Non ci sono dubbi che il nostro sia un Paese particolare.
Per capirlo è sufficiente osservarne la struttura finanziaria: a fronte di un debito pubblico tra i maggiori al mondo, in termini assoluti (€ 2.800 MD) ma ancor di più nel rapporto debito/PIL (144%), il risparmio privato ha percentuali difficilmente superabili (fatto che non passa inosservato ai nostri partner europei, soprattutto quelli “frugali”, che ci accusano di “spremere” l’Europa, mentre invece, a detta loro, dovremmo mettere in atto politiche che consentano di migliorare i nostri conti).
Per non parlare delle critiche che vengono rivolte al “centralismo” o, ancor di più, allo scetticismo (eufemismo) verso la classe politica, come dimostrano i risultati elettorali degli ultimi anni, con partiti di maggioranza che continuano a cambiare, complicando non poco l’attività governativa (come le difficoltà sul PNRR mettono in evidenza).
Salvo poi dare piena fiducia nel momento in cui si tratta di allocare il risparmio.
L’incredibile successo (senz’altro sperato, ma probabilmente inaspettato) del collocamento del BTP Valore ne è la piena conferma.
Indubbiamente gli aspetti prettamente “finanziari” sono la principale leva che ha portato, in soli 2 giorni, oltre 370.000 persone a sottoscrivere oltre € 10,6 MD della nuova tipologia di emissione governativa: è probabile che verrà superato il record del 2020, quando, nel pieno della “solidarietà post-pandemica” (ma con i cittadini che accantonavano risparmi nell’impossibilità di spendere), il BTP Italia raccolse circa € 14 MD per 383.000 sottoscrittori: tra l’altro, in quell’occasione le sottoscrizioni chiudevano al 3° giorno, mentre questa volta, almeno sulla carta (il Tesoro si è riservato la possibilità di chiudere il collocamento prima del termine), si dovrebbe arrivare a venerdì. La struttura del titolo indubbiamente è meritevole di attenzione: durata non lunga (4 anni), motivo che lo tiene relativamente al riparo dalla speculazione, di solito “attiva” verso titoli con scadenze medio-lunghe, rendimento a salire (step-up), con un “salto” significativo alla fine del 2° anno (quando il tasso annuo passerà dal 3,25% al 4%) mentre, di contro, i tassi tra non molto dovrebbero invertire la rotta, premio a scadenza (premio fedeltà) dello 0,5%, taglio modesto, come per tutti i BTP (€ 1.000), per quanto, ad oggi, il taglio medio superi i 27.000€, facile smobilizzo, come sempre peraltro per questa tipologia di titoli. Tutti validi motivi per dirottare sull’emissione una liquidità che, altrimenti, rimarrebbe “dormiente” sui conti correnti.
Alla base di tutto, comunque, non sono tanto motivi di “affezione” verso il nostro Paese (forse la “solidarietà”, se mai c’è stata quando di è trattato di investire i propri risparmi, ha spinto, come scritto più sopra, la sottoscrizione del 2020 del BTP Italia), quanto, piuttosto, la certezza che trovare, a parità di rischio, rendimenti come quelli offerti dal nostro Ministero delle Finanze, per operazioni così semplici e quindi “retail”, sono praticamente impossibili da trovare altrove.
Parlando di “rischio”, come tale va inteso non tanto il rischio “default”, e quindi l’impossibilità per l’Italia di far fronte ai propri impegni (argomento su cui ci sarebbero da dire tantissime cose, dal “too big to fail” al fatto che siamo all’interno di un’organizzazione di nome UE), quanto piuttosto la “volatilità” che potrebbe far schizzare, come già successo in tempi non così lontani, lo spread su livelli che porterebbero i rendimenti a parametri ben superiori, rendendo il titolo meno interessante rispetto alle condizioni attuali. Ipotesi, come indicato, che non si può escludere in assoluto, ma che, viste le condizioni di mercato attuali e, ancor di più, quelle che si prospettano (inflazione destinata a scendere, politiche monetarie che dovrebbero tornare ad essere più moderate, economie che dovrebbero tenere a debita distanza la recessione, con PIL in crescita, etc), sembrano alquanto improbabili. Un “sentiment” che trova conferma anche guardando al successo dei collocamenti degli ultimi 12 mesi, un periodo in cui le famiglie italiane hanno “riversato” nelle casse del Tesoro oltre € 70 MD: a tanto, infatti, ammontano le sottoscrizioni di titoli governativi nel periodo febbraio 22-febbraio 23. Ulteriore motivo che spinge il Tesoro a “cogliere l’attimo”, mettendo in cantiere nuove emissioni in tempi brevi, in grado di supplire al fatto che la BCE ha interrotto l’attività di acquisto di titoli governativi. Fatto che, comunque, un “maggior costo” per le casse statali lo comporta, dovendo fare in modo che le emissioni, come nel caso del BTP Valore, risultino piuttosto attrattive (e comunque più attrattive di quanto lo sarebbero nel momento in cui c’era la certezza che “mani pesanti” sarebbero intervenute a prescindere).
Per concludere il tema tassi, ieri la Reserve Bank of Australia, un po’ a sorpresa, ha deciso di alzare i tassi di 25 bp, portandoli al 4,10%, in considerazione del fatto che l’inflazione continua a persistere su livelli considerati pericolosi (7%).
La decisione, peraltro, non dovrebbe portare a cambi di rotta e/o di strategie da parti di altri banche centrali che a breve saranno chiamate ad esprimersi (la FED, che si riunirà il prossimo 14 giugno, per esempio, stando ai sondaggi fra gli operatori, dovrebbe “stare ferma”, lasciando i tassi ai livelli attuali, nella forchetta tra il 5% e il 5.25%).
Ieri sera chiusura piatta per Wall Street, con tutti gli indici poco mossi.
Questa mattina “prove di rimbalzo” da parte di Hong Kong, con l’Hang Seng a + 0,70%.
Sulla parità Shanghai, mentre a Tokyo il Nikkei, dopo la corsa delle ultime settimane, si prende una pausa, lasciando sul terreno oltre l’1,82%.
Futures al momento senza brio, tutti vicini alla parità.
Non riesce a decollare il petrolio, nonostante gli annunci di taglio della produzione da parte dell’Arabia Saudita: questa mattina troviamo il WTI a $ 71,24, – 0,79%.
Gas naturale Usa a $ 2,275, + 0,35%.
Oro a $ 1.975, – 0,37%.
Spread appena debole, a 176 bp, per un BTP al 4,12%.
Bund tedesco al 2,36%.
Treasury stabile al 3,66%.
Ancora in rafforzamento il $, con €/$ a 1,0675.
Bitcoin sempre sotto la soglia dei $ 27.000, “schiacciato” dalle voci sulle problematiche regolamentari di Binance e Coinbase, sotto indagine da parte della SEC americana.
Ps: fino al 1962 in pochi credo sapessero dove si trovasse Ipanema. “L’ignoranza” iniziò a finire nel 1962, quando Astrud Gilberto, all’epoca giovanissima, interpretò La ragazza di Ipanema, destinata a diventare una delle canzoni brasiliane più famose di sempre. Da quel momento, è cambiata la vita ad Ipanema. E con quella, ancor di più quella della cantante brasiliana, scomparsa ieri all’età di 83 anni. Ma per tutti ancora una ragazza (anche se probabilmente non viveva ad Ipanema).