Bianca.
Giornata memorabile quella di ieri a Wall Street, con rialzi che rimarranno negli annali: Dow Jones + 3,57%, Nasdaq + 2,74%, $&P 500 + 2,53%, Russell 2000 + 6%. Probabilmente mai vittoria è stata festeggiata in questo modo.
Ben diverso lo scenario in Europa, con indici in netto ribasso, dal – 2,9% di Madrid al – 1,54% di Milano, passando dal – 1,13% di Francoforte e dl – 0,51% di Parigi: a pesare, evidentemente, le preoccupazione sull’imposizione di nuovi dazi (tra il 10 e il 20%) sull’export europeo (circa $ 500 MD) verso gli USA.
Questa mattina a Tokyo il Nikkei perde lo 0,25%.
Prove di rimbalzo, invece, per le borse great China: a Hong Kong l’Hang Seng guadagna il 2,08%, mentre Shanghai arriva a superare il 2,57%.
Taiex Taiwan + 0,82%.
Piatto il Kospi a Seul.
Futures bene impostati anche questa mattina oltre oceano.
In leggero recupero anche quelli europei.
Petrolio in leggera contrazione, con il WTI a $ 71,75.
Gas naturale Usa $ 2,755.
Cade l’oro, sceso sotto i $ 2.700: questa mattina tratta a $ 2.672, – 0,22%.
Spread a 130,9 bp.
BTP risalito al 3,73%.
Bund stabile, al 2,41%, nonostante si siano aperti “scenari di crisi”, con il “licenziamento”, da parte del Cancelliere Scholz, del Ministro delle Finanze Lindner.
Treasury ad un passo dal 4,50% (4,47%).
Da segnalare che proprio questa sera si riunirà il Comitato Direttivo FED che dovrebbe sancire un nuovo taglio dei tassi (– 0,25%).
In deciso rafforzamento il $, trattato a 1,0759 vso €.
“Svetta” il bitcoin, questa mattina a $ 75.700.
Ps: il perché di una vittoria: + 40% (rispetto a 4 anni fa) tra gli uomini bianchi senza istruzione universitaria; + 30% tra le donne bianche senza istruzione universitaria; + 10% tra i bianchi; + 10% tra gli uomini. Incrementi sostenuti tra gli ispanici, gli asiatici e le persone di colore. Incrementi tra le donne di tutte le età. Incrementi notevoli tra i giovani in età 18-29 anni; incrementi importanti tra gli uomini in età tra i 30 e i 44 anni, tra i 45 e i 64 e oltre i 65 anni. E fermiamoci qui.